Ufficialmente, Giorgia Meloni si trova a Parigi per promuovere la candidatura di Roma per Expo 2030, ma in realtà è l’atteso faccia a faccia con il presidente francese Emmanuel Macron a tenere banco. Un tentativo per cercare di riavvicinare Italia e Francia dopo mesi di tensioni tra i due paesi spesso per ragioni di politica interna – soprattutto sul tema dei migranti – avvenuti a margine del vertice G7 a Hiroshima, ma ancora prima da alcune uscite sopra le righe degli esponenti dell’esecutivo transalpino. Ma di cosa parleranno Meloni e Macron? Al centro del bilaterale alcuni temi condivisi, come il Trattato del Quirinale, l’Ucraina, il nuovo Patto di stabilità, ma anche quelli in cui le posizioni sono più lontane: migranti, telecomunicazioni, investimenti stranieri. Si cercherà di porre le basi per strategie condivise nei prossimi appuntamenti internazionali – il Consiglio europeo di 29 e 30 giugno e il vertice Nato in Lituania, l’11 e 12 luglio -, fino al coordinamento del sostegno all’Ucraina e alla questione energetica. Tanta carne sul fuoco per risolvere tutto in un colloquio di un’ora, ma da qualche parte bisogna anche iniziare.
Meloni: “Italia e Francia hanno bisogno di dialogare”
“Italia e Francia sono due nazioni legate, centrali e protagoniste in Ue, che hanno bisogno di dialogare perché molti e convergenti sono i nostri interessi comuni”. Lo ha detto Giorgia Meloni nelle dichiarazioni alla stampa all’Eliseo prima del bilaterale. Tra gli argomenti all’ordine del giorno le sfide legate all’immigrazione. “Non possiamo consentire che tornino parametri che oggi sarebbero assolutamente inadeguati: la sfida è una governance incentrata sugli investimenti: se ci siamo dati una priorità non si può non tenere conto di questi elementi”. Ha proseguito la premier citando tra l’altro transizione green e difesa. “Gli investimenti sule materie strategiche non possono essere considerati come tutti gli altri, è una materia su cui siamo d’accordo”.
“Ci attende alla fine di questo mese un importante Consiglio europeo: siamo d’accordo che si debbano fare passi concreti rispetto a una visione della difesa della dimensione esterna: bisogna superare la diatriba tra movimenti primari e secondari”, ha proseguito la premier sottolineando che in questa chiave è “centrale il parternariato con il Mediterraneo, non solo il nord Africa”.
Macron: “Su migranti coordinamento per evitare drammi”
“Dobbiamo continuare a sostenere i cittadini ucraini, a fare in modo che la controffensiva sia efficace. A brevissimo termine il nostro aiuto all’Ucraina è militare. Il nostro sistema terra-aria è oggi dispiegato e operativo in Ucraina. Si tratta di un contributo importante che permette di proteggere le popolazioni civili dai missili russi. È un esempio concreto di quello che Francia e Italia possono fare insieme per l’Ucraina”. Ha detto in conferenza stampa il presidente transalpino.
E sulla questione migratoria: “continuiamo a vedere drammi nel Mediterraneo, dobbiamo organizzarci meglio” in materia di asilo e immigrazione per evitare nuovi drammi, ha puntualizzato Macron evocando anche la necessità di rafforzare “il controllo delle nostre frontiere esterne”. Una questione che l’Italia, posta in prima linea, “conosce bene”.
La candidatura di Roma per Expo 2030
La presidente del Consiglio prova a portare dalla sua la Francia che nella corsa all’Esposizione universale sembra schierata con l’Arabia Saudita di Mohammad bin Salman. Al momento, Riad – con l’appoggio francese dell’Eliseo appare favorita per la corsa a Expo 2030 con una settantina voti, mentre la Capitale segue a quota 50. In fondo alla classifica c’è al momento la sud-coreana Busan, mentre è stata esclusa l’ucraina Odessa.
“Sono onorata di essere qui, crediamo nella candidatura di Expo 2030”, ha dichiarato Meloni intervenendo all’assemblea del Bureau international des expositions (Bie), a Parigi. “È un compito difficile ed emozionante. Spero di convincervi a scegliere Roma, scegliere l’Italia”, ha sottolineato la premier aggiungendo: “Roma è la città universale per eccellenza, la prima megalopoli della storia, che ha vissuto e continua a vivere rigenerandosi costantemente. È stata la capitale del dialogo tra le grandi religioni monoteiste e ospita dozzine di organizzazioni internazionali”, ha proseguito ricordando come la città sia “una capitale della cultura, uno dei più grandi poli universitari del mondo, nonché di centri di ricerca e tecnologia all’avanguardia”.
E ancora “l’Expo di Roma non si concluderà dopo i suoi sei mesi di esposizione. I padiglioni – ha proseguito Meloni – rimarranno a disposizione di tutte le Nazioni che ne faranno richiesta, per consentire loro di mantenere una propria rappresentazione, di istituire centri di ricerca e tecnologia, di conservare uno spiraglio di dialogo. La nostra eredità, l’eredità dell’Esposizione Universale in Italia, mira a costruire un percorso di progresso per la comunità internazionale; per mostrare che i nostri obiettivi per il millennio possono essere raggiunti, che non sono solo parole e che il rapporto tra le persone e il loro ambiente può essere davvero migliorato lavorando insieme”. “Scegliere di ospitare l’Expo 2030 a Roma significa scegliere tutto questo”, ha concluso la presidente del Consiglio citando Wolfgang Goethe, il quale scriveva che a Roma “si intreccia l’intera storia del mondo”. Se la premier avrà convinto a votare per Roma, lo sapremo il prossimo novembre.