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Meloni-Draghi passaggio della campanella, primo CdM. Scintille sulla possibile nomina del sottosegretario filo-Putin alla Farnesina

Imagoeconomica

Nel Salone dei Galeoni si è tenuto il tradizionale passaggio di consegne tra ex e nuovo Presidente del Consiglio. Al termine di un insolitamente lungo (un’ora e mezza) ma molto cordiale colloquio, Mario Draghi ha passato la campanella a una Giorgia Meloni visibilmente emozionata, lasciando ufficialmente alla nuova Premier la guida di Palazzo Chigi.

A un anno e otto mesi di distanza dalla telefonata ricevuta dal Presidente della Repubblica, Draghi esce dunque di scena. E lo fa dopo aver gestito partite fondamentali per la sopravvivenza del Paese: dalla campagna vaccinale al Pnrr fino all’ultima scommessa – la trattativa sul prezzo del gas a Bruxelles – vinta in extremis due giorni fa. 

L’Italia saluta uno dei premier più autorevoli che abbia avuto nella sua storia, un Presidente del Consiglio che ha avuto il merito di riportare il Paese al centro della scena europea, garantendogli quella credibilità e quella fiducia che mancavano da anni.

Insieme alla campanella, Giorgia Meloni raccoglie dunque un’eredità importante e dovrà dimostrare di esserne all’altezza sin da subito date le numerose urgenze che il suo Governo si troverà ad affrontare. 

Si riunisce il Consiglio dei ministri

Dopo la cerimonia del passaggio di consegne si riunisce per la prima volta il nuovo Consiglio dei ministri del Governo Meloni. All’ordine del giorno la nomina di Alfredo Mantovano a sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Tante e tutte difficilissime le partite che i nuovi ministri dovranno giocare: dalle bollette alla legge di Bilancio, passando per gli obiettivi del Pnrr, le pensioni, la Giustizia e via dicendo. 

Sottosegretari: fa rumore la possibile nomina di Valentini agli Esteri

Portati a casa i ministri, tocca a sottosegretari e viceministri. Ma la polemica è dietro l’angolo. La volontà della neo Premier Giorgia Meloni è quella di chiudere anche questa partita nei prossimi 10 giorni. Anche in questo caso potrebbe però sorgere un problema con Forza Italia che, dopo l’affare relativo al ministero della Giustizia alla fine assegnato a Nordio e non a Casellati nonostante le fortissime pressioni di Berlusconi, si aspetta compensazioni di peso. Come da tradizione, la lista dei pretendenti è molto lunga. Numeri alla mano a Fi potrebbero spettare 7-9 posti, compresi i “vice”. Prima tra tutte la nomina a viceministro della Giustizia di un suo uomo (si parla di Francesco Paolo Sisto). Ma a far rumore nelle ultime ore è un’altra poltrona, quella di sottosegretario agli Esteri. Forza Italia vorrebbe infatti inserire in quella casella l’ex deputato Valentino Valentini, molto vicino alla capogruppo Licia Ronzulli. Il problema però riguarda i precedenti: perché dopo i tentativi di recuperare il terreno perso a livello internazionale a causa delle parole pro-Putin di Silvio Berlusconi, Meloni potrebbe ritrovarsi nuovamente in imbarazzo. Come racconta Repubblica, Valentini è stato per anni l’ufficiale di collegamento azzurro con la Russia, un ruolo che non è passato inosservato e che secondo molti osservatori renderebbe inopportuno un suo incarico agli Esteri. Non a caso, Valentini, vicepresidente vicario uscente dei deputati forzisti, è riapparso di recente in tv a difendere l’ex premier dagli attacchi per gli audio rubati filoputiniani. Anche in questo caso però potrebbe esserci una trattativa: Valentini potrebbe essere spostato alla Difesa nel ruolo di viceministro, poltrona importante, ma lontana dagli occhi stranieri.

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Categories: Politica