Riforma fiscale, salario minimo, ammortizzatori sociali, reddito di cittadinanza. E ancora il presidenzialismo, l’attacco dell’estrema destra al Cgil e la minaccia anarchica, la denatalità e la violenza sulle donne. Sono gli argomenti trattati dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel corso del suo intervento al congresso della Cgil di Rimini, prima Premier a presenziare all’evento del sindacato da 27 anni a questa parte. L’ultimo era stato Romano Prodi nel ’96.
Meloni è stata accolta da alcune contestazioni organizzate dal gruppo della minoranza interna della Cgil. Fuori dal palacongressi sono stati issati striscioni con su scritto: “Meloni: non in nostro nome. Cutro: strage di Stato”, circondati da peluche. Dentro, quando Meloni è salita sul palco, dalla platea qualcuno dei presenti ha intonato “Bella Ciao”.
La Premier ha risposto ringraziando tutta la Cgil, anche “chi mi ha contestato con slogan efficaci, anche se non sapevo che Chiara Ferragni fosse una metalmeccanica”. Il riferimento è al “pensati sgradita” con cui i contestatori avevano parafrasato la stola utilizzata da Ferragni a Sanremo.
“Mi sento fischiata da quando ho 16 anni. Potrei dire che sono Cavaliere al merito su questo”, ha commentato Meloni, che poi ha aggiunto: “Non mi sottraggo a un contesto sapendo che è un contesto difficile. Non mi spaventa. La ragione per cui ho deciso di essere qui è più profonda. Oggi si celebra la nascita della nostra nazione. La contrapposizione è positiva, ha un ruolo educativo, l’unità è un’altra cosa, è un interesse superiore, è il comune destino che dà un senso alla contrapposizione”, ha spiegato.
Meloni al congresso della Cgil su salari e riforma fiscale
La Presidente del Consiglio è poi passata ai temi principali del suo intervento: “I salari sono bloccati da 30 anni – ha detto – dato scioccante perché l’Italia ha salari più bassi di prima del ’90 quando non c’erano ancora i telefonini. In Germania e Francia sono saliti anche del 30%. Significa che le soluzioni individuate sinora non sono andate bene e che bisogna immaginare una strada nuova che è quella di puntare tutto sulla crescita economica”. La risposta? “Puntare sulla crescita”. “Veniamo da un mondo in cui si pensava di abolire la povertà e creare lavoro per decreto – ha spiegato – Oggi qualcuno chiede che sia lo Stato, per legge, per decreto a creare un salario elevato. Ma le cose non stanno così e lo abbiamo visto: la ricchezza la creano le aziende e i loro lavoratori, lo Stato deve fare le regole. E la sfida è mettere aziende e lavoratori nelle condizioni migliori per crearla e farla riverberare su tutti”.
È questa la visione che sta alla base della riforma fiscale approvata ieri dal consiglio dei ministri, una riforma “che a mio avviso è stata frettolosamente bocciata da alcuni”, ha detto Meloni riferendosi proprio alla Cgil.
La riforma fiscale, ha sottolineato, “si concentra sui più fragili, sul ceto medio“. Poi la Presidente del Consiglio ha elencato gli obiettivi della delega, senza però parlare delle coperture e delle risorse necessarie per finanziare le misure previste: “Una diminuzione progressiva delle aliquote Irpef, che non vuol dire far venire meno la progressività ampliando sensibilmente lo scaglione di chi rientra nella prima aliquota per ricomprendere nel suo interno molti lavoratori dipendenti; l’introduzione anche per i dipendenti di una tassa piatta agevolata sugli incrementi di salario: il riconoscimento del principio del merito; rendere deducibili benefici come trasporto, istruzione e rendere monetizzabili i fringe benefit ad esempio nel caso della nascita di un figlio; vogliamo che i contributi dei lavoratori agli enti bilaterali siano deducibili e detassare le loro iniziative a favore dei lavoratori; allineare i lavoratori dipendenti e pensionati sul livello più alto di no-tax area; abbassare gradualmente l‘Ires“.
Meloni al congresso Cgil: “No al salario minimo, sì all’estensione dei contratti collettivi”
La Presidente del Consiglio ribadito la sua contrarietà all’introduzione del salario minimo, avallata invece dalla Cgil. “Non è la strada giusta, favorirebbe i soliti”, ha affermato. “Possiamo provare a lavorare insieme a un sistema di ammortizzatori sociali universale che tuteli allo stesso modo chi perde il lavoro, sia esso un lavoratore autonomo, dipendente, o cosiddetto atipico. Dare a tutti le migliori garanzie possibili ma che siano le stesse. Garantire gli stessi diritti. Non garantire una cittadella di garantiti”, ha detto Meloni che sul salario minimo ha aggiunto: “La fissazione per legge di un salario minimo rischia di non diventare una tutela aggiuntiva ma sostitutiva. Si finirebbe di fare un altro favore alle concentrazioni economiche“.
Per Meloni la soluzione giusta è invece quella di estendere “la contrattazione collettiva. Non ci devono essere lavoratori di serie A e lavoratori di serie B. Chi merita la delega sindacale e chi no”. La Premier ha poi ricordato di avere destinato “300 milioni di euro per un più significativo stipendio per i lavoratori della scuola” e ha confermato l’intenzione di “innalzare le pensioni più basse e di tagliare di 2 punti percentuali il cuneo fiscale che il governo precedente aveva immaginato finisse quest’anno”, ha detto: “
Meloni sul reddito di cittadinanza: “Ha fallito”
La numero uno di Palazzo Chigi ha ribadito la bocciatura senza appello del Reddito di cittadinanza: “Ha fallito gli obiettivi per cui era nato perché a monte c’è un errore: mettere nello stesso calderone chi poteva lavorare e chi non poteva lavorare, mettendo insieme politiche sociali e politiche attive del lavoro”.
Meloni ha dunque rivendicato “l’abolizione del reddito di cittadinanza per chi non vuole lavorare. È doverosa”- ha detto. Poi, rispondendo a Landini che si chiedeva “che hanno fatto i poveri al Governo?”, la Premier ha affermato: “Non vogliamo mantenerli nella condizione di povertà. L’unica strada per raggiungere questo obiettivo è quella del lavoro. Il reddito – ha aggiunto – era previsto come strumento transitorio. Ebbene ci sono persone che lo percepiscono da tre anni e sono più povere di prime. Questa misura ha fallito. Io non credo che chi è in grado di lavorare debba essere mantenuto dallo Stato con i soldi di chi lavora duramente e percepisce uno stipendio poco più alto del reddito”.
Meloni su attacchi alla Cgil e gli anarchici
“Credevamo che il tempo della contrapposizione ideologica feroce fosse alle nostre spalle e invece in questi mesi, purtroppo, mi pare che siano sempre più frequenti segnali di ritorno alla violenza politica, con l’inaccettabile attacco degli esponenti di estrema destra alla Cgil” e le azioni “dei movimenti anarchici che si rifanno alle Br”. Parole che sono riuscite a strappare un breve applauso alla platea.
“È necessario che tutte le forze politiche, sindacati e corpi intermedi combattono insieme contro questa deriva”, ha detto la presidente del Consiglio che ha ricordato Marco Biagi, a due giorni dall’anniversario del suo assassinio per mano delle Nuove Brigate Rosse.
Presidenzialismo, piano Mattei e “glaciazione demografica”
“Stiamo affrontando la glaciazione demografica, per affrontare questo problema, penso che la sfida sia quella di un piano economico e culturale, imponente, per rilanciare la centralità della famiglia”, ha affermato Meloni. L’obiettivo è partire “dal sostegno al lavoro femminile, agli incentivi a chi assume donne e neo mamme, con strumenti di conciliazione casa-lavoro e una tassazione che torni a tenere conto alla composizione del nucleo familiare”.
“Confido che nei prossimi anni possano anche aprirsi settori nuovi legati alle strategie anche industriali che stiamo creando. C’è stata una mancanza di visione in questo senso che ha frenato l’Italia e che ci ha legato troppo ad alcuni Paesi”, ha detto la premier spiegando che “intendiamo invece trasformare l’Italia nell’hub di approvvigionamento energetico d’Europa, del Mediterraneo, con il piano Mattei che è un modello di collaborazione non predatoria e per aiutare i paesi africani a vivere bene”. Il piano Mattei, assicura “è la risposta più umana contro l’immigrazione”. Meloni ha poi rilanciato la riforma presidenzialista, uno dei cavalli di battaglia di FdI in campagna elettorale: “Se in passato non c’è stata una chiara scelta su politiche industriali è perché la politica ha avuto un orizzonte breve. Una politica industriale di lungo periodo non può essere accompagnata da governi che durano qualche mese”, ha detto la Premier, aggiungendo che “Non ci rendiamo conto di quanto abbiamo pagato in questi anni la nostra instabilità politica, in termini di affidabilità internazionale, in termini di concentrazione delle energie e delle risorse su grandi obiettivi strategici. Questa è la ragione per cui continuo a essere certa che una riforma in senso presidenzialista, o comunque un elezione diretta del vertice dell’esecutivo, sia, per rispetto della volontà popolare ma anche per stabilità, una delle più potenti misure di sviluppo che possiamo immaginare per questa nazione”.