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Merkel vacilla, Borse sotto stress. Dazi e migranti pesano ancora

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Lunghe colonne di messicani che vivono e lavorano in Usa hanno fatto ieri un rapido ritorno a casa per votare Manuel Angel Lopez Obrador, che si avvia a vincere con largo margine le elezioni, primo presidente di sinistra dai tempi di Cardenas (1934). Ovvero, come ha detto ieri un immigrato intervistato da Reuters, “l’unico che può fermare Trump. Altrimenti non ci resta che Dio”. Forse la pensano così anche i mercati: stamane, a mano a mano che le proiezioni elettorali confermavano la schiacciante vittoria del leader che promette di combattere la mafia ed i cartelli della droga, il peso messicano ha guadagnato posizioni. Trump, dal canto suo, ha già annunciato di voler rivedere al più presto le regole dell’import di auto dal vicino meridionale.

PERDONO COLPI CINA E GIAPPONE

La minaccia dei dazi e i problemi dei flussi migratori sono destinati a dominare la scena geopolitica sulle due rive dell’Atlantico anche nella prima settimana di luglio, spezzata a metà dalla pausa del 4 luglio, festa dell’indipendenza Usa.

Anche in Asia, dopo i forti progressi dei listini di venerdì scorso, è tornato a dominato il pessimismo, giustificato tra l’altro dall’andamento deludente del Caixin, l’indice non governativo dell’attività economica. L’indice delle Borse di Shanghai e Shenzhen arretra stamane dell’1,3%. Venerdì, salvo sorprese, scatteranno i dazi per 34 miliardi di dollari sulle importazioni in Usa del made in China.

In rosso anche Tokyo (-0,5%) in scia alla frenata del Tankan, il termometro più fedele dell’attività economica del Sol Levante.

PETROLIO, L’ARABIA PRONTA A PRODURRE DI PIÙ

Frena, ma non troppo, il petrolio. L’Arabia Saudita ha risposto alla richiesta Usa di aumentare la produzione di due milioni di barili per contenere l’aumento dei prezzi, favorito dal crollo delle consegne di Venezuela e Libia. Stamane il Brent tratta a 78,71 dollari (-1,06%), il greggio americano a 73,21. La settimana si era però chiusa con aumento tra il 7 e l’8%.

LE DIMISSIONI DI SEEHOFER PESANO SULL’EURO

Ancor più caldo il fronte dell’Eurozona: l’ottimismo di venerdì al termine dell’incontro del Consiglio Europeo ha lasciato spazio a nuove preoccupazioni, a fronte della prospettiva di una crisi politica in Germania. Il ministro degli Interni, il leader della Csu bavarese Horst Seehofer, ha rassegnato le dimissioni dal governo e dal partito rinunciando a un “inutile” incontro con Angela Merkel. All’origine dello strappo il rifiuto della Cancelliera a procedere ai respingimenti immediati dei migranti oltre il confine.

In calo stamane l’euro a 1,1662 sul dollaro. Prevista un’apertura in rosso dello 0,6/0,8% per i listini europei, compresa Piazza Affari.

IN ARRIVO STAMANE I DATI PMI DELL’EUROZONA

La tegola sul governo di Berlino cade in un momento delicato della congiuntura economica del Vecchio Continente. Stamane gli indici Pmi sulla manifattura permetteranno di fotografare l’entità della frenata in atto nelle principali economiche dell’area.

Il duro confronto con gli Usa sui dazi per acciaio ed alluminio ha già prodotto un effetto sull’industria siderurgica europea. Oggi i mercati saranno chiamati ad esprimersi sull’accordo tra Thyssen Group e Tata Steel da cui prenderà il via un gruppo inferiore, per dimensioni, solo ad Arcelor Mittal.

LA UE A TRUMP: CON I DAZI SULL’AUTO RISCHI 300 MILIARDI

L’attenzione degli operatori sarà però concentrata sulla partita dei dazi sull’auto. La Commissione Europea ha presentato un monito secco e dettagliato a Washington sulle conseguenze che potrebbe avere la decisione Usa di alzare le tariffe sulle auto in arrivo dall’Europa (specie dalla Germania): la decisione, si legge, potrebbe provocare rappresaglie sugli Usa per 300 miliardi di dollari e mettere a rischio 4 milioni di posti. Donald Trump ha risposto così: “Nei nostri confronti l’Europa si comporta altrettanto male della Cina, anche se è più piccola”.

Oggi usciranno i dati sulle vendite dei veicoli in Italia e negli Stati Uniti. L’indice di settore ha registrato in Europa un calo del 12% nelle ultime cinque sedute.

AL VIA IL DECRETO DIGNITÀ, DOMANI I PIANI DI TRIA

In Italia, sul fronte della politica economica, l’evento clou della settimana sarà l’audizione del ministro dell’Economia, Giovanni Tria, nelle commissioni Bilancio congiunte di Camera e Senato per illustrare le linee programmatiche del suo dicastero.

Oggi in consiglio dei ministri dovrebbe dare il via al Decreto Dignità.

AL VIA L’AUMENTO PRYSMIAN. RECORDATI DRIBBLA L’OPA

In Piazza Affari occhi puntati sull’avvio dell’aumento di capitale di Prysmian, legato all’acquisto dell’americana General Cable: la società ha stabilito che le nuove azioni (2 ogni 15 già possedute) saranno emesse al prezzo di 15,31 euro, per un controvalore complessivo pari a circa 499,91 milioni di euro.

Da seguire anche la reazione del mercato alla cessione del controllo di Recordati al private inglese Cvc. Le modalità del deal rappresentano infatti una doccia fredda per le attese degli operatori. Il private ha infatti offerto a tutti i familiari la possibilità di reinvestire nel veicolo che, rilevando il controllo della Fimei, lancerà a cascata un’Opa sull’intero gruppo che capitalizza 7,1 miliardi.

L’Opa, tuttavia, è stata fissata a 28 euro per azione, a forte sconto rispetto ai 34 euro della chiusura di venerdì. È scontato che nessuno consegnerà i titoli, perciò e la società resterà quotata. Cvc ha inoltre fatto sapere che se tra oggi e il giorno del lancio dell’offerta il titolo dovesse scendere del 20% al di sotto dei 28 euro stabiliti, ritoccherà al ribasso il prezzo.

VERBALI DELLA FED E DATI SUL LAVORO DOPO L’INDEPENDENCE DAY

Settimana spezzata a metà per le Borse Usa, ferme mercoledì per la festa dell’Indipendenza. L’appuntamento clou sarà, venerdì prossimo, il dato relativo ai lavoratori dipendenti. Secondo le stime, a giugno dovrebbero essere stati creati 198 mila nuovi posti contro i 223 mila di maggio. Ma il tasso di disoccupazione dovrebbe restar fermo al 3,8%. Sotto i riflettori l’aumento delle buste paga, previsto nello 0,3%.

Dalla pubblicazione dei verbali della Fed arriveranno giovedì indicazioni sulla tabella di marcia dei prossimi aumenti dei tassi Usa. Ma alcuni segnali ripresi da membri del board (tra cui James Bullard) fanno pensare che negli ultimi giorni siano cresciute le preoccupazioni sulla tenuta dell’economia: inquieta l’appiattimento dei tassi, un segnale che spesso anticipa l’arrivo della recessione.

La settimana termina con un calo dell’1% circa, il trimestre del 3,4%.

La Borsa di Francoforte, con il +1,3% circa di oggi, chiude la settimana con un calo del 2%, ma il trimestre è positivo (+2%). Nel periodo 31 maggio – 30 giugno, il Cac40 di Parigi segna un rialzo del 3,8%, -0,8% la settimana.

Protagonista del secondo trimestre è il dollaro, in forte apprezzamento: l’indice Bloomberg che mette in relazione la valuta statunitense con le dieci principali del pianeta, guadagna quasi il 5%. Ma anche il petrolio, oggi +2%, si è mosso molto, +12% nel trimestre. L’indice Stoxx delle società oil&gas dell’Europa, segna un rialzo del 15%. Periodo negativo per l’automotive (-12%) e per le banche (-9,5%).

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