Dalla mano de Dios alla “manita de Dios”. Dal pibe de oro al tre volte Pallone d’Oro (e già in odore di poker). Da Diego Armando Maradona a Lionel Messi. Due argentini alti meno di 1 metro e 70 centimetri ma in grado di diventare i più grandi calciatori del mondo. Ma chi di più? E’ questo il grande dilemma del terzo millennio: riuscirà la Pulga, autore di una storica “manita” (cinquina) in Champions League contro il Bayer Leverkusen a eguagliare – o superare – il suo leggendario predecessore, la cui mano divenne invece famosa per quello storico gol contro gli odiati inglesi ai Mondiali dell’86?
Premesso che il richiamo a quella mano serve solo per il gioco di parole – anche perchè in quella stessa partita Maradona segnò quello che è stato votato da tutto il mondo come il gol più bello della storia – le similitudini fra i due sono infinite: Paese d’origine, squadra che li ha consacrati in Europa (Barcellona), piede preferito (ma senza disdegnare destro, testa, tacco e quant’altro), talento fuori dal comune e affetto incondizionato da parte di tifosi, compagni di squadra e persino avversari.
Ad oggi, a vantaggio di Messi c’è la straordinaria prolificità sottoporta: a soli 24 anni la Pulce ha già segnato 228 gol con la maglia del Barça, di cui 148 nelle ultime tre stagioni, compresa quella in corso dove è già a quota 48, e siamo solo a marzo. La bacheca spagnola ed europea è anche lei già ben nutrita, con la bellezza di 5 Liga, 3 Champions League e due Mondiali per club, solo per citare i trofei più importanti. Per non parlare poi del dominio assoluto nella classifica del Pallone d’Oro, che premia il miglior giocatore del mondo e che da ormai 3 anni Leo non restituisce più alla Fifa. Anche quest’anno, pare che Blatter si dovrà rassegnare.
Maradona invece, detto proprio il pibe de oro (il ragazzo d’oro), questo riconoscimento non l’ha mai vinto. Ma attenzione: semplicemente, c’è da metterci le mani sul fuoco, solo perchè all’epoca in cui impazzava per i campi di Italia e d’Europa con la maglia azzurra del Napoli, il premio era destinato solo ai giocatori comunitari. Tanto per fare un esempio, nel 1986, anno in cui Maradona trascinò l’Argentina alla vittoria dei Mondiali messicani, il Pallone d’Oro fu misteriosamente vinto dall’attaccante della Dinamo Kiev Igor Belanov (nulla a che vedere col suo erede Andriy Shevchenko).
Diego non ha nemmeno mai alzato una coppa dalle grandi orecchie, forse perchè giocava nel Napoli e non nel Barcellona stellare di questi anni, ma nelle due occasioni che ha avuto (allora disputavano la competizione solo i campioni nazionali) non è riuscito a compiere miracoli, portando la squadra azzurra a un livello più basso di quello raggiunto in questa stagione, nel loro piccolo, dagli uomini di Walter Mazzarri: un primo e un secondo turno.
Ciò che però manca a Messi e che invece Maradona aveva, oltre all’infinito talento che tuttora sembra leggermente pendere a favore del più anziano, era la leaderhip, il carisma, e soprattutto la straordinaria capacità, mai vista in Lionel finora, di portare al successo anche la Nazionale. E cioè la squadra con la quale non ti alleni tutti i giorni, di cui non conosci a memoria i meccanismi – semplicemente perchè non ce ne sono – ma che devi prendere per mano un tot di volte all’anno, per poche ma importantissime partite, e con la quale non puoi fallire. Soprattutto se ti chiami Messi e sulla maglia hai stampato il numero 10.
Il punto della questione, a parer nostro, è tutto lì: il Barcellona vive di luce propria e la Pulga non ne è l’unico leader carismatico. Ci sono altri giocatori eccezionali, che a loro volta hanno fatto la fortuna di altre nazionali, soprattutto quella spagnola campione del mondo e d’Europa in carica.
Non è possibile, per esempio, paragonare uno Xavi con un “Rambo” De Napoli o un Salvatore Bagni, con tutto il rispetto. Così come Carnevale non era Sanchez o Iniesta. Oppure, tornando alla Celeste, era più forte il centravanti dell’86, tale Cuciuffo, o il Kun Aguero (genero di Maradona)? Sulla fascia meglio Burruchaga o Lavezzi? In mediana, Borghi o Mascherano?
Per Lionel Messi l’appuntamento è nel 2014 in Brasile, terra di un altro mito come Pelè. Se porta l’Argentina sul tetto del mondo, supera in un colpo solo il pibe de oro e “O rey”. In bocca al lupo.