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Mediobanca, Mps, Ubi: grande fermento in banca

Photo by Michael Longmire on Unsplash)

Avanti tutta. C’è molta strada da percorrere per limitare i danni perché, rispetto all’inizio dell’anno, il comparto bancario accusa un ribasso nell’ordine del 30%, un salasso superiore al resto del listino che ha fatto accorrere al capezzale del sistema uno stuolo di medici. L’ultimo a mobilitarsi, in ordine di tempo, è stato il Parlamento europeo che, sotto la pressione dei deputati italiani (e della lobby dell’Abi) ha allo studio un provvedimento per congelare l’impatto negativo dell’adeguamento del valore dei titoli di Stato in portafoglio trading ai prezzi di mercato per l’anno in corso e fino al 2022 per poi scendere al 50% nel 2024. L’effetto della sterilizzazione del cosiddetto Mark to Market darebbe una maggiore stabilità ai coefficienti patrimoniali del settore sterilizzando uno dei punti più deboli del sistema del Bel Paese. Anche così si spiega il rally di Banco Bpm, entrambe +3,3% alle 12 davanti a Bper +2,4%. Né frena  la corsa dei duellanti: Intesa+3%, Ubi +3,2%

Intanto rallenta ma non si ferma la marcia di Monte Paschi, +0,30 stamane, consolidando i progressi delle ultime sedute (+14% da venerdì), dopo l’apertura della Commissione Europea alla costituzione della bad bank dell’istituto senese, in rialzo ieri del 2%, dopo il +12% di venerdì. La banca ha chiarito che l’operazione prevede, tra le altre cose, la scissione di una porzione consistente di crediti deteriorati. Insomma, le banche italiane guadagnano terreno anche alla luce della cornice positiva del piano “Next Generation EU” e del prossimo rafforzamento del bazooka della Bce che sarà varato giovedì da Christine Lagarde.

Si sono così poste le premesse per nuovi equilibri di sistema, ben illustrati dalla risposta del mercato alla richiesta di Leonardo del Vecchio di aumentare al 20% la quota in Mediobanca +4% per poter così giocare un ruolo da prim’attore in Generali +3,22% a fine mattina, sommando la sua quota nel Leone (il 4,07%) a quella di piazzetta Cuccia (il 13% circa). L’avanzata di mister Luxottica, osservata con molto sospetto da parte del mondo politico, si giustifica con l’obiettiva debolezza del capitalismo italiano incapace di permettere a Mediobanca di competere nell’investment banking e nel capital markets nonostante le iniziative assunte in Francia e a Londra. Per dirla con Alessandro Penati, “Mediobanca deve cambiare con decisione passo e strategia, perché la diversificazione da conglomerato, che pure ha funzionato bene finora, non è più sostenibile come dimostra il tentativo di scalata di Del Vecchio. Se non lui oggi, sarà qualcun altro domani. L’arroccamento del management può solo rinviare il problema”. 

Ma l’intervento del re degli occhiali non rappresenta probabilmente, per l’età del grande imprenditore ma anche per la fragilità della governance del suo gruppo, la soluzione definitiva. I grandi lavori ne mondo bancario sono appena iniziati.

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