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Mercato immobiliare: l’Italia risale ma piace meno della Spagna

A sostenerlo è il fondo d’investimenti inglese Aberdeen nel suo outlook sul mercato del real estate europeo: migliora il sentiment nel quarto trimestre 2013, anche in Italia dove i prezzi cominciano a diventare più interessanti – Ma la Spagna continua ad avere più appeal: è considerata più affidabile e propensa al cambiamento.

Mercato immobiliare: l’Italia risale ma piace meno della Spagna

Il 2013 si chiude bene per il mercato immobiliare europeo: il sentiment migliora grazie ai primi – deboli – segnali di ripresa, anche in Italia dove i valori sono crollati nell’ultimo anno, risultando ora sottoprezzati dopo anni in cui lo Stivale è stato il posto in Europa dove era più difficile trovare asset sottovalutati.

A certificarlo è lo studio della società di risparmio gestito Aberdeen, quotata alla Borsa di Londra: il real estate italiano ci ha messo più degli altri ad adeguarsi al clima da recessione, e da terzo più caro d’Europa nel periodo pre-crisi (dietro Spagna e Uk) è diventato il primo negli anni peggiori, prima di crollare tutto d’un botto nell’ultimo anno, tornando appetibile per gli investitori.

Adesso l’Italia, secondo gli analisti britannici, è il secondo Paese dove è più facile trovare asset sottovalutati: il primo è la Spagna, che ha iniziato il suo percorso di underpricing molto prima (già tra il 2007 e il 2008) e ora risulta più interessante, anche per il fatto di presentare un contesto politico e normativo meno incerto.

“Stiamo risalendo nella considerazione internazionale – spiega Paola Albano, Senior Asset Manager per l’Italia – ma la Spagna è messa meglio di noi perché ispira più fiducia, ha una situazione politica stabile e anche gli scenari normativi sembrano più orientati al cambiamento. L’Italia non convince ancora del tutto, sta uscendo con più fatica dalla recessione e preoccupa l’aspetto fiscale”.

Proprio all’indomani del giorno in cui la Commissione Ue ha reso noto che metà della corruzione europea avviene al di qua delle Alpi, non poteva essere altrimenti. Tuttavia le dinamiche del mercato immobiliare italiano e in generale dell’Europa meridionale stanno portando ad un riavvicinamento tra il valore di mercato ed il valore fondamentale creando un ambiente di investimento particolarmente favorevole: oggi si rendono disponibili immobili di qualità elevata a prezzi convenienti.

Aberdeen ha poi realizzato un focus sul mercato del retail, comparto da sempre poco considerato dagli investitori professionali (e poco rappresentato nei portafogli): “L’avvento dei grandi centri commerciali – spiega John Danes, Director del Property Research – ha e sta cambiando anno dopo anno lo scenario del retail globale, rendendo il comparto tra i più dinamici. E’ proprio questo fattore di ‘novità’, ancora ignorato da molti, a rivestire un’opportunità importante per investitori istituzionali, quali i fondi pensione, che cercano una buona performance nel lungo termine”.

Inoltre, secondo Aberdeen, la diversificazione di portafoglio conseguente all’inserimento di immobili a destinazione commerciale, può portare ad una diminuzione del rischio complessivo e ad una stabilizzazione del rendimento a seguito del livello di flussi costanti di canoni corrisposti. Da un lato, il retail della grande distribuzione in Italia rappresenta una buona opportunità poiché i prezzi sono a livelli bassi, dall’altro è anche vero che l’offerta rimane limitata, se la si guarda in confronto agli altri paesi Europei.

Secondo uno studio realizzato nel 2012, infatti, l’Italia è indietro nella diffusione di centri commerciali pro capite: solo il Friuli Venezia Giulia raggiunge i livelli di alcune aree del Nord-Europa (in particolare Scozia e Svezia). Senza contare poi che in Italia il commercio online è in crescita, ma ancora embrionale rispetto ad altri Paesi: la media Ue degli acquisti online è del 50%, l’Italia è ultima con poco più del 20%, la Germania prima con più dell’80%. Fa meglio di noi anche la Finlandia, che pur vanta la peggior percentuale di connessione domestica a banda larga con il 44%: l’Italia fa più del 50%, la media Ue è del 70 e passa. Opportunità relativo dunque, perchè se è vero che il first-mover e colosso globale Amazon ha un forte impatto in Europa, in Italia i margini di upside sono ancora molti e c’è spazio per altri competitor.
   

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