Premessa dell’indagine Mediobanca R&S
L’indagine considera le situazioni semestrali a fine giugno 2012 delle 20 principali banche europee per totale attivo, compresi i due maggiori gruppi italiani. Si tratta di un parziale aggiornamento, che sconta il minore livello informativo dei rendiconti infrannuali, dell’indagine sulle maggiori banche internazionali pubblicata lo scorso giugno (www.mbres.it). Il panel qui considerato è costituito da quattro banche inglesi e quattro francesi, due ciascuno per Germania, Italia, Olanda, Spagna e Svizzera, un istituto danese ed uno svedese. Tutti i valori non in euro sono stati convertiti in euro utilizzando i cambi a fine giugno 2012. Per gli istituti che hanno provveduto alla diffusione dei propri rendiconti entro il 13 novembre 2012 sono riportati alcuni dati economici al 30 settembre 2012 (anch’essi convertiti in euro ai tassi di cambio del 30 giugno 2012).
I risultati economici
I principali gruppi bancari europei hanno chiuso i primi 6 mesi del 2012 con un utile aggregato di 26,1 miliardi di euro, in diminuzione del 30,2% rispetto al primo semestre del 2011, pari al 10,4% dei ricavi totali, 3,7 punti percentuali in meno sullo stesso periodo del 2011. Il margine di intermediazione è diminuito del 6% per la caduta del margine d’interesse (-3,4%) e soprattutto delle commissioni nette (-14,6%). Margine di interesse e commissioni risultano in calo anche rispetto al secondo semestre del 2011. Nonostante i costi operativi si siano contratti del 2,8%, il cost/income ratio è aumentato di 2 punti percentuali al 61,9%. Le perdite su crediti sono cresciute dell’1,1% e la loro incidenza sul totale ricavi è salita al 15,1% dal 14,1% del primo semestre 2011, lontano dal 27,5% del 2009. Il risultato corrente è caduto del 17,1%, al 23% dei ricavi. Gli oneri straordinari netti sono aumentati di circa 1,2 miliardi di euro e continuano a rappresentare una voce di costo importante (5,6% dei ricavi). Il minor risultato corrente ed i maggiori oneri straordinari hanno provocato la caduta del roe dal 7,2% al 4,9% su base annua.
Gli oneri straordinari nel primo semestre 2012
Di seguito si riassumono le principali voci una tantum che hanno riguardato il primo semestre 2012:
– Oneri da rivalutazione delle passività di propria emissione (fair value option): 11,4 miliardi, per lo più relativi agli istituti inglesi (RBS e Barclays con 3,7 miliardi ciascuno e HSBC con 1,7 miliardi) e svizzeri (Credit Suisse 1,3 miliardi e UBS 0,8 miliardi) 1;
– Accantonamenti su esposizioni verso il settore immobiliare spagnolo: spesati 4,2 miliardi, di cui 2,8 miliardi in carico a Santander (che nell’esercizio 2011 aveva già iscritto 1,8 miliardi) e 1,4 miliardi a BBVA. I due istituti stimano atri accantonamenti entro il 2012 per 5,4 miliardi di euro (3,2 miliardi BBVA e 2,2 miliardi Santander) 2;
– Rimborsi a clienti nel Regno Unito: 3,7 miliardi (7,6 miliardi nel periodo a raffronto), rivenienti da contenziosi avviati dalla clientela a fronte della vendita surrettizia di coperture assicurative su finanziamenti al consumo e mutui 3. Gli importi maggiori si riferiscono a Lloyds che ha accantonato sino ad ora 5,3 miliardi di euro, a fronte di un cumulo di 3,7 miliardi di rimborsi già pagati al 30 giugno 2012. Nel giugno 2012 è emersa una nuova area di possibili irregolarità relative alla vendita di derivati di copertura sul rischio cambi (che coinvolgono Barclays e HSBC);
– Plusvalenze su buyback di titoli di propria emissione: 3,5 miliardi, principalmente relativi ai due istituti italiani (complessivi 1,1 miliardi), alla francese Crèdit Agricole (0,9 miliardi) e a RBS (0,7 miliardi); la svizzera Credit Suisse ha concluso nell’aprile 2012 il riacquisto di propri titoli per nominali 4,7 miliardi di CHF, senza però specificarne l’effetto a conto economico 4;
– Altre plusvalenze: 9,5 miliardi di cui 3,2 miliardi di euro dell’inglese HSBC per la vendita della divisione statunitense Card e Retail Service, di 138 filiali ancora negli Stati Uniti (altre 53 filiali sono state cedute nel luglio 2012) e di asset minori in Canada, Thailandia, Giappone, Filippine e Argentina. Sempre HSBC ha iscritto ulteriori plusvalenze per 1,1 miliardi dalla cessione di titoli classificati nella categoria available for sale. Altre importanti plusvalenze hanno riguardato: BNP Paribas (2,2 miliardi) per la cessione del 28,7% di Klépierre S.A., Santander (884 milioni) per la vendita di asset in Colombia; ING Group (489 milioni) per la vendita di ING Direct USA; Barclays (280 milioni) per la vendita di una interessenza in Blackrock e le banche italiane (203 milioni) dallo smobilizzo di quote nel LSE – London Stock Exchange;
– Svalutazioni: 3,1 miliardi di euro di cui 630 milioni relativi a titoli greci (di cui 400 milioni in capo a Crèdit Agricole), 570 milioni ad avviamenti (450 milioni contabilizzati da Société Générale), 1,1 miliardi relativi a titoli disponibili alla vendita (427 milioni per la svalutazione da parte del Crèdit Agricole della partecipazione in Intesa Sanpaolo) e 0,8 miliardi ad altre svalutazioni (189 milioni della francese Groupe BCPE sulla partecipazione del 9,98% in Banca Carige);
– Oneri diversi: 4,6 miliardi di cui 2,2 miliardi a fronte di costi di ristrutturazione (1,9 miliardi spesati da 3 istituti inglesi). Sono inoltre inclusi 360 milioni relativi alla multa pagata da Barclays nella vicenda relativa alla manipolazione del Libor 5. Ammontano a 440 e 560 milioni gli accantonamenti effettuati rispettivamente da ING Group e HSBC (quest’ultima nel terzo trimestre 2012 ha accantonato ulteriori 635 milioni di euro) a copertura di potenziali sanzioni per presunte attività di riciclaggio (inchiesta avviata dall’Ufficio statunitense di Controllo delle attività estere). RBS ha pagato 60 milioni di euro (640 milioni già nel primo semestre 2011) di commissioni sulle garanzie statali 6. Infine, l’elvetica UBS ha contabilizzato 290 milioni di oneri rivenienti dalla quotazione di Facebook.
Il quadro patrimoniale
A livello patrimoniale, si evidenziano rispetto al dicembre 2011:
– La lieve crescita dell’attivo (+1,8%) attestatosi al livello più elevato dal 2009;
– L’incremento del 20,7% delle disponibilità liquide (+172 miliardi a 1.003 miliardi di euro) che rappresentano, a fine giugno 2012, il 4% circa del totale attivo, incidenza quasi doppia rispetto a quella di fine 2009 e sono pari all’86% dei mezzi propri (erano il 50% nel 2009);
– La crescita del 18,3% dei titoli azionari ed obbligazionari, nonostante l’alleggerimento di quasi 50 miliardi nel portafoglio di titoli governativi dei Paesi periferici. Pari complessivamente a 276 miliardi, tali titoli rappresentano il 5,8% degli investimenti complessivi in titoli e azioni e il 23,7%, del patrimonio netto aggregato;
– Lo sviluppo dello 0,7% degli impieghi alla clientela, principalmente dovuto alla crescita dei pronti contro termine (+7,3% rispetto a dicembre); al netto di questa componente, la crescita sarebbe più contenuta (0,3%) e quasi interamente attribuibile all’inglese HSBC;
– Il recupero della raccolta interbancaria, incrementatasi di circa 207 miliardi nel semestre (+8%) in parte ad esito della seconda operazione LTRO – Long term refinancing operation presso la BCE caduta nel mese di febbraio (la prima operazione si è svolta nel dicembre 2011);
– La stazionarietà degli altri attivi (+0,2%), in massima parte (82%) composti da strumenti derivati che, seppur in diminuzione dell’1,1% rispetto al dicembre 2011, rappresentano ancora oltre un quinto del totale attivo;
– La crescita dei mezzi propri (+3,3% rispetto a dicembre 2011). Si segnalano gli aumenti di capitale realizzati dalla francese Groupe BPCE per 2 miliardi circa e da Unicredit per 7,4 miliardi. Oltre ai mezzi freschi raccolti, hanno contribuito in positivo i risultati del periodo (26,1 miliardi) e l’incremento delle riserve di valutazione per 7,8 miliardi (nonostante le variazioni negative dei due maggiori istituti spagnoli per complessivi 4,4 miliardi, a fronte dell’esposizione in titoli di stato domestici); in negativo la distribuzione in contanti di dividendi per complessivi 8,9 miliardi; 2,4 miliardi. di dividendi sono stati assegnati mediante azioni (scrip dividend) di nuova emissione al fine di non depauperare i mezzi propri;
– La riduzione della leva da 28,2x a fine 2009 a 27,9x a giugno 2012; i valori per istituto continuano ad apparire ampiamente dispersi con valori minimi per i due istituti italiani (19,6x la media).
Cenni ai primi nove mesi del 2012
Per i diciotto istituti che entro il 13 novembre 2012 avevano pubblicato i risultati dei primi nove mesi, la tabella 17 (vedi Pdf allegato) riporta alcuni principali dati di conto economico. Alla contenuta flessione del margine di intermediazione (- 1,7%) e delle rettifiche su crediti (-4,5%), si contrappone la forte riduzione del risultato netto (-37,8%), in calo di oltre 14,5 miliardi rispetto al periodo precedente, nonostante il 2011 fosse appesantito da svalutazione di titoli governativi greci per complessivi 9,1 miliardi di euro e di avviamenti per 8,7 miliardi (essenzialmente da parte di Unicredit, tanto che senza considerare l’istituto milanese l’utile netto complessivo per le rimanenti società risulterebbe addirittura dimezzato). Sui risultati del 2012 ha inciso ancora l’applicazione della fair value option,con un apporto al lordo delle imposte negativo per 20 miliardi. Solo sei istituti hanno registrato un marginale miglioramento dell’utile netto, con Unicredit che torna in positivo, grazie soprattutto al venir meno delle svalutazioni di avviamenti ed alla contabilizzazione nel 2012 di plusvalenze lorde sul riacquisto di propri titoli per 756 milioni (601 milioni per Intesa Sanpaolo). Seppur ancora in rosso, Lloyds migliora di oltre 2,2 miliardi il proprio risultato, a fronte principalmente di un’importante riduzione delle rettifiche su crediti (passate da 9,1 miliardi nei primi mesi 2011 a 5,5 miliardi nel 2012). Crédit Agricole chiude con una perdita di 2,5 miliardi, dopo aver spesato oneri su future cessioni per 2,1 miliardi (per 1,9 miliardi in seguito all’accordo raggiunto per la cessione a Alpha Bank della controllata greca Emporiki e per 0,2 miliardi a fronte della futura cessione di Cheuvreux) e svalutazioni di avviamenti per 572 milioni. Anche UBS ha contabilizzato svalutazioni di avviamenti (per 3 miliardi di CHF) che unitamente agli effetti gli effetti della fair value option hanno portato ad una perdita di 765 milioni di euro.
Allegati: Relazione+tabelle giugno 2012.pdf