Le elezioni sarde, senza attribuire loro una valenza nazionale che non hanno, confermano che la premier Giorgia Meloni ha perso il tocco magico. Non è più il Re Mida della politica italiana e non è più invincibile. Il suo decisionismo, come quello che l’ha spinta a imporre alle elezioni regionali la candidatura perdente del sindaco di Cagliari Paolo Truzzu contro il parere dei suoi alleati, più che un atto di forza è stato un atto di debolezza. E chissà che non succeda la stessa cosa, sul piano nazionale, con il terzo mandato e con il premierato. Al tempo stesso la sinistra non deve illudersi che una rondine faccia primavera: la conquista della Sardegna è importante e la vittoria della Todde altrettanto. Ma come dimenticare che anche in Sardegna il centrodestra ha preso più voti della sinistra e come ignorare l’8,7% raccolto da Renato Soru, sostenuto da Azione e da Italia Viva, che poteva essere benissimo un alleato della sinistra? Ecco questi due elementi – i maggiori consensi raccolti dal centrodestra e il caso Soru – devono far riflettere la sinistra. Costruire un’alternativa al Governo Meloni nella prossima legislatura non è impossibile anche se ora appare avveniristico. Qualcosa di più si capirà dalle elezioni europee ma anche le elezioni sarde ci ricordano una verità elementare: in politica il realismo e il buon senso sono virtù.
Sardegna: il caso Soru e la lezione di Nenni
Pietro Nenni diceva che “chi non è contro di me è con me”. Ecco, appunto. Se il “campo largo” vuole essere davvero un campo largo e soprattutto un campo vincente deve aprire con lungimiranza le porte a tutto ciò che non è nel centrodestra e insieme costruire una politica europeista, riformista e anti-populista. Il caso Soru è illuminante: in Sardegna l’ex Governatore non era affatto contro la sinistra ma chiedeva le primarie per porre la sua candidatura alla guida della Regione. La Schlein, che è diventata segretaria del Pd contro il parere degli iscritti proprio con le primarie di un anno fa, gliele ha negate perchè aveva già concordato l’appoggio alla Todde dei Cinque Stelle. Ma in futuro che farà il Pd? Andrà per lo più a rimorchio di Conte o aprirà le porte al centro di Bonino, Renzi e Calenda? La matematica e la lungimiranza offrirebbero una risposta facile ma anche in politica non tutto ciò che è razionale è reale. Però si può sempre sperare.
Gentile dott. Locatelli
L’articolo elenca una serie di considerazioni corrette e totalmente condivisibili, e presenta un tipo di analisi politica che , come struttura , è affine con tutto quanto ci viene presentato oggi dai media, ed, indirettamente dai politici stessi.
In altre parole si dibatte su come agire per ottenere ed aumentare il consenso elettorale alla propria parte. Assolutamente logico dal punto di vista della politica, ma non è quello che al cittadino dovrebbe interessare veramente. Centro sinistra, centro destra , populismo, progressismo, e tante altre definizioni non hanno più un riferimento chiaro a visioni concrete reali. Ognuno ci vede quello che vuole. Io vengo da un tempo antico, dove vi erano due visioni della società in totale alternativa , ma anche molto chiare nelle loro prospettive sociali , economiche ed internazionali.
Oggi è tutto molto fluido ed incerto. E si ha come risultato, ad esempio, i successi elettorali di un movimento , i cinque stelle, che in dieci anni hanno rappresentato tutto ed il contrario di tutto.
E di conseguenza un continuo dibattere di alleanze ed accordi, con trattative di puro potere.
Sono necessarie invece offerte politiche basate su chiari principi sociali ed economici, e concrete visioni strutturali di medio-lungo periodo, e che devono poi essere realizzate da persone di alta e comprovata professionalità gestionale, organizzativa e finanziaria.
Caro dottor Galluzzo, sono pienamente d’accordo con lei ma questo è quello che la politica dei nostri giorni ci offre. Il tatticismo prevale sulle analisi profonde dei cambiamenti della società e su una visione non ideologica del futuro. Non sarà facile risalire la china ma la speranza è sempre l’ultima a morire.