Per Giorgia Meloni, è tempo di svolte radicali: la legge che regola l’ingresso dei migranti regolari in Italia deve subire modifiche. Durante una riunione del Consiglio dei ministri, ha annunciato di aver presentato un esposto al procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Giovanni Melillo riguardante i flussi di lavoratori stranieri che negli ultimi anni sono entrati in Italia utilizzando i “decreti flussi”. Il motivo? Sospetti di infiltrazioni della criminalità organizzata nella gestione delle domande di ingresso regolare, trasformando i flussi migratori legali in un mezzo per favorire l’immigrazione irregolare.
Non sfugge il tempismo di Meloni: l’annuncio, che evidenzia le criticità del sistema, arriva proprio in vista delle elezioni europee. Il Procuratore Melillo ha precisato ricordando che la sua funzione è solo quella “coordinamento e impulso” nell’attività delle Procure territoriali e proprio la Procura di Napoli ha detto che sta attentamente monitorando i flussi migratori.
Flussi migratori: Meloni denuncia manipolazioni e infiltrazioni criminali
Nonostante una significativa riduzione del 60% negli arrivi illegali di migranti rispetto all’anno precedente, emergono dati allarmanti dal monitoraggio dei flussi migratori regolari. Meloni ha evidenziato un’elevata discrepanza tra le domande di nulla osta al lavoro presentate e i contratti effettivamente stipulati, soprattutto in Campania. “Però una caratteristica che accomuna, anche se con numeri meno spaventosi, molte regioni italiane”, ha sottolineato Giorgia Meloni.
Anche i permessi per lavoro stagionale non sfuggono alla crisi: su un totale di 282mila domande, ben 157mila provengono dalla Campania, mentre solo 20mila dalla Puglia, nonostante quest’ultima abbia un tessuto produttivo agricolo più robusto. Solo una minima percentuale di coloro che ottengono il visto per motivi di lavoro firma effettivamente un contratto, meno del 30% secondo una recente indagine di Ero Straniero. Tutti gli altri entrano in Italia con regolare visto e poi restano senza lavoro e senza permesso di soggiorno. Finiscono di fatto nelle mani di organizzazioni criminali che – come risulta da alcune indagini di procure italiane – chiedono il pagamento di una tangente di circa 1.500 euro a questi lavoratori per includerli nelle liste di chi può ottenere il visto per lavoro.
Per il governo italiano, la maggior parte degli stranieri che sono entrati in Italia utilizzando questi decreti proviene da un’unica fonte: il Bangladesh, dove si sospetta una compravendita dei visti per motivi di lavoro collegata alle reti criminali presenti in Italia.
Migranti, Meloni: “Il governo rivedrà le procedure di ingresso”
Meloni ha concluso che il sistema attuale “è fallito” e ha espresso l’urgente necessità di correggere queste falle. Gli aspetti su cui intervenire, secondo la premier sono: la verifica delle domande di nulla osta al lavoro, il meccanismo del click day, la definizione delle quote, il rafforzamento dei canali di ingresso speciali, e più in generale la collaborazione con le associazioni di categoria. Il governo si impegnerà a varare “iniziative legislative e amministrative” per porre fine a questa “frode” sistematica e ristabilire “l’ordine e la legalità nei flussi migratori”.