Nel suo discorso di insediamento davanti alle Camere del 25 ottobre scorso, la premier Giorgia Meloni sostenne che il suo Governo, prima ancora di presentare gli obiettivi e i programmi, si onorava di avere una visione del futuro a cui intendeva rifarsi. Sarebbe curioso sapere quale sia la visione che ha ispirato la rovinosa decisione a sorpresa del Governo sulla sovratassa delle banche. E’ escluso che ci sia qualche economista di destra che non sia uscito di senno che l’abbia ispirata e, siccome il gettito previsto non andrà oltre i 3 miliardi, è ragionevole pensare che la mossa sia tutta politica e sia stata decisa in prima persona dalla premier, dal leader della Lega Matteo Salvini e dal capo temporaneo di Forza Italia, Antonio Tajani (chissà con quanta gioia di Marina Berlusconi…). Ma perché? Per bilanciare agli occhi dell’opinione pubblica il taglio del reddito di cittadinanza, per nascondere l’ingloriosa retromarcia sui taxi, per occultare i vaniloqui del fascistissimo Massimo De Angelis sulla strage di Bologna? Di sicuro, come scrive su FIRSTonline un maestro del giornalismo economico come Alfredo Recanatesi, alla base del delirante colpo di fulmine del Governo c’è un pericoloso mix di populismo, di approssimazione, di incultura e di inclinazioni dirigiste. Ma quel che colpisce è la mancanza di una benché minima consapevolezza dei guasti che l’improvvisa mossa sulle banche produrrà. Non solo per le perdite che il crollo dei titoli bancari in Borsa e il probabile taglio dei dividendi potranno arrecare ai risparmiatori (chi li ripagherà?) ma per la perdita di credibilità al sistema Italia che in un sol colpo il trio Meloni, Salvini e Tajani ha provocato. Nemmeno un elefante in una cristalleria avrebbe saputo fare peggio. E quel che fa sorridere, ma sarebbe meglio dire piangere, sono gli applausi che la sovratassa sulle banche ha raccolto da sinistra, dai Cinque Stelle, dall’ineffabile Fratoianni e in parte dal Pd (leggere l’intervista di Misiani a Repubblica per credere). Tutti giù dalla torre senza remissione.