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Meta, multa Ue: 798 milioni di euro per abuso di posizione dominante. “Vantaggio illecito a Marketplace”, ecco le accuse

Imagoeconomica

La Commissione europea ha imposto una multa da 797,72 milioni di euro a Meta per aver abusato della sua posizione dominante nel mercato della pubblicità online e dei social network. La sanzione si riferisce a una condotta ritenuta sleale, in cui Meta ha legato il suo servizio di annunci online, Facebook Marketplace, al social network Facebook, imponendo condizioni commerciali inique ad altri fornitori di servizi pubblicitari online. Secondo Bruxelles, questa pratica ha permesso a Meta di ottenere vantaggi competitivi ingiusti e distorcendo il mercato degli annunci online. Una multa pesante ma fortunatamente per la società di Mark Zuckerberg ben lontana dai 13 miliardi di sanzione che erano stati ipotizzati precedentemente. Meta ha annunciato che presenterà ricorso.

Le accuse dell’Ue a Meta: posizione dominante per far crescere Facebook Marketplace

Secondo la Commissione europea, Meta ha sfruttato il proprio predominio sui social network personali e sulla pubblicità digitale per far crescere Facebook Marketplace, il suo servizio di annunci online in violazione dell’articolo 102 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea. Legando Marketplace al social network, Meta ha automaticamente esposto tutti gli utenti di Facebook a questo servizio, creando un vantaggio competitivo che altri servizi di annunci online non potevano replicare. Questo legame obbligatorio ha dato a Facebook un vantaggio di distribuzione sostanziale, impedendo a concorrenti di pari livello di competere efficacemente.

Oltre al legame tra Facebook e Marketplace, la Commissione ha riscontrato che Meta ha imposto condizioni commerciali inique ad altri fornitori di servizi pubblicitari, specialmente quelli che utilizzano Facebook e Instagram per promuovere i loro prodotti. Meta avrebbe infatti utilizzato i dati generati da questi inserzionisti a esclusivo vantaggio del proprio servizio di Marketplace, violando così ulteriormente le normative antitrust. La pratica ha permesso a Meta di raccogliere vantaggi sui dati senza consentire agli altri di accedere a simili risorse, creando un ambiente di concorrenza sleale.

L’indagine contro Meta è stata avviata nel giugno 2021, dopo che diversi fornitori di servizi pubblicitari online hanno sollevato preoccupazioni riguardo alla condotta di Facebook. Nel dicembre 2022, la Commissione ha notificato a Meta gli addebiti, dando il via a un processo che si è concluso con la multa di quasi 800 milioni di euro.

Una sanzione basata su criteri rigorosi

La multa di 797,72 milioni di euro è stata calcolata tenendo conto delle linee guida del 2006 dell’Antitrust Ue. Il totale finale è stato definito in base alla durata e alla gravità delle violazioni, oltre che al fatturato globale della compagnia, allo scopo di stabilire una somma sufficientemente deterrente per Meta. Questa sanzione si aggiunge alla precedente multa di 1,2 miliardi di euro inflitta a Meta nel maggio 2023 per violazioni delle norme europee sulla protezione dei dati.

Meta chiamata a cambiare rotta

La Commissione ha imposto a Meta di porre fine a questo comportamento e di evitare di ripeterlo in futuro, come previsto dalla legislazione europea in materia di concorrenza.

“Meta ha abusato della sua posizione dominante, legando il suo servizio di annunci online a Facebook, con l’obiettivo di impedire ai concorrenti di competere su un piano di parità. Questo comportamento è inaccettabile secondo le normative europee” ha dichiarato Margrethe Vestager, vicepresidente della Commissione e responsabile della concorrenza.

A Meta poteva andare peggio: il rischio di una maxi-multa da record

Seppure considerevole, la multa da 798 milioni di euro appare contenuta rispetto a una possibile sanzione molto più elevata che Meta rischiava di ricevere. Negli scorsi mesi, erano girate le voci di una possibile maxi-multa da 13 miliardi di dollari, pari al 10% del fatturato globale dell’azienda nel 2023. Una somma che avrebbe rappresentato una delle sanzioni più alte mai comminate a una Big Tech.

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