Con 170 voti favorevoli, 10 più del necessario, il Senato ha dato mercoledì il via libera al terzo scostamento di bilancio per il 2020, che mette sul tavolo altri 25 miliardi di euro, dopo i due precedenti da 20 e 55 miliardi. Il totale delle risorse aggiuntive per combattere la crisi – in attesa dei 209 miliardi del Recovery Fund, che inizieranno ad arrivare solo a metà del 2021 – sale così a 100 miliardi. Stavolta però c’è anche qualcosa in più: a sorpresa, infatti, il Parlamento ha detto anche un primo e indiretto sì al Mes, il Meccanismo europeo di stabilità (o fondo salva-Stati) che garantirebbe all’Italia 36 miliardi da investire nella sanità.
In particolare, a essere approvata è stata una risoluzione di maggioranza sul Programma nazionale di riforma (Pnr) che contiene un passaggio in cui il Governo si impegna a utilizzare tutti “gli strumenti già resi disponibili dall’Ue per fronteggiare l’emergenza sanitaria e socio- economica in atto”. Un insieme in cui rientrano il Recovery Fund, le risorse della Banca europea per gli investimenti (Bei) e il fondo Sure per una sorta di nuova cassa integrazione europea; ma anche il tanto controverso Mes.
Ora, la maggioranza dei parlamentari M5S è ancora contraria al fondo salva Stati, per cui non si può escludere che il via libera indiretto arrivato mercoledì sia frutto di una distrazione. Un errore, insomma, che porta ulteriore scompiglio nella base parlamentare grillina, già nel caos dopo il pasticcio con cui sono state regalate alla Lega due presidenze di commissione.
Certo, per attivare il Mes servirebbe un passaggio parlamentare specifico, per cui il voto di questa settimana non avrà conseguenze pratiche decisive. Tuttavia, la risoluzione ha un peso politico rilevante e rafforza la posizione di quanti ritengono inevitabile la richiesta dei 36 miliardi per la sanità (un fronte trasversale composto da Pd, Italia Viva e Forza Italia, appoggiati da Confindustria).
Anche il premier Giuseppe Conte sa bene che l’Italia ha bisogno delle risorse del Mes, soprattutto perché la pandemia sta tornando a mordere in Europa e il rischio di una seconda ondata autunnale nel nostro Paese è alto. Il Presidente del Consiglio non intende però affrontare adesso un tema così divisivo per il Movimento 5 Stelle: con ogni probabilità, la questione sarà riproposta in Parlamento soltanto a fine settembre. Dopo le elezioni amministrative.