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Mele Val di Non: ora si punta su Spagna, Vietnam e Thailandia

“I cambiamenti climatici negli ultimi anni ci stanno creando danni, ma al momento la Val di Non rimane un ambiente ideale per la coltivazione delle mele”. A parlare è Michele Odorizzi, presidente di Melinda, uno dei brand più riconoscibili d’Italia, un consorzio fondato 30 anni fa che raggruppa 16 cooperative del Trentino, sotto le quali lavorano 4.000 aziende agricole familiari. Nei quasi 7.000 ettari di meleti della Val di Non e della Val di Sole, lungo la strada che da Trento, andando verso Nord-Ovest, porta verso i Parchi naturali dell’Adamello Brenta e dello Stelvio, viene raccolto in media un quinto delle mele di tutta Italia. Melinda, prima mela italiana ad ottenere il riconoscimento DOP nel 2003, fa girare l’economia di tutta la zona, visto che offre lavoro ad altre 1.300 persone al di fuori del consorzio, generando un indotto che per il 70% viene reinvestito proprio nelle valli del Trentino. Non mancano però le difficoltà, ad incominciare dai cambiamenti climatici che hanno penalizzato la stagione 2018: “Abbiamo fatturato solo 85 milioni ed è un dato anomalo. Di solito fatturiamo circa 250 milioni”. Dalla sfida della sostenibilità a quella della spietata concorrenza estera, fino al boom delle ciliegie, Odorizzi racconta tutto nell’intervista rilasciata a First&Food.

Presidente, la produzione e la qualità delle mele della Val di Non sono strettamente legate alle caratteristiche climatiche di quel territorio: i cambiamenti climatici potrebbero alterarne le condizioni e mettere a rischio l’attività?

“Negli ultimi anni i cambiamenti climatici hanno creato qualche danno alla produzione, che noi difendiamo solo parzialmente attraverso le reti antigrandine. Ma al momento la valle rimane un ambiente ideale dove le condizioni sono perfette per la coltivazione delle nostre mele dal bollino blu: eventuali danni fanno parte della vita quotidiana. La Val di Non è infatti caratterizzata da una combinazione di caratteristiche pedo-climatiche perfette per la coltivazione della mela”.

Cosa ha di così speciale questo territorio?

“Si tratta di un territorio che va dai 400 ai 1.000 metri sopra il livello del mare, una valle raccolta tra catene montuose che la proteggono dalle fredde correnti del Nord favorendo un clima temperato e soleggiato. I ghiacciai in quota offrono inoltre acqua irrigua fresca e pura, anche in estate, e il terreno roccioso di Dolomia fa crescere frutti dalla polpa croccante e saporita. Infine le precipitazioni concentratetra fine autunno e primavera, con abbondanti nevicate invernali e molto scarse durante il periodo di crescita, maturazione e raccolta dei frutti, garantiscono un’ottimale biosintesi naturale, sia di fruttosio sia di acido malico. Le forti escursioni termiche giornaliere (anche di 15 °C) durante il periodo della raccolta favoriscono la colorazione della buccia e la fragranza della polpa”.

Oltre ai fattori climatici, che fanno parte del gioco, non vi preoccupa anche la concorrenza estera? Rispetto a 30 anni fa, quando Melinda è stata fondata, il mercato è cambiato. Il vostro brand è consolidato in Italia, ma quale è la vostra quota di export?

“La nostra quota export è oggi intorno al 25-30%. E’ indiscutibile che la competizione degli altri produttori europei si faccia sentire sempre più forte. L’annuncio di una produzione di mele tra le più alte di sempre nel continente ha condizionato in termini generali tutte le quotazioni, con la Polonia che ha fissato un prezzo decisamente basso, creando un danno in tutti gli altri mercati europei. Oltre a supportare in ogni modo la vendita delle proprie mele, sia in Italia che all’estero, il consorzio sta cercando la strada per l’apertura di nuovi mercati, sebbene il quadro futuro sia in ogni caso, in termini generali, positivo, sia per qualità superiore delle nostre mele che per la riconosciuta professionalità del consorzio stesso”. 

Nello specifico, quale è la vostra strategia sui mercati internazionali?

“Il mercato russo come sappiamo per ora resta chiuso. Nei mercati nordafricani, in passato molto importanti, non si riescono più ad esportare volumi significativi. Grazie al supporto delle associazioni di categoria, si sta lavorando per raggiungere commercialmente nuovi mercati come per esempio quelli asiatici tra cui Vietnam, Taiwan e Thailandia.  Recentemente abbiamo investito in una campagna pubblicitaria in Spagna, proprio perché è un Paese molto simile all’Italia nei costumi, nei gusti e nella capacità di valorizzare la frutta di maggior qualità. E non solo, c’è una comunanza anche nelle scelte varietali: fra le mele più consumate spicca infatti la Golden della quale Melinda è produttore di riferimento per la qualità. Infine, in occasione della recente partecipazione a Fruit Logistica di Berlino, Melinda ha incontrato i rappresentanti europei del ‘club delle nuove varietà’, fra le quali, oltre alla ormai celebre Evelina, anche Sweetango, Isaaq, Kissabel, Fengapi-Tessa, Gradisca, Kizuri-Morgana e Opal. L’obiettivo di questa sinergia globale tra operatori è quello di individuare percorsi strategici dove il consorzio punta a posizionare i prodotti delle valli del Trentino nel mercato internazionale”.

Quanto ha fatturato nel 2018 il consorzio?

“Il totale è stato di 85 milioni, ma questo dato è appunto frutto di una stagione anomala. Di solito, il fatturato si aggira mediamente intorno ai 250 milioni. Produciamo all’incirca 440mila tonnellate di mele ogni anno, nelle annate normali”.

Da qualche anno, avete allargato il vostro business ad altri frutti: fragole, frutti di bosco, ciliegie. Come procedono questi settori? Stanno compensando le difficoltà nella produzione di mele?

“La produzione più significativa resta quella delle ciliegie, anche perché la domanda è in crescita. Le nostre ciliegie sono infatti peculiari proprio per la tipologia di collocamento geografico e climatico: la produzione di quest’anno sarà cospicua e di alta qualità, così come lo è stata quella del 2018. Sul ‘progetto ciliegia’ stiamo dedicando attenzione e risorse. Il potenziamento ad esempio della selezionatrice automatica presente presso la Cooperativa Cocea, con quattro nuove linee di lavorazione e un nuovo svuotatore automatico, oltre ad aumentare la possibilità di selezionare e confezionare le ciliegie in modo tempestivo ed efficiente, porterà la capacità di lavorazione da 40 tonnellate a 70 tonnellate al giorno: questo si traduce nell’ottimale gestione dei momenti di punta della raccolta, senza alcuna dispersione del ciclo. Ci aspettiamo quindi un 2019 positivo, con un raccolto in linea con quello della stagione scorsa già particolarmente generosa, con quantitativi che sono stati, solo in Val di Non, di oltre 1.150 tonnellate, alle quali si sono aggiunte circa 330 tonnellate prodotte in altre valli trentine”. 

Per affrontare le sfide della sostenibilità e di un mercato che chiede sempre più qualità, investire nella ricerca è fondamentale: quante risorse destina il consorzio alla ricerca e innovazione? 

“Il consorzio Melinda dedica ogni anno importanti risorse alla ricerca e sviluppo in ogni ambito delle proprie attività. Dal 2016 ad esempio stiamo procedendo all’ampliamento delle ‘Celle Ipogee’, grotte scavate nelle rocce dolomitiche dove vengono tenute al fresco le mele in modo sostenibile: sono 34 e consentono di stivare oggi 30.000 tonnellate di mele, con un risparmio di circa 1,9 GW/h, che corrisponde all’energia elettrica utilizzata da 2.000 trentini in un anno. E’ il nostro progetto più importante nell’ambito della sostenibilità, per la quale in totale ad oggi sono stati investiti oltre 25 milioni di euro. La sostenibilità è trasversale a tutte le aree di produzione: recentissimo è per esempio l’investimento di circa 800.000 euro per la sostituzione di tutti i neon nei 19 stabilimenti di Melinda, portando alla riduzione della potenza impegnata da circa 900 Kwh a poco più di 400 Kwh, per un risparmio energetico che si aggirerà intorno agli 1,2 milioni di Kwh all’anno (circa 200.000 euro). Altro intervento di rilievo è l’adozione, in tutti i 19 impianti frigo, del sistema di condensazione variabile, rispetto a quello tradizionale. In questo caso l’impiego di circa 600.000 euro consentirà la riduzione dei consumi di energia di circa 1 milione di Kwh annui. È in fase di avvio poi, la sperimentazione del sistema di condensazione ad acqua nella cooperativa COCEA, situata a Segno di Predaia, vicino a MondoMelinda. Questa innovativa soluzione replica l’esperienza in ipogeo, consentendo di migliorare il rendimento dell’impianto e quindi di ottimizzarne l’efficienza energetica. Siamo infine produttori di circa 6 milioni di Kwh di energia da fotovoltaico, che costituiscono circa il 15% del nostro fabbisogno”. 

Novità anche per la distribuzione?

“Sì, abbiamo creato un innovativo packaging in Biopap, fornito in esclusiva al consorzio dalla ditta Ghelfi Ondulati. Si tratta di una innovativa confezione da 4 mele in pura cellulosa prodotta in Italia, biodegradabile, compostabile e riciclabile. Altro nuovo materiale ecocompatibile utilizzato dal consorzio è il ‘Film in pla’, una bioplastica che deriva dalla lavorazione del mais, biodegradabile e compostabile, che vanta i certificati DIN EN 13432 (7H0052) e TŰV Austria OK BIOBASED (S206). Questo film, utilizzato per isolare le mele dall’atmosfera esterna, è in grado di mantenere inalterata la freschezza del prodotto, ma riduce in modo rilevante l’impronta ambientale di questa tipologia di confezione”.  

Melinda non è solo frutta ma anche prodotti trasformati, commercializzati in partnership con altri player: quali novità avete lanciato di recente? 

“L’ampliamento della gamma di proposte a marchio Melinda è continua. I processi di trasformazione delle mele proseguono nell’ottica di un ampliamento continuo della gamma integrando la lavorazione della mela con altre tipologie di frutta trasformata come le fragole e i frutti tropicali: recentemente è nata ad esempio Melinda Squeez, passata 100% naturale, priva di conservanti, coloranti e zuccheri aggiunti, venduta in simpatiche confezioni a forma di mela, di grande attrazione per i più piccoli, e disponibile in più gusti. Nel 2019 abbiamo anche lanciato ‘Piùchemela!’, la purea di mele Melinda 100% integrale. E’ noto da tempo poi che le nostre mele siano state richieste da una realtà importante come Autogrill per valorizzare il prodotto “Dolcemela”, che ci dà visibilità. In futuro prevediamo di continuare lo sviluppo dei trasformati per soddisfare sempre al meglio le nuove esigenze di consumo del nostro cliente finale attraverso una mela ‘rivisitata’ in svariate forme”.

Dal 2017 avete lanciato la campagna Bio: ci punterete sempre di più?

“È ormai dal 2008 che il consorzio Melinda vanta fra le proprie produzioni una percentuale di prodotto biologico, e nel 2017 abbiamo approvato il potenziamento del piano Bio, grazie al quale ci prefiggiamo di raggiungere 500 ettari di terreno da agricoltura biologica entro cinque anni. Questo significa circa il 10% delle nostre produzioni. Attualmente siamo i produttori trentini con i maggiori volumi di mele biologiche e già a partire da quest’anno saranno oltre 300 gli ettari Bio in produzione. Risultato questo che non è di certo un punto d’arrivo, bensì soltanto una base di partenza per pianificare ulteriori conversioni dalla produzione integrata a quella biologica”.   

Melinda è da sempre campione di comunicazione: molti italiani ricordano il ritornello della storica campagna pubblicitaria lanciata sin dagli anni ’90. Ma quanto investite ogni anno in promozione e quali sono le iniziative in cantiere? 

“Il marchio debuttò in tv nei primi anni Novanta con lo spot al quale lei allude, e Melinda divenne subito la mela più famosa d’Italia. Fu un progetto vincente, che oggi può orgogliosamente definirsi “avveniristico” e che ha permesso al marchio di diventare un modello emblematico e di studio. Le iniziative in comunicazione sono molto ampie. Dalle campagne in tv alle semplici sponsorizzazioni sportive, dal presidio del punto vendita alla ricerca di nuove alleanze sul territorio. Mediamente ogni anno investiamo circa il 3% del fatturato in attività di marketing e comunicazione. Ultimamente comunichiamo la mela insieme al nostro territorio, cercando di collaborare sempre di più con gli altri comparti non agricoli e in particolare quello del turismo. Da qui è nata anche l’idea del Golden Theater, un modo innovativo e coinvolgente per promuovere le radici dei nostri prodotti passando attraverso l’unicità delle nostre valli”. 

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