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Metalmeccanici, Fim Cisl verso lo sciopero

Secondo il segretario Bentivogli, sulla struttura contrattuale del salari “la posizione Federmeccanica si è marmorizzata” – “Vogliono ostinatamente lo sciopero, li accontenteremo”.

Metalmeccanici, Fim Cisl verso lo sciopero

“Siamo profondamente delusi per l’incontro di ieri con il vertice di Federmeccanica e Assistal. Prima di avviare un percorso conflittuale, avevamo chiesto, per scrupolo, un confronto per verificare, fino in fondo, se era possibile colmare la distanza più ampia che riguarda la struttura contrattuale del salario. Ma, dopo 6 mesi di trattativa, la posizione Federmeccanica si è letteralmente marmorizzata sulla sua posizione annunciata a novembre e formalizzata nell’incontro del 22 dicembre 2015”. Lo ha detto il segretario generale della Fim Cisl, Marco Bentivogli.

“La delusione – ha aggiunto – emerge anche dal fatto che Federmeccanica sembra sia andata letteralmente a cercare, con insistenza, la rottura e lo sciopero, quasi invocandolo. Abbiamo comunque chiesto di proseguire il confronto. Così come avevamo annunciato dopo la riunione del 15 di marzo, da oggi si lotta e si contratta, noi non ci alzeremo mai dal tavolo. Come Fim auspicavamo, anche su tempi e ritualità, un epilogo diverso, perché c’erano tutte le condizioni per trovare soluzioni sostenibili, praticabili e accettabili anche sulla proposta salariale”.

Secondo Bentivogli, inoltre, “la proposta complessiva di Federmeccanica, benché dirompente sul salario, raccoglie istanze che la Fim e i metalmeccanici faceva da anni: il diritto soggettivo alla formazione, il welfare integrativo, l’aggiornamento dell’inquadramento, fermo al 1973, la partecipazione, non sono intuizioni di Federmeccanica, ma del sindacato che le chiede da 10 anni. Non solo, per noi è positivo che la proposta di Federmeccanica sparigli uno scenario troppo ingessato, che rischia di accompagnare e accelerare il declino delle relazioni industriali. Obiettivo comune, ma con soluzioni controproducenti e contraddittorie”. 

Il Presidente Storchi “ha rimarcato la necessità di un Contratto di Garanzia e tutela – ha continuato Bentivogli –, con nuove tutele più moderne e adeguate(welfare e formazione) con relazioni industriali nuove (partecipazione). Sappiamo bene che su 100€ lordi di aumento del salario nazionale, tolte le tasse, ne arrivano 65€ ai lavoratori, 80€ sul salario aziendale ne arrivano e 100€ welfare. Ma continuiamo a chiedere che l’aumento salariale tuteli la difesa del potere di acquisto. Obiettivi condivisibili, ricette sbagliate. Ciò che non possiamo condividere è una struttura salariale che contiene troppe contraddizioni, anche per le imprese perché è una proposta che consente una devolution dal contratto e lo sganciamento del 95% delle aziende”.

Questo, per Bentivogli, “inciderebbe negativamente sulle aziende in maggiori difficoltà e scaricherebbe tensioni salariali dove queste ultime oggi sono affrontate con la contrattazione aziendale. Tutto questo non da alcuna garanzia rispetto l’obiettivo comune di collegare contrattazione e produttività. Inoltre si configurerebbero minimi contrattuali (o di garanzia) diversi per ogni azienda, utili solo ad alimentare contenziosi. Fim, Fiom e Uilm non hanno posizioni identiche, ci sono due piattaforme. Federmeccanica è riuscita a costruire la necessità di risposta comune, per cercare di modificare l’impostazione di Federmeccanica in particolare sul salario”.

“Sulla base dei documenti che ci sono stati presentati il 15 marzo – ha concluso Bentivogli – avvieremo un percorso di attivi unitari in tutt’Italia, con uno sciopero di 4 ore il 20 di aprile, uno sciopero non per ritrovarsi insieme, ma per rinnovare il contratto. Si apre una fase nuova, Federmeccanica rifletta al proprio interno, anche perché la sua proposta è diventata il paradigma di tutti i candidati alla Presidenza di Confindustria, ma questa stessa proposta se non ha lo spazio per diventare un contratto collettivo, nella sua versione sostenibile, è destinata a rimanere appunto una targa di marmo, neanche a futura memoria”.

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