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Meloni, il discorso sul Mes e l’ipocrita sovranità del Parlamento

FIRSTonline

Sulle condizioni raggiunte in merito al Patto di Stabilità si è detta soddisfatta. Certo, non sono propriamente quelle che avrebbe voluto – sorride – ma alla fine “è ciò che emerge da una sintesi”. Aggiunge però che la mancata ratifica del Mes (il Meccanismo europeo di stabilità) non va letta in relazione ai risultati del Patto. Ah, non più? No, perché Giorgia Meloni “si è rimessa all’Aula – scandisce – e lì la modifica del trattato è stata bocciata”. Punto. Il motivo? La risposta, per la premier, è che “in Parlamento non c’è mai stata una maggioranza su questo”.

A sorpresa, proprio con il Mes si è passati dunque dalla (consueta) marginalizzazione delle Camere a una improvvisa centralità della sovranità popolare. E il governo? Per stavolta, guarda caso, niente blindature ma “si è rimesso all’Aula”. Nuovo corso o ipocrisia? Per l’opposizione è il sicuro rifiuto di “responsabilità dirette”.

Meloni, il Mes e “quell’errore di Conte”

In conferenza stampa di fine anno (rinviata alle soglie dell’Epifania), la leader di FdI alla guida del governo tira in ballo Giuseppe Conte e con un interrogativo gli affibbia la piena responsabilità del via libera al fondo salva-Stati: “Un errore”. Era il 2021, in piena crisi pandemica. Il leader M5S alloggiava a Palazzo Chigi quando le modifiche al Mes furono negoziate in Europa e l’Italia firmò il trattato di riforma in seno all’Eurogruppo. Ma in corso v’era anche una crisi di governo: quella che avrebbe traghettato il Paese dal timoniere Conte all’esecutivo a trazione Draghi. Da allora, quelle modifiche non sono mai state ratificate da deputati e senatori. Né stavolta – dice la premier – “potevo impormi sul Parlamento in base a un superiore interesse comune”. E certo.

D’altronde, accadde anche a Jacques Chirac con la Costituzione europea – ricorda lei – “ma nessuno ha mai detto ve la faremo pagare e nessuno lo dice oggi. L’Italia non ha minori diritti degli altri Paesi e che alcune cose poi non accadano quando arrivano nei Parlamenti è sempre successo”.

“Bisogna capire perché Conte ha dato il via libera senza che ci fosse la maggioranza – insiste ancora Meloni – quindi penso sia stato un errore sottoscrivere la modifica del trattato, sapendo che non c’era una maggioranza in Parlamento”. Forse – è la chiosa della presidente del Consiglio che si aggrappa alla reazione dei mercati definendola consapevole – “la mancata ratifica di uno strumento” così “obsoleto può diventare l’occasione per trasformarlo in qualcosa di più efficace”. Forse.

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