I mercati, scivolati ad un passo dal precipizio, hanno reagito grazie alla spinta in arrivo dai dati sul mercato del lavoro e sulla produzione industriale Usa nettamente migliori delle attese. L’indice Asia Pacific chiude la settimana, comunque negativa (-0,6%) con un timido +.0.2%. Ma, a confermare che la situazione resta assai delicata, c’è la nota negativa di Tokyo, ancora il ribasso.
Tiene, però, la diga di Wall Street: l’indice Dow Jones è in lieve calo -0,06% ma difende quota 16 mila (16.117 punti alla chiusura), Sostanzialmente invariato l’S&P +0,01%,il Nasdaq avanza dello 0,28%. La resistenza della Borsa Usa ha fatto da scudo all’Europa, avviata in mattinata ad un nuovo, catastrofico ribasso.
IN EUROPA RECUPERA L’AUTO. MILANO EVITA IL TRACOLLO
Invece, alla fine della giornata, la Borsa di Londra è scesa solo dello 0,2%, Parigi -0,5%. Segnali di speranza per domani vengono da Francoforte, dove l’indice Dax ha recuperato nel finale chiudendo a +0,1%, sostenuto soprattutto dall’auto. L’indice Stoxx auto motive , tra i più sacrificati nelle ultime settimane, avanza dell’1,8%. grazie al recupero di da Volkswagen (+2,2%) e Daimler (+2,1%). Si riprende Fiat Chrysler che ha chiuso positiva (+0,2%) insieme a Pirelli (+1%) e Cnh Industrial (+3,6%). Brillante Brembo (+2,9%).
A Milano l’FtseMib è sceso dell’1,2% ma in sensibile recupero dalla frana della mattinata (a metà seduta perdeva il 4%), portando a -4,4% la performance da inizio anno. Si raffredda, ma non troppo, pure l’euro, trattato a 1,2811 sul dollaro dopo aver sfiorato 1,29. Anche il petrolio, dopo il lungo ribasso, recupera un dollaro: il Brent risale a quota 86 dollari il barile. Ma il petrolio s’avvia a chiudere la quarta settimana consecutiva al ribasso.
I BTP SBANDANO, POI RECUPERANO. GRAZIE A BALLARD (FED)
Il fonte più caldo della crisi riguarda però il mercato dei tassi. Ieri è proseguita per buona parte della giornata la corsa al “porto sicuro” ovvero i titoli del debito giudicati più sicuri in tempo di crisi, a danno dei “periferici”. Il rendimento del Btp è salito al 2,55%, sui massimi dell’ultimo mese e mezzo, da 2,29% della chiusura precedente. Lo spread si è allargato di 6 punti a quota 173 dopo aver bucato, attorno alle 12, quota 200 in un’atmosfera di pura isteria.
Verrà invece comunicato stamane dalla direzione del Tesoro il tasso reale minimo garantito del nuovo Btp Italia, lo strumento indicizzato all’inflazione nazionale – che non c’è – a disposizione degli investitori la prossima settimana dal 20 al 23 ottobre. Soffrono anche Spagna e Portogallo. E’ crollato il bond decennale della Grecia, il cui rendimento è salito di oltre un punto percentuale all’8,64%, un livello che non si vedeva da un anno.
Al contrario il T bond Usa è sceso sotto il 2% contro un rendimento nello scorso gennaio attorno al 3%, un comportamento imprevisto anche solo una settimana fa. La crescita dell’economia usa, combinata con la fine del tapering, avrebbe dovuto tradursi in un trend al rialzo dei tassi. Intanto, nel momento più delicato della giornata, il decennale tedesco ha segnato un rendimento dello 0,76%, un prezzo che conferma da un lato la previsione di un’economia piatta, dall’altro i rinnovati timori dell’eurozona, scanditi dalla forte crescita del Vix, l’indice della paura.
A raffreddare le tensioni sono però arrivate , nel pomeriggio, le dichiarazioni di James Bullard, presidente della Fed di Saint Louis: gli attuali problemi della congiuntura economica internazionale, ha detto il banchiere che non gode fama di colomba, dovrebbero spingere la Fed a rivedere il timing delle misure restrittive. Oggi è previsto un intervento, molto atteso, di Janet Yellen. Chi non ha ancora preso una posizione dopo la tempesta sui listini è la Bce, che addirittura potrebbe far slittare a dicembre l’operazione Abs, già troppo timida per incoraggiare i mercato. Oggi è prevista una conferenza del membro del direttivo Benoit Coeuré. Il titolo, dati gli eventi di questi giorni, è tutto un programma: “che cosa la Bce ha imparato dalla crisi”.
MPS HA GIA’ BRUCIATO 1 MILIARDO SU 5 DELL’ AUMENTO
In Europa il settore peggiore è quello delle banche, e come al solito quando questo capita il listino milanese, pesantemente infarcito di istituti di credito, soffre più degli altri. Unicredit è scesa del 3%, Il progetto della piattaforma sui crediti ristrutturati sviluppato da Unicredit assieme a Intesa Sanpaolo e Kkr “sta andando oltre le attese per la tempistica” ha detto l’ad Federico Ghizzoni. Per quanto riguarda la cessione di Umccb il manager ha risposto così: “Abbiamo avuto dal Cda il nulla osta per continuare a fare quello che stiamo facendo. Discutiamo in separata sede con entrambi i gruppi (Fortress-Prelios e Lone Star) e decideremo nei prossimi giorni con chi andare avanti”.
Intesa -1,1%. Molto pesante la caduta di Monte Paschi (-8,7%) che ha toccato ieri il minimo storico, arrivando a capitalizzare quasi un miliardo in meno dei 5 che aveva raccolto con successo sul mercato il 4 luglio scorso. Si fanno sentire i timori per i risultati degli stress test europei, che verranno resi noti domenica 26 ottobre. Tonfo anche per Banca Pop.Milano (4,8%). Il Banco Popolare recupera e chiude a -0,4%, Ubi Banca -3,2%. Tra le altre blue chip finanziarie, segno meno per Azimut (-3,87%).
LA LEGGE DI STABILITA’ NON SPINGE LE UTILITIES
Ancora in calo i petroliferi: Eni -0,8% e Tenaris -0,1%. Al contrario, Saipem ha chiuso in rialzo del 2,1%. Anche gli incentivi previsti nella legge di Stabilità del governo Renzi per favorire il consolidamento delle utility,M pari a un miliardo di euro, sono passati in secondo piano in una giornata così negativa. Hera ha ceduto l’1,80% a 1,85 euro, A2A l’1,41%, Acea l’1,17% a 8,8, Acsm- Agam -3,64% a 1,031 euro, mentre Snam è salita dello 0,95% a 4,032 euro.
Enel Green Power ha registrato una flessione dello 0,78% a 1,781 euro dopo avere avviato i lavori per la costruzione di Lalackama II, il suo quarto impianto fotovoltaico in Cile, per un valore di circa 32 milioni di dollari. Giornata pesante per Enel -1,9% e pesantissima per Telecom Italia -4%. Tra gli industriali StM limita i danni (-0,3%). In terreno positivo Finmeccanica (+1,7%) e la controllata Ansaldo Sts (+1,1%). Ancora ribassi consistenti per Autogrill (-2,5%) e World Duty Free (-2%).
TOD’S NEL FINALE DA’ UN CALCIO ALL’ORSO
Nel finale bello spunto di Tod’s (+3,2%). Il titolo interrompe una serie di 7 sedute negative e rimbalza dai minimi del gennaio 2012 mettendo a segno la performance più corposa dal 3 settembre scorso. Dai massimi storici (145,5 euro) toccati un anno fa Tod’s ha comunque più che dimezzato le quotazioni pagando la trimestrale sotto le attese e le previsioni di rallentamento dei consumi di Luxury nel mondo. Ad oggi meno del 10% degli analisti censiti da Bloomberg (27) suggerisce l’acquisto. Il target price medio è fissato a 84,2 euro.