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Messico, country report 2012

Il Messico torna all’antico con l’elezione di un rappresentate del Partito Rivoluzionario Istituzionale che aveva governato il Paese per più di 70 anni fino al 2000; dal punto di vista economico il Messico si è ripreso molto bene dalla recessione del 2009 e potrebbe imboccare la strada delle riforme strutturali dopo l’insediamento di Nieto

Messico, country report 2012

Le elezioni Presidenziali del luglio scorso hanno segnato per il Messico un ritorno al passato. Dopo una parentesi di 12 anni, è tornato infatti al potere lo storico Partito Rivoluzionario Istituzionale che ha governato il Messico ininterrottamente per oltre 70 anni. La vittoria del nuovo Presidente, Enrique Peña Nieto che entrerà in carica il prossimo primo Dicembre, non è stata accompagnata da una larga affermazione del partito nei due rami del Parlamento rendendo più difficile l’implementazione delle riforme strutturali proposte durante la campagna elettorale.

Sulla vittoria del PRI pesa molto situazione di violenza interna che dal 2006 ha causato più di 50.000 morti. Tale violenza si è scatenata a seguito della campagna avviata dal Presidente Calderon contro i cartelli della droga, che fino a quel momento avevano goduto di una sorta di immunità venutasi a creare a seguito di accordi fra il PRI ed i cartelli stessi durante i 70 anni di governo. Questa escalation di violenza ha chiaramente dei risvolti negativi sul business climate poiché scoraggia fortemente gli investimenti esteri, per questo motivo probabilmente si cercherà di alleviare le tensioni.

Tuttavia dal punto di vista strettamente economico, il Paese ha fatto segnare buoni risultati dopo la recessione del 2009 con una crescita del PIL che nel 2010 ha sfiorato il 6% e che ora si mantiene nelle previsioni oltre il 3,5% all’anno. Anche dal punto di vista dei conti pubblici, la situazione è sotto controllo con un debito pubblico pari al 35% del PIL ed un deficit atteso per il 2013 intorno all’1,5%. La politica monetaria ha ruolo molto delicato in quanto deve riuscire a trovare un equilibrio fra tassi di interesse tali da garantire bassa inflazione e da attrarre investimenti esteri evitando però un eccessivo apprezzamento del Peso che deprimerebbe l’export messicano. Per questo motivo le variazioni del tasso di riferimento sono state graduali fino alla metà del 2009 quando il tasso è stato fissato al 4,5%.

Per dare ulteriore slancio alla crescita economica, il presidente Nieto ha promesso le classiche riforme mainstream proposte dagli organismi internazionali (OECD, IMF) quali flessibilizzazione del mercato del lavoro, riduzione del controllo dello Stato nel settore energetico, miglioramenti del sistema di tassazione. Tuttavia non avendo ottenuto la maggioranza dei 2/3 nel Parlamento tali riforme saranno di difficile attuazione.

L’interscambio fra Italia e Messico è molto attivo, confermando l’importante ruolo del mercato messicano per le merci italiane. Nel 2010, le esportazioni italiane nella regione sono cresciute del 46% riportando immediatamente i valori ai livelli pre-crisi. Grazie a questo recupero, l’Italia si attesta come secondo fornitore europeo del Messico alle spalle della Germania e risulta essere il decimo fra i partner commerciali del Paese.

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