La premier Giorgia Meloni boccia alla Camera gli accordi per il nuovo governo dell’Ue, e alla vigilia del Consiglio chiede di non imporre una “maggioranza fragile”: “La logica del consenso viene scavalcata da quella dei caminetti – ha sottolineato – dove una parte decide per tutti. Inaccettabile trattare gli incarichi prima del voto “. Per Meloni dalle urne “è arrivato un messaggio chiaro e non intendiamo farlo cadere nel vuoto”. Parlando di migranti, la premier ha quindi chiesto che rimangano una priorità e che i flussi non siano gestiti dalle mafie. Poi ha ricordato la morte di Satman “orribile e disumana, con un atteggiamento schifoso del suo datore di lavoro”. E tutti i deputati si sono alzati in piedi per applaudire. Ai ministri che nel frattempo erano rimasti seduti, la presidente del Consiglio ha detto, sollecitandoli: “Raga’, alzateve pure voi”.
Meloni contro la Ue: ecco cosa ha detto
“Personalmente non conosco alternative alla democrazia, e mi batterò sempre contro chi vorrebbe sublimare, in questo caso anche a livello europeo, una visione oligarchica e tecnocratica della politica e della società. Non mi stupisce che qualcun altro lo faccia, in alcuni casi perché appartiene alle sue basi culturali, in altri casi perché è una lettura che consente di tentare di mantenere un potere anche da posizioni di debolezza”, ha sottolineato la premier. “Non mi stupisce che quest’approccio sia emerso prima, durante e dopo la campagna elettorale – ha aggiunto – Ma è un elemento che non può lasciarci indifferenti, soprattutto in un’Aula parlamentare. Perché nessun autentico democratico, che creda nella sovranità popolare, sancita dall’articolo 1 della Costituzione, può in cuor suo considerare accettabile che in Europa si tentasse di trattare sugli incarichi di vertice ancor prima che i cittadini si recassero alle urne. Poi ci si chiede perché i cittadini non considerino importante andare a votare”.
“Dirò come sempre quello che penso – ha continuato Meloni – Non mi pare sia emersa finora la volontà di tenere conto di ciò che i cittadini hanno detto nelle urne. Nel metodo e nel merito. Relativamente al merito, mi sono permessa di far notare che consideravo surreale che nella prima riunione, seppure informale, del Consiglio Europeo successiva alle elezioni, alcuni si presentassero direttamente con le proposte di nomi per gli incarichi apicali, frutto delle interlocuzioni tra alcuni partiti, senza neanche fingere di voler aprire una discussione su quali fossero le indicazioni arrivate dai cittadini con il voto. Perché prima di discutere chi debba fare cosa, andrebbe discusso la cosa vogliamo fare, e solo successivamente andrebbe scelta la persona migliore per concretizzare quelle indicazioni. E questo mi porta al metodo. Come se i cittadini non avessero dato un’indicazione diversa, in queste ore come in campagna elettorale, da più parti si è sostenuto che non si debba parlare con alcune forze politiche che in queste elezioni sono, guarda un po’, quelle che hanno visto crescere il loro consenso”.
“Allora su questo consentitemi di fare un passo indietro. Le istituzioni europee, in passato, non sono mai state pensate in una logica di maggioranza e opposizione. Sono state pensate come soggetti neutrali, capaci di garantire così tutti gli Stati membri, indipendentemente dal colore politico del governo di quegli Stati membri. Così gli incarichi apicali, presidente del consiglio, della commissione, del Parlamento, più Alto Rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, sono stati normalmente affidati tenendo in considerazione i gruppi con la dimensione maggiore – e quindi tenendo in considerazione il responso elettorale – indipendentemente da possibili logiche di maggioranza o opposizione. Perché la logica della maggioranza e dell’opposizione si materializza nel parlamento, con maggioranze che, tra l’altro, cambiano da dossier a dossier data la complessità del quadro europeo”, ha lamentato Meloni.
Futuro della Ue dopo il voto, l’affondo di Meloni
“Oggi si sceglie di aprire uno scenario completamente nuovo. E la logica del consenso, su cui si sono sempre basate gran parte delle decisioni europee, viene scavalcata dalla logica dei caminetti nei quali alcuni pretendono di decidere per tutti, sia per quelli che sono della parte politica avversa, sia per quelli di nazioni considerate troppo piccole per essere degne di sedersi ai tavoli che contano. Una sorta di conventio ad excludendum in salsa europea, che a nome del Governo italiano ho apertamente contestato e che non intendo accettare”.
“Se vogliamo rendere un buon servizio all’Europa e alla sua credibilità, dobbiamo dimostrare di aver compreso gli errori del passato e avere in massima considerazione le indicazioni che sono arrivate dai cittadini con il voto. E se anche qualcuno preferisce ignorarle, quelle indicazioni sono molto chiare: i cittadini chiedono un’Europa che sia più concreta e che sia meno ideologica. Ma l’errore che si sta per compiere, con l’imposizione di questa logica, e di una maggioranza, tra l’altro, fragile e destinata probabilmente ad avere difficoltà nel corso della legislatura europea, è un errore importante – ha concluso – Non per la sottoscritta, o per il centrodestra, e neanche solo per l’Italia, ma per un’Europa che non sembra comprendere la sfida che ha di fronte, o che la comprende ma preferisce in ogni caso dare priorità ad altre cose. Né intendo sostenere una tesi diversa da quella nella quale credo, semplicemente per chiedere in cambio un ruolo che all’Italia spetta di diritto. Non mi addentrerò, lo comprenderete, nel merito delle tante interlocuzioni che in questi giorni sto avendo, che continuerò ad avere. Voglio limitarmi a dire che abbiamo chiesto e torneremo a chiedere un cambio di passo politico, prima di tutto. In linea con il messaggio dato dalle urne”.
Il monito di Mattarella
Giorgia Meloni ha suscitato critiche per i suoi movimenti controversi all’interno dell’Unione europea, evidenziando la sua incapacità di navigare con successo nei contesti diplomatici internazionali. La sua coalizione ha mostrato divisioni interne e mancanza di sostegno da parte degli alleati europei, compromettendo così la posizione dell’Italia nei negoziati cruciali. A mitigare le sue modalità spigolose, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha dichiarato: “La Ue non può prescindere dall’Italia”. Questa affermazione del presidente suggerisce che il nostro Paese, in quanto membro fondatore dell’Unione europea, deve giocare un ruolo centrale anziché essere marginalizzato. È soprattutto un avvertimento alla premier affinché mantenga aperto il dialogo con i partner europei anziché agire unilateralmente, assicurando così che l’Italia mantenga una posizione forte e influente nell’arena europea.
Il Quirinale ha espresso inoltre la speranza che le decisioni prese nei vertici europei promuovano un clima di serenità e favoriscano una larga convergenza su questioni cruciali per l’Unione.
Aggiornato alle ore 9:10 del 27 giugno 2024