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Mentire sul CV: una pratica pericolosa. Rischi e casi concreti

FIRSTonline - Lorenzo Gennari

Sebbene possa sembrare assurdo, mentire sul CV è una pratica che, purtroppo, molte persone attuano o hanno già attuato. I contesti sono molteplici, ma il filo conduttore è sempre e solo uno: cercare di occupare una posizione lavorativa falsificando le reali possibilità di ottenere quel lavoro.

I casi di bugie e menzogne nel CV per fortuna non sono così frequenti, anche grazie all’avvento dei social network (come LinkedIn) che consentono di avere un quadro preciso circa la situazione di un candidato. In questo modo, le aziende hanno comunque il beneficio del dubbio e possono riservarsi il diritto di chiedere maggiori informazioni su esperienza e formazione pregresse.

Menzogne nel CV: ci sono anche casi illustri

Partiamo da un presupposto: mentire sul CV può avere due possibili significati. Il primo riguarda l’inserimento di veri e propri dati fasulli e che non hanno alcun riscontro in realtà; il secondo invece riguarda un’esagerazione delle reali competenze dell’individuo, il quale in verità ne sa meno di quello che ha dichiarato.

Clamoroso fu il caso di Ramesh Tainwala, CEO di Samsonite e membro di quest’azienda dal 1995, che inserì nel proprio CV un brillante dottorato in Business Administration, in realtà mai conseguito e quindi completamente farlocco.

Come è facile evincere, le casistiche possono riferirsi anche a casi illustri, per persone che non avrebbero nemmeno motivazioni concrete per mentire sul CV. In ogni caso però è frequente anche tra candidati comuni di esagerare al fine di ingannare il datore di lavoro.

I rischi

I rischi per una menzogna nel CV sono di natura potenzialmente penale, in quanto una bugia nel CV sancisce reato. Questo perché si tratta di una truffa a tutti gli effetti. Ma cosa si rischia?

In primo luogo si rischia ovviamente il licenziamento diretto da parte dell’azienda. In secondo luogo, trattandosi di truffa, il candidato bugiardo potrebbe rischiare fino a 3 anni di reclusione e multe di 2000 euro. Nel caso di lavori ottenuti con concorso pubblico, la reclusione può ammontare a 2 anni massimo. Nel caso di un privato invece l’azienda potrebbe anche optare per un risarcimento completo degli stipendi percepiti indebitamente, e potrebbe richiedere anche la riscossione di una multa per danni subiti.

C’è da specificare un aspetto importante. Non trattandosi di un reato ben definito e con limiti precisi, spetta sempre alla legge studiare il caso specifico e dare un riscontro conclusivo. Questi rischi penali dunque sono indicativi, e vanno contestualizzati caso per caso.

Ne vale la pena?

Ovviamente, la risposta è un “NO” roboante. Mentire, inserire informazioni mendaci all’interno di un documento così importante come CV non paga mai. Sii te stesso, dimostra il meglio di te e delle tue attitudini nel curriculum. La sincerità è la migliore arma in questi casi. I recruiter sapranno sicuramente apprezzare le tue qualità senza che tu debba ricorrere ad eventuali “trucchetti” per dare una visione di te che non corrisponde alla realtà. Sii convincente e dimostra che quanto espresso nel cv corrisponda davvero alla tua esperienza.

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Categories: Lavoro