Che il calcio italiano sia in crisi è ormai noto. A testimoniarlo, prima ancora delle deludenti prestazioni in campo internazionale (dove qualcosa di buono c’è ancora ma nulla rispetto ai fasti del passato), è il valore di mercato dei giocatori delle 20 squadre di Serie A, che dal 15 luglio 2011 ad oggi, secondo il sito specializzato Transfertmarkt, è sceso da 2.329.725.000 a 2.105.625.000 euro.
Proprio nella settimana di apertura della sessione invernale del calciomercato – che difatti si sta svolgendo, al di qua delle Alpi, con eufemistica moderazione (per lo più scambi, prestiti, o voci di affari improbabili) – il campionato italiano si rivela dunque sempre più povero, al cospetto di quello spagnolo, il cui parco giocatori ha un valore compessivo di 2.668.150.000 euro, persino in crescita rispetto ai 2.367.050.000 di un anno fa, quando ancora il livello tecnico – calcolato su base economica – quasi si equivaleva.
Per non parlare del divario con la Premier League inglese: se il solo Manchester City vendesse tutta la sua rosa, incasserebbe 500 milioni di euro, mentre persino la cenerentola Reading ha un parco calciatori che vale quasi il doppio di quello del Siena. Totale: da 3.187.525.000 il 15 luglio del 2011 a 3.434.975.000 euro il 9 gennaio del 2013. In crescita sono anche gli altri tornei maggiori: dalla Germania al Portogallo, e alla Francia che solo grazie ai 342 milioni di valore della rosa del Psg di Ancelotti (erano poco più di 100 milioni nel 2011, +217%!) ha ora un valore di mercato di quasi un miliardo e mezzo.
Attualmente il giocatore più valutato nello Stivale è il napoletano Edinson Cavani, che Transfermarkt valuta 40 milioni di euro (anche se c’è una clausola rescissoria a 63 milioni). Ma questo, tanto per fare un esempio, non impedisce al Napoli di essersi svalutato di 6 milioni, complice senz’altro la cessione di Lavezzi proprio al Psg. E non è un caso, appunto, che l’argentino sia finito all’estero, così come dovrebbe essere straniera la destinazione del capocannoniere della Serie A (16 gol in 16 gare in campionato, 26 in 24 nel totale stagionale) in caso di cessione a fine stagione.
Proprio l’esodo dei grandi campioni (e l’arrivo di altri giocatori “finiti” o comunque svalutati) ha dunque fatto perdere in 18 mesi al calcio italiano un valore tecnico-economico di 224 milioni di euro. L’unica società in controtendenza, che non casualmente è quella col valore di mercato dei suoi giocatori più alto e l’unica realmente competitiva a livello internazionale è la Juventus campione d’Italia, che si attesta sul range dei migliori club europei o poco sotto con 313.200.000 euro, in crescita del 21% grazie in particolare all’aumento di valore in questo primo scorcio di stagione di Sebastian Giovinco (+52% da 12,5 a 19 milioni) e di Claudio Marchisio (che ora vale 28 milioni ed è con Vidal e Chiellini il più “caro” della squadra).
Solo altre due squadre hanno avuto riscontri significativamente positivi: Torino e Pescara, che puntando su giovani o su affari low cost sono riusciti a valorizzare delle rose che ora valgono rispettivamente il 134% e il 328% in più. Ma i club di prima fascia soffrono tutti, in particolare l’Inter: la squadra di Massimo Moratti a luglio 2011 valeva 362.500.000 euro, ed era di gran lunga la più valutata d’Italia. Adesso invece vale quasi il 40% in meno: 224.150.000 euro. Il motivo è semplice: mentre la Juventus ha fatto il miglior gioco e le altre si sono quasi tutte arrangiate (il Napoli ha perso solo il 3%, il Milan il 20 pur avendo venduto Thiago Silva e Ibrahimovic che da soli valgono 75 milioni!), i nerazzurri hanno puntato troppo spesso su giocatori sul viale del tramonto o comunque non all’altezza (Forlan, Pereira, etc), e allo stesso tempo hanno disperso un patrimonio come Wesley Sneijder, che finendo fuori rosa a causa di una pessima gestione della sua situazione ha perso solo negli ultimi mesi il 13% del suo valore di mercato. Valore che si attesta ancora, sulla carta, a 28 milioni di euro, ma difficilmente i nerazzurri otterranno una cifra così alta dalla sua ormai imminente cessione.