Il mercato immobiliare è ormai uscito dalla crisi degli ultimi sette anni ma ora la risalita sarà lenta e piena di insidie. Lo rileva l’Osservatorio sul Mercato Immobiliare curato da Nomisma, presentato oggi in collaborazione con Intesa Sanpaolo Private Banking.
Secondo quanto riporta lo studio del think tank bolognese, i primi segnali di ripresa che si erano manifestati già a partire dalla seconda parte del 2014 si sono rafforzati nel 2015 anche grazie ad un quadro macroeconomico sicuramente più favorevole, seppure non si tratti di dinamiche eclatanti. Per una vera ripresa del settore bisognerà aspettare il 2017 quando i prezzi delle abitazioni torneranno a crescere in modo consistente (+1,6%) e le compravendite supereranno quota 500mila.
Il 2015 si dovrebbe chiudere, secondo Nomisma, con prezzi delle case in calo del 2,8% e compravendite a quota 442.546. Nel 2016 i prezzi dovrebbero registrare una lievissima ripresa (+0,1%) e le compravendite toccare soglia 478.590.
E proprio per questo Nomisma sottolinea come la ripresa sarà difficile e lenta. L’istituto bolognese stima che per recuperare i livelli di Pil procapite ante-crisi si dovrà attendere il 2026, a fronte di una crescita annua dell’1,5%.
In ogni caso Nomisma ha registrato che il cambiamento degli indicatori di ‘sentiment’ e di quelli reali ha avuto un immediato riflesso in ambito immobiliare, portando ad un consistente incremento delle manifestazioni d’interesse all’acquisto di un immobile. Ma Nomisma evidenzia come per il 75% delle famiglie italiane l’opportunità dell’acquisto di una casa passa necessariamente dal sostegno economico delle banche. L’istituto nel rapporto, inoltre, sottolinea che le condizioni macroeconomiche indubbiamente favorevoli non sono assolutamente sufficienti “per alimentare un percorso di risalita non assistita” nonostante la risposta del sistema bancaria al deciso aumento di richieste non sia mancata. Nomisma definisce “eclatante” l’incremento delle erogazioni da parte delle banche ma i numeri sono, dice Nomisma “di gran lunga inferiore rispetto ai dati diffusi anche da autorevoli istituzioni nel corso dell’anno”.
Le surroghe e sostituzioni sul totale dei mutui abbiano visto passare la loro incidenza dal 7,5% (2014) al 26% (2015), ridimensionando il sostegno netto al settore immobiliare. La quota di transazioni senza ricorso al credito è scesa al di sotto del 45%, a fronte di un aumento complessivo del mercato residenziale (orizzonte 2014/2015) del 6%. Il ritrovato canale creditizio è quindi – per Nomisma – “il principale driver alla base delle ottimistiche aspettative di rilancio”.
Nello specifico, il capitale erogato alle famiglie per i mutui nei primi sei mesi del 2015, al lordo delle iniziative di portabilità, è stato di 17,3 miliardi di euro con un incremento di 53 punti percentuali sul primo semestre del 2014 e di 34 sul semestre precedente. Per la seconda parte dell’anno le previsioni ammontano a 21 miliardi di euro.