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Mercati, anche l’Asia aspetta Draghi

La decisione della Fed di ieri è stata variamente interpretata. L’assenza di impegni espliciti per nuovi interventi a sostegno (Q3 – o un allungamento dei termini per il mantenimento di tassi-guida vicini a zero, da fine 2014 a fine 2015) ha deluso, ma sottili cambiamenti linguistici nelle frasi che descrivono le promesse di intervento prossimo venturo hanno invece confortato i mercati. Alla conclusione negativa di Wall Street (bicchiere mezzo vuoto) ha fatto eco una lettura meno negativa dei mercati asiatici questa mattina (quasi stabili – bicchiere mezzo pieno). Ma gli occhi sono spasmodicamente puntati sulla riunione Bce di oggi e sulla conferenza stampa di Mario Draghi.

Le attese che ha destato con il suo discorso a Londra devono essere confermate dai fatti. Certamente, una ripresa degli acquisti di titoli pubblici o l’intervento del EFSF sul mercato primario rischiano le critiche della Bundesbank sul divieto di finanziare i governi. Il problema di queste critiche è che si nascondono dietro il Trattato di Maastricht che contiene questo divieto, e nessuno ha il coraggio di dire che quel divieto non ha ragione d’essere. Come ha scritto Willem Buiter (già membro del direttorio della Bank of England), a proposito della proibizione totale di creare liquidità prestando direttamente soldi, “Solo perché lo strumento può essere abusato non vuol dire che non bisogna usarlo. Nell’acqua si può annegare, ma questo non vuol dire che non se ne possa bere un bicchiere quando preme la sete”.

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