“Da ministro avrei detto sì al Mes ma non c’era l’aria”: fanno quasi tenerezza le parole del giorno dopo del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, forse il minor colpevole della sorprendente bocciatura parlamentare del Mes, ardentemente voluta dalla Lega di Matteo Salvini e temerariamente assecondata dalla premier da Giorgia Meloni. Ma di che aria parla Giorgetti? Basta scorrere le dichiarazioni di Salvini, del suo pasdaran Claudio Borghi e del braccio destro di Meloni a Palazzo Chigi, Gianbattista Fazzolari, per capirlo. “Pensionati e lavoratori non rischieranno di pagare il salvataggio delle banche straniere” sostiene arditamente Salvini ma, dalle colonne del Corriere della Sera, il fine Federico Fubini smonta pezzo dopo pezzo questa tesi arbitraria, ricordando che, al contrario, con la riforma “il Mes potrebbe tamponare le crisi creditizie tramite prestiti al Fondo Unico di risoluzione (finanziato dalle banche dell’area euro), il quale è poi tenuto a rimborsare entro tre o cinque anni”. Tradotto: con la riforma del Mes, eventuali crisi bancarie non sarebbero pagate dagli Stati e dai contribuenti ma dal Fondo Unico finanziato dalle banche. L’esatto opposto di quanto dice Salvini e che, sbagliando, sostiene anche Fazzolari. Entrambi sembrano incredibilmente dimenticare che la stabilità delle banche italiane è dipesa anche dai quasi mille miliardi di trasferimenti della Bce sotto forma di acquisti dei nostri titoli di Stato, per non parlare della pioggia di soldi che l’Europa ha garantito all’Italia con il Pnrr. Ignoranza o malafede quella della estrema destra italiana? Un po’ dell’uno o un po’ dell’altra. E’ gente stregata dalle false teorie di Borghi, l’ex broker leghista, che sogna il ritorno alla lira, e che amano vedere il sangue scorrere. Purtroppo è quello dell’Italia. Giù dalla forre senza pietà.
Mes, festival delle bufale di Salvini e FdI che cercano spudoratamente di fare di Giorgetti il capro espiatorio
Salvini e Fratelli d’Italia cercano di giustificare la bocciatura del Mes calpestando la realtà ma a pagare sarà purtroppo il nostro Paese