I primi dieci anni alle spalle, i prossimi dieci anni davanti: come cambia il Maxxi, il Museo nazionale delle Arti del XXI Secolo? Lo abbiamo chiesto a Giovanna Melandri, presidente della Fondazione MAXXI, che lo ha preso in mano nel 2012 e lo ha lanciato partendo quasi da zero. Oggi il Maxxi ha numeri da stadio, con ingressi e biglietti venduti superiori al periodo pre-pandemia. “Il green pass obbligatorio e le regole a protezione dei visitatori ci hanno aiutato. Il pubblico si sente sicuro”, spiega Melandri. E Il futuro “è un cantiere, quello di un museo che elabora, sperimenta e innova”. Le novità in arrivo sono molte: dopo il successo di Salgado sono in rampa di lancio nuove mostre, ma c’è anche l’accordo con Fremantle e la serie in video (si parte con cinque puntate) che farà parlare artisti come Battaglia, Piovani e Pistoletto. E poi l’upgrade energetico del complesso progettato da Zaha Hadid e la spinta alla decarbonizzazione, primo tra i musei italiani. E il progetto di Digital Innovation Hub in un’area al momento non utilizzata e altro ancora. Ecco, nelle parole di Giovanna Melandri, il MAXXI del futuro.
Il MAXXI ha compiuto i primi dieci anni e il MAXXI L’AQUILA, nel frattempo, è diventato una realtà.
“Il nostro primo decennale, anche se non fosse caduto in piena pandemia, non sarebbe stato comunque un’occasione meramente celebrativa. Siamo un museo-laboratorio, un organismo pulsante, dove ogni giorno si incontrano e si fondono l’estro di artisti, architetti, maestri della fotografia, un pubblico attento e curioso, educatori, formatori, intellettuali e professionisti interessati al confronto delle idee, al dialogo tra diverse discipline e linguaggi espressivi. L’esatto contrario di un freddo luogo espositivo. Quando si stacca il biglietto d’ingresso al MAXXI si intraprende un viaggio, un viaggio nella bellezza degli spazi e delle opere, nella circolazione di un pensiero critico che attinge dalla creatività artistica per esplorare i grandi enigmi della condizione umana e delle nostre società. Lo choc della pandemia, non sembri un paradosso, ha come moltiplicato e arricchito questa vocazione, questo identikit del MAXXI come polo della conoscenza e della ricerca.
La nuova sede finalmente aperta all’Aquila, una città così emblematica nella recente storia italiana e così carica di cultura e di storia, rappresenta un traguardo di cui siamo orgogliosi: perché mette il MAXXI in linea con alcuni tra i maggiori musei internazionali di arti contemporanee e soprattutto perché manda un forte segnale di ripresa, di rinascita, di fiducia vorrei dire, per quella comunità duramente ferita dal sisma e per l’intera comunità nazionale alle prese con i lutti e i sacrifici portati dal coronavirus e oggi impegnata nella grande partita della ricostruzione. In particolare, i risultati dei primi sei mesi di attività sono incoraggianti: il MAXXI L’AQUILA ha registrato oltre 18mila visitatori e oltre duemila spettatori alle performance e agli eventi che si sono svolti. È un investimento, un progetto da cui, ne sono certa, verranno molti frutti perché alla base di tutto c’è la sinergia con le istituzioni e le eccellenze del territorio: dal Comune al Gran Sasso Science Institute, dal Munda (Museo nazionale d’Abruzzo) all’Accademia di Belle Arti, all’Università”.
Guardando ai prossimi dieci anni, quali sono le principali novità in arrivo?
“In questi primi 10 anni, come dicevo, il Museo si è trasformato, è diventato un dispositivo di ricerca, formazione, sperimentazione, innovazione. Con MAXXI L’Aquila, abbiamo dimostrato di avere capacità di progettazione. Ora, vorremmo realizzare in un’area attigua e sempre di pertinenza del museo, un nuovo spazio in cui far crescere il MAXXI del futuro.
Le 3 parole chiave sono sostenibilità, innovazione e inclusione. Vorremmo realizzare un centro di ricerca, sperimentazione e formazione in cui le più qualificate competenze nel mondo della creatività operino insieme alla comunità scientifica. Abbiamo anche in mente di destinare un grande spazio a verde pubblico. Con il Dipartimento Architettura, diretto da Margherita Guccione, stiamo lavorando a un grande progetto di rigenerazione urbana, che presenteremo a febbraio, in cui dialoghino ricerca artistica, scienza e tecnologia, sostenibilità”.
Più nell’immediato: le prossime mostre?
“Comincio col dire che il museo sta vivendo un momento di grande vitalità: il numero dei visitatori supera oggi quello record dei primi mesi dopo l’apertura (a ottobre e novembre c’è stata una media mensile di 35mila ingressi e 45mila biglietti venduti). L’entrata in vigore del green pass obbligatorio per accedere ai musei, lo scorso agosto, e tutte le norme precauzionali (misurazione della temperatura, mascherine, distanziamento, ecc) hanno aiutato: il pubblico si sente più sicuro e viene con entusiasmo al MAXXI. Mentre prima del Covid il 50% dei visitatori era internazionale, ora il 78% proviene dall’Italia e da Roma, e abbiamo molto rafforzato il rapporto con la città.
“In questo momento, l’offerta culturale è davvero ricca e diversificata: il pubblico può immergersi nella foresta amazzonica e nella sua bellezza incontaminata con la mostra fotografica Amazônia di Sebastião Salgado, può riflettere su temi controversi come la censura, il controllo delle immagini e l’informazione nella rete con The Purple Line di Thomas Hirschhorn, può perdersi tra i capolavori dei grandi maestri a cavallo del millennio in senzamargine. Può persino uscire dal museo e andare a visitare la straordinaria casa futurista di Giacomo Balla, aperta al pubblico per la prima volta lo scorso giugno grazie all’impegno del MAXXI e della la Soprintendenza Speciale di Roma Archeologia Belle Arti e Paesaggio e che, a grande richiesta, sarà visitabile per tutto il 2022.
“A metà dicembre poi, inauguriamo due importanti mostre: Cao Fei. Supernova, la prima personale in Italia dedicata a questa artista cinese tra le più interessanti della scena internazionale che lavora con la realtà virtuale, e Buone nuove. Donne in architettura che racconta attraverso una serie di case history il superamento dello stereotipo dell’architetto maschio a capo dello studio e l’evoluzione al femminile della professione”.
Il digitale e la multimedialità sono sempre più presenti nell’arte contemporanea. L’accordo con la casa di produzione Fremantle, anticipato nei giorni scorsi, conferma la volontà di presentare il MAXXI come un museo aperto, una finestra sull’arte e i suoi protagonisti alla portata di tutti. Ci può raccontare come è nato e come sarà articolato?
“L’accordo inedito con Fremantle è certamente un risultato di grande valore strategico e simbolico. Ma il varo di un comune progetto di qualità tra il nostro museo nazionale delle arti del XXI secolo e la società di produzione leader a livello mondiale per i programmi di intrattenimento, le serie televisive e i film d’autore (come L’amica geniale o È stata la mano di Dio, per citare solo due titoli) non è solo un fiore all’occhiello di cui fregiarsi. È il segno della credibilità, dell’autorevolezza e del magnetismo che il MAXXI ha saputo costruirsi, mattone su mattone, imparando dai successi quanto dalle delusioni, come centro dove le arti contemporanee sono davvero accessibili, dove i giovani incontrano il talento e le competenze si esprimono in modo circolare.
“Nei cupi periodi di lockdown il MAXXI ha puntato come nessun’altra istituzione culturale sul digitale diventando un piccolo broadcaster: con oltre duecento video, appositamente creati per portare la nostra collezione e le mostre nelle case, ha raccolto ben quindici milioni di visualizzazioni. L’arrivo di Fremantle negli spazi del MAXXI è quindi una tappa, e che tappa, di un lungo percorso. Sono in corso le riprese delle prime cinque puntate con altrettanti maestri di speciale caratura, che saranno fruibili dalla prossima primavera: la pluripremiata fotografa Letizia Battaglia, il pioniere dell’architettura sostenibile Mario Cucinella, il poliedrico architetto e designer Piero Lissoni, il compositore Premio Oscar Nicola Piovani e il maestro dell’Arte Povera Michelangelo Pistoletto. Sveleranno i segreti del “mestiere” e il processo creativo delle loro opere. Sarà un racconto intimo e, nel contempo, formativo: le loro origini, gli esordi, gli incontri, lo studio, il lavoro, il successo. Fremantle approda nella piazza e nelle gallerie disegnate dalla rimpianta Zaha Hadid per sottolineare ancor più che il MAXXI “reale” e il MAXXI “virtuale” sono due declinazioni del medesimo ambizioso progetto artistico e culturale”.
Un altro grande tema è quello del clima. La mostra di Sebastiao Salgado è stata una grande successo, cui sono stati collegati una quantità di eventi e presentazioni al Maxxi, l’ultimo con il ministro Cingolani. Cosa può fare il MAXXI sul tema del cambiamento climatico e della tutela del verde in una città come Roma afflitta, come tante metropoli da problemi ambientali?
La potenza attrattiva sprigionata come sempre da Sebastião Salgado in Amazônia va al di là della bellezza delle sue immnagini e dello spettacolare allestimento, anche sonoro, che catturano e avvolgono il visitatore. Salgado, che è stato più volte nostro ospite e interlocutore negli ultimi tempi, non si limita a descrivere magistralmente un mondo da proteggere e salvare, ci indica una strada, la strada della responsabilità individuale e della condivisione di diversi modelli di sviluppo. Per quanto ci riguarda, stiamo lavorando per l’upgrade energetico del museo, un museo ancora “adolescente” ma battezzato prima della scelta della de-carbonizzazione: il nostro obiettivo è diventare Net Zero. Come accennato, abbiamo in programma di realizzare un’area verde pubblica in un ampio spazio adiacente alla struttura museale: conterrà anche orti urbani e chiamerà a contribuire artisti, architetti paesaggisti, agronomi. Lo diciamo dall’inizio, e continuiamo a pensarlo: il MAXXI è un “cantiere”, un museo che elabora, sperimenta e innova di continuo i suoi ambienti e i suoi orizzonti.
Il MAXXI e Roma. I romani si sono riappropriati del MAXXI. E le istituzioni? Il cambio della guardia in Campidoglio può favorire una progettazione comune?
“È vero, lo dicono i numeri degli ingressi al museo: i romani stanno “scoprendo” il MAXXI e non può che darci soddisfazione e fiducia il fatto che i nostri concittadini abbiamo cominciato o ricominciato a frequentare il MAXXI, le sue mostre, i suoi spazi, il suo “cartellone” culturale. È una tendenza che riscontriamo anche negli eventi e nelle attività didattiche e formative”.
“I romani si sono accorti del MAXXI, e sono fiduciosa che se ne accorga anche la nuova amministrazione capitolina. Ora si potrà voltare pagina, ne sono convinta. Con Gualtieri e con la sua squadra, vorremmo finalmente si giungesse a realizzare un progetto di recupero e riuso delle ex caserme di via Guido Reni, nostre dirimpettaie. Quegli spazi, nella parte da destinare a finalità pubbliche, a mio avviso potrebbero trovare la migliore sistemazione come officina dell’innovazione grazie alla creazione di residenze per artisti, scienziati, ingegneri informatici, esperti dell’ambiente. Sarebbe una progettualità, alla quale il MAXXI è pronto a contribuire con slancio. A queste sfide guardano i nostri giovani, i nostri artisti, i nostri studiosi”.
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Ciao