È l’ottava volta per l’America Latina, dopo Argentina, Brasile, Panama, Cile, Costa Rica, Honduras e Nicaragua. È la prima volta in assoluto per il Messico. Claudia Sheinbaum, 61 anni, dopo essere stata la prima donna sindaco di Città del Messico, è da ieri la prima donna presidente del Paese centroamericano.
Messico: chi è Claudia Sheinbaum
Dal profilo sobrio, accusata di scarso carisma e persino – dagli oppositori – di essere una “donna di ghiaccio”, l’ingegnera di origini ebraiche, indicata dal presidente uscente Andres Manuel Lopez Obrador (AMLO) come erede alla guida del partito Morena e sfidata da un’altra donna, l’indigena e conservatrice Xóchitl Gálvez, ha vinto con ampio margine, sfiorando il 60% dei consensi. Una vittoria storica e schiacciante, con l’avversaria staccata di oltre 30 punti percentuali, e una maggioranza al Congresso che dovrebbe raggiungere i 2/3 dei seggi e che dunque sarà qualificata, consentendo al prossimo governo anche di modificare la Costituzione, come aveva provato a fare nell’ultima legislatura il presidente uscente AMLO, per riuscire a ricandidarsi. Alla Camera infatti Claudia Sheinbaum potrà contare su 346 deputati su 500, mentre al Senato la maggioranza è un po’ meno dilagante ma comunque più che consistente, con 76 senatori su 128.
Giustizia, economia, posizionamento internazionale: le sfide di Sheinbaum
Con questi numeri sarà possibile, in particolare, realizzare il sogno di AMLO di ridisegnare completamente il sistema giudiziario, ad incominciare dal Tribunale Supremo. Ma la vera sfida sarà sull’economia e sul posizionamento internazionale. Sheinbaum ha già ricevuto calorose congratulazioni da praticamente tutto il mondo latinoamericano, in particolare dal Brasile di Lula, che nel messaggio inviato all’omologa ha parlato di “profilo ideologico vicino alle persone progressiste del mondo”, auspicando una maggiore intesa commerciale: “Siamo le due maggiori economie dell’area ma i nostri scambi sono ancora deboli”, ha detto il presidente brasiliano. Per la verità le ambizioni del Messico sono piuttosto rivolte all’altro lato del continente, il Nordamerica e in particolare gli Stati Uniti, che con la loro strategia di reshoring stanno spostando i loro investimenti offshore dall’Asia al Messico. Il Paese centrocamericano è tornato ad essere il primo partner commerciale di Washington nel 2023 e questo ha aiutato il Pil a crescere del 3,1%, contro le previsioni che a inizio anno erano ben più prudenti e pronosticavano un +1,6%.
Il Messico è diventato secondo le proiezioni del Fondo monetario internazionale la dodicesima economia del mondo (era la quattordicesima), con il Pil che secondo le stime crescerà ancora quest’anno tra il 2,1 e il 2,5%. Il destino del Paese è dunque legato anche alle prossime elezioni statunitensi, in programma a novembre: la conferma di Joe Biden lascerebbe Sheinbaum col vento in poppa, mentre le cose potrebbero cambiare nel caso vincesse Donald Trump.
La reazione dei mercati: Borsa giù del 6%
Al momento, comunque, le reazioni dei mercati finanziari sono state a dir poco tiepide: all’indomani della vittoria di Claudia Sheinbaum, nella seduta di lunedì 3 giugno la Borsa di Città del Messico viaggiava in profondo rosso, con perdite che superavano il 6%. A spaventare probabilmente gli investitori sono proprio le velleità della maggioranza di governo di stravolgere la Costituzione: già alla vigilia del voto il peso aveva perso valore rispetto al dollaro, scendendo fino a 17,55, la quota più bassa dallo scorso novembre. Nella giornata di ieri il peso è risalito a 17,67 ma i segnali rimangono di sfiducia: “Il risultato – commentano alcuni analisti sulla stampa sudamericana – apre uno scenario di maggiore rischio politico e di incertezza per il clima economico. Le minacce al sistema di ‘pesi e contrappesi’ in Messico sono maggiori”.
Per “pesi e contrappesi” si intende chiaramente il bilanciamento tra l’interventismo statalista del governo uscente e il libero mercato, come ha invece promesso la nuova presidente, che si è fatta sì eleggere nel segno della continuità con AMLO, ma ha poi espressamente giurato fedeltà alla libertà economica, promettendo di facilitare gli investimenti privati, sia nazionali che esteri : “Sarà un governo onesto – ha detto Sheinbaum, che guiderà un Paese da 130 milioni di abitanti -, senza corruzione. Sarà un governo di austerità repubblicana”.
Il Messico non è un paese centroamericano, è NORTEAMERICANO, basilare!