Prima Sì, poi No e alla fine Sì. Dire che l’atteggiamento della premier Giorgia Meloni sul nuovo Patto di stabilità è stato ondivago e ambiguo è dire poco. Inizialmente Meloni aveva avallato la nuova formulazione del Patto di stabilità e le nuove regole europee su debito e deficit pubblico elaborate dall’eurocommissario italiano Paolo Gentiloni. Poi è cominciato il fuoco di sbarramento e, nel Parlamento europeo, l’Italia – con il partito della premier in prima fila – è stato l’unico Paese ad astenersi sul nuovo Patto. La Meloni, che può avere tutti difetti del mondo ma è politicamente astuta, si deve però essere resa conto che lo strappo era troppo forte. Soprattutto per un Paese come l’Italia, che non solo ha avuto un sacco di soldi dall’Europa attraverso il Next Generation Eu, ma che vorrebbe mettere a fattor comune con titoli di debito comunitario gli investimenti nella difesa e nell’energia. Ecco perché, alla fine, obtorto collo, la premier ha dato il via libera dell’Italia al nuovo Patto nella riunione finale del Consiglio europeo. Questo garantirà una maggior elasticità della prossima Commissione europea nell’esame del percorso che l’Italia sta seguendo per ridurre il suo enorme debito pubblico e il suo deficit pubblico? Difficile dirlo. Ma quel che è certo è che la Meloni, con le sue astuzie, non ha fatto una gran figura in Europa e non l’ha fatta fare al nostro Paese.