La primissima banca italiana (prima, Intesa Sanpaolo già lo era) vedrà verosimilmente la luce entro quest’anno: dopo il coup de theatre dell’offerta pubblica di scambio fatta nella notte da Intesa Sanpaolo per rilevare il 100% del capitale di Ubi Banca e creare un campione italiano che andrà a consolidare la leadership di Intesa a livello europeo, la palla ora passa agli azionisti dell’istituto lombardo, che proprio ieri ha presentato un piano industriale che è durato meno di 24 ore e che sta per convocare il Cda della verità (forse già domani, mercoledì 19).
“Ho già parlato con Victor Massiah – ha detto il CEO del gruppo Intesa Sanpaolo Carlo Messina in conferenza stampa a Milano (in via Monte di Pietà, a pochi metri proprio da dove ieri Ubi ha presentato il suo piano triennale) – del quale ho grande stima, visti i nostri trascorsi in Intesa ai tempi di Corrado Passera. Ho informato anche Letizia Moratti ed entrambi hanno avuto una reazione molto signorile. Mi hanno detto che prenderanno il tempo necessario per valutare la proposta, che comunque è indirizzata all’azionariato e mi pare che il titolo di Ubi Banca in Borsa stia salendo (oltre il 23% a metà pomeriggio, ndr), il che è già un primo buon segnale. Ma – ha messo le mani avanti Messina – non rilanceremo perché il prezzo della nostra offerta è equo”.
L’obiettivo dell’operazione, il cui perfezionamento è atteso per la fine del 2020 ed è ovviamente subordinato all’ottenimento delle autorizzazioni da parte delle autorità competenti, è finalizzato secondo Messina alla “creazione di valore per tutti gli stakeholder, il che permetterà a Intesa Sanpaolo di rafforzare il supporto all’economia reale, consolidando il proprio ruolo di prima banca italiana con quote di mercato di circa il 20% in tutti i principali settori di attività”.
Su uno di questi, la bancassurance, si gioca uno degli aspetti più interessanti della partita Ubi: “Nei prossimi cinque anni – ha sostenuto Messina – per le banche sarà centrale il wealth management & protection”. Per quanto riguarda le filiali, per motivi di Antitrust Intesa cederà parte delle agenzie (massimo 500) a Bper, che poi girerà quelle che fanno assicurazione (e le relative polizze) a Unipol (che detiene quasi il 20% di Bper), creando di fatto un nuovo polo bancario assicurativo: “L’attività di bancassurance di Ubi, sia Vita che Danni, i cui accordi peraltro scadono nel 2020, sarà invece rilevata in toto da Intesa”, ha chiarito Messina.
Proprio sul tema delle filiali è immediatamente arrivata la reazione dei sindacati: già ieri Ubi Banca aveva annunciato un piano di significativi tagli (oltre 2.000 dipendenti in meno il saldo al 2022) per ridurre i costi operativi, rinforzare la solidità patrimoniale e far esplodere gli utili. “L’offerta di Intesa Sanpaolo su Ubi ci ha colto di sorpresa – hanno detto in una nota congiunta Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin -, anche perché segue la presentazione del nuovo piano industriale del gruppo Ubi che andava nella direzione di una crescita stand alone della banca. La fusione crea valore per gli azionisti? Probabilmente sì. Crea valore per il Paese? Probabilmente sì, considerato che nascerebbe un gruppo italiano di dimensioni europee. Quello che ci preme di più però sono i riflessi che l’operazione potrebbe avere sui 110.000 lavoratori interessati: vigileremo”.
L’operazione Intesa-Ubi pone sul tavolo anche temi relativi alla governance e all’identità della nuova “superbanca” che nascerebbe: “Chiariamolo subito – ha detto Messina -: il marchio Ubi non ci sarà nel nome della nuova banca e le sedi principali rimarranno quelle di Torino e Milano. Smettiamola anche con questa storia del radicamento sul territorio: col massimo rispetto per la storia di Ubi, Intesa Sanpaolo è la banca più presente sul territorio italiano, ovunque, anche nelle provincie dove è forte Ubi Banca”.
Sulla governance il CEO di Intesa Sanpaolo non ha saputo dare indicazioni precise, in quanto assolutamente prematuro, ma ha lasciato intendere che per Victor Massiah, attuale chief executive producer di Ubi Banca, “ci sarà sicuramente un ruolo di rilievo nel management”. Il posto nel Cda sarebbe ovviamente assicurato, ma la stima che intercorre tra i due manager e l’importanza dell’operazione non farebbe escludere l’assegnazione a Massiah di una delle massime poltrone.
A proposito di Cda, per forza di cose è previsto a breve anche quello di Ubi Banca, per discutere dell’offerta presentata da Intesa: sul giorno, secondo fonti citate da Reuters gira voce che potrebbe essere già domani, mercoledì 19 febbraio. Ubi Banca non ha confermato né smentito, anche se dalle parole di Messina sembra chiaro che i tempi per una valutazione definitiva potrebbero essere più lunghi di 48 ore.
In conferenza stampa Carlo Messina è poi intervenuto sul sistema bancario e sul presunto rischio Italia che verrebbe fuori da un’operazione che coinvolge due istituti italianissimi e con attività quasi esclusivamente in territorio italiano: “Il rischio Italia è un tema assolutamente sopravvalutato. Lo spread dice che siamo un Paese a rischio, ma a livello bancario siamo assolutamente a livello dei big europei e questa operazione, se e quando andrà in porto, ci rafforzerà ulteriormente. Adesso basta con questa storia che il nostro sistema bancario è malato, noi italiani abbiamo il vizio di piangerci troppo addosso”, ha detto Messina svelando di aver già informato il Governo, nella tarda serata di lunedì 17, con una telefonata al ministro Roberto Gualtieri.
Infine, Intesa ha anche ribadito i numeri principali dell’operazione e i benefici che verranno creati dalle sinergie. Tra questi:
- per gli azionisti: dividendi cash e sostenibili (l’utile per azione a regime salirà del 6% rispetto all’utile 2019 di Intesa) e ampliamento della base di clientela;
- per i clienti: radicamento ancora più fitto sul territorio, con una capacità maggiore di prossimità alla clientela in tutte le regioni; ulteriori 30 miliardi di euro di erogazioni di credito;
- per i dipendenti: nuove assunzioni di 2.500 giovani, supportando il ricambio generazionale;
- per l’ambiente: la nuova banca sarà una cosiddetta Impact Bank e vorrà essere ancora di più un punto di riferimento in termini di sostenibilità e responsabilità sociale e culturale
- per la solidità della banca: miglioramento della qualità del credito con l’incidenza dei crediti deteriorati sui crediti complessivi che scende sotto il 5%; coefficiente patrimoniale Common Equity Tier 1 Ratio atteso a regime al 13% nel 2021.