Il paracadute di emergenza europeo per la stabilità finanziaria, non ci sarà. Non sarebbe stato chiesto denaro ai contribuenti, ma non ci sarà. Senza il Mes le banche europee, e quindi anche quelle italiane, avranno una protezione in meno in caso di crisi, dopo il voto contrario dell’Italia, unico Paese a non ratificare la riforma del patto e dunque a bloccarlo. L’Aula della Camera ha respinto il trattato sul Mes, con 72 voti a favore, 184 contrari e 44 astenuti. Il centrodestra si è spaccato, con Lega e Fdi contrari e Forza Italia astenuta.
Mancherà il paracadute d’emergenza. Memoria corta?
Il risultato pratico di questo stallo è che i Paesi in caso di difficoltà non potranno avvalersi del Fondo Salva Stati nella sua versione “emendata”. In particolare, le banche dei Paesi non potrebbero beneficiare del cosiddetto backstop del Fondo di risoluzione unica, una sorta di paracadute del paracadute da utilizzare in caso di gravi difficoltà finanziarie da parte degli istituti.
Eppure dovrebbero essere ancora ben presenti i casi già accaduti solo quest’anno, negli Usa e in Svizzera. Abbiamo visto che cosa è accaduto a marzo alla Silicon Valley Bank, che sembrava in “solide condizioni finanziarie”, ma poi è diventata insolvente dopo che gli investitori e i depositanti hanno provocato una corsa ai depositi. Le autorità federali, per scongiurare l’effetto valanga, hanno messo a punto un intervento salvavita per i correntisti. Per risanare la fiducia nel sistema bancario si è attivata anche la Federal Reserve, che ha messo a disposizione 25 miliardi di dollari per un nuovo programma di prestiti riservato alle banche in difficoltà.
Sempre questo stesso anno, è stata la volta anche del Credit Suisse, andata incontro a un salvataggio in extremis formalizzato dalle autorità elvetiche lo scorso 19 marzo. Ubs ha sborsato 3 miliardi di franchi svizzeri in azioni, ottenendo in cambio dalla Confederazione e dalla banca centrale svizzere una serie di garanzie volte a tutelare la propria stabilità e il proprio patrimonio.
Quanto costerebbe ai contribuenti italiani affrontare una crisi bancaria domestica?
L’Italia da sola, sarebbe in grado di affrontare situazioni del genere? Avesse un debito basso, forse. Ma non è così. Matteo Salvini giustifica il suo voto contrario dicendo che non vuole che contribuenti italiani paghino per eventuali problemi bancari in un altro paese. Ma non dice che se dovesse accadere un fatto del genere in Italia, il governo dovrebbe intervenire da solo con fondi extra da raccogliere sul mercato, che intanto, proprio a causa dell’evento, chiederebbe tassi da capogiro, che graverebbero anch’essi sulle finanze pubbliche e quindi, di nuovo, sui contribuenti.
La riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità avrebbe aiutato tutti i Paesi, anche quelli con banche solide, ma soprattutto quelli con un debito fragile. Quelli meno indebitati, come per esempio la Germania, potranno comunque intervenire con fondi nazionali per gli istituti domestici.
L’uso del Mes come backstop nelle crisi sarebbe stato neutrale per le finanze pubbliche: le risorse utilizzate devono essere restituite dalla banca dopo l’emergenza oppure dal Single Resolution Fund, quindi da tutti gli istituti di credito europei.
Banche europee forti, ma si iniziano a vedere rischi
La situazione delle banche europee resta certamente solida, ha rassicurato due giorni fa il presidente uscente del Consiglio di Vigilanza della Bce Andrea Enria, ma qualche dato negativo inizia ad emergere: “C’è stato un rapido cambiamento nel contesto dei tassi di interesse. La qualità degli asset sta già iniziando a peggiorare, ma non si è ancora pienamente concretizzata”, ha messo in guardia durante la presentazione degli Srep, processo di revisione e valutazione del sistema bancario dell’euro.
Inoltre per la prima volta la Vigilanza Bce ha definito requisiti specifici relativi alla leva di sei banche europee. Si tratta di Bnp Paribas, Commerzbank, Deutsche Bank, Société Générale, Kbc Group e Barclays Bank Ireland. A questi istituti la Bce ha imposto negli esami Srep un leverage ratio superiore dello 0,1% rispetto al 3% richiesto a tutti i gruppi europei. Le banche sistemiche, come per esempio Bnp Paribas e Deutsche Bank, devono inoltre rispettare requisiti ulteriori sulla leva previsti dalla disciplina internazionale. I gruppi hanno comunque valori superiori a quelli richiesti, ma la Vigilanza che da gennaio sarà guidata dalla tedesca Claudia Buch, ha mostrato un’attenzione crescente su questo fronte.
Da non trascurare anche il fatto Intanto l’Italia rischia di essere penalizzata anche su un altro fronte, quello delle nuove regole sulle crisi bancarie in discussione in Europa (Cmdi o Crisis Management Deposit Insurance): dopo aver respinto l’utilizzo di uno strumento europeo come il Mes, potrebbe essere più difficile ottenere un maggiore uso dei fondi di garanzia dei depositi nei dissesti.