Andrés Manuel López Obrador, leader di sinistra del movimento Morena, ha vinto le elezioni presidenziali in Messico. Si tratta di una svolta storica per il Paese centramericano, perché Obrador è il primo presidente di sinistra dai tempi di Cardenas (1934). Ovvero, come ha detto domenica a Reuters un messicano immigrato negli Usa, “l’unico che può fermare Trump, altrimenti non ci resta che Dio”.
Forse la pensano così anche i mercati, visto che stamane, a mano a mano che le proiezioni elettorali confermavano la schiacciante vittoria del leader che promette di combattere la mafia e i cartelli della droga con programmi sociali, il peso messicano ha guadagnato posizioni. Trump, dal canto suo, ha già annunciato di voler rivedere al più presto le regole dell’import di auto dal vicino meridionale.
Per il momento, tuttavia, dall’inquilino della Casa bianca è arrivato un messaggio conciliante. Via Twitter, The Donald si è congratulato con Obrador e si è detto “ansiosissimo di poter lavorare con lui”, perché “c’è molto che può essere fatto per il bene di Stati Uniti e Messico”.
Congratulations to Andres Manuel Lopez Obrador on becoming the next President of Mexico. I look very much forward to working with him. There is much to be done that will benefit both the United States and Mexico!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 2 luglio 2018
Numeri alla mano, la vittoria del leader messicano di sinistra è stata nettissima. Al suo terzo tentativo alle presidenziali, infatti, Obrador si è affermato con un margine di una ventina di punti sugli inseguitori, superando la soglia del 53%. Dietro di lui Ricardo Anaya (Pan-Prd) è sopra al 22% e José Antonio Meade (Pri) si sarebbe fermato fra il 15,7 ed il 16,3%. L’affluenza alle urne è stata fra il 62,9 ed il 63,8% degli aventi diritto.
Mentre decine di migliaia di persone si riunivano nella storica piazza dello Zócalo a Città del Messico, López Obrador ha pronunciato un primo discorso in cui ha invitato i messicani alla riconciliazione. Ed ha assicurato che la coalizione da lui guidata (Juntos Haremos Historia) “non punta a costruire una dittatura, per cui i cambiamenti promessi avverranno in base all’ordine istituzionale esistente”. López Obrador ha infine garantito “libertà di espressione, imprenditoriale e religiosa” ed ha ribadito il primato dei diritti consacrati nella Costituzione.