X

Mediobanca: lista senza Delfin nel segno della continuità. L’ora delle scelte si sposta al Cda di mercoledì

Imagoeconomica

Parola d’ordine: continuità. E’ ancora su questa traccia che si è mosso oggi il comitato nomine di Mediobanca per redigere la lista dei candidati per il nuovo consiglio. La lista dovrà essere approvata dal cda che si riunirà mercoledì 20.
Dopo la lettera di rifiuto della lista proposta da Mediobanca, recapitata martedì 12 settembre dalla holding della famiglia Del Vecchio, il comitato di piazzetta Cuccia ha confermato che le posizioni sono ancora troppo distanti, per un accordo pre-assembleare tra il consiglio uscente, il socio principale Delfin e Caltagirone per la presentazione di una lista unica in vista dell’assemblea del 28 ottobre.
“Non si può ribaltare un board – come chiesto da Delfin – a piano industriale già avviato, sarebbe un danno per tutti” dice una fonte vicina alla situazione. Il piano industriale è stato licenziato dal cda lo scorso 24 maggio e illustrato alla comunità finanziaria il giorno successivo.
L’idea, nel segno della continuità appunto, è quindi di confermare i membri esistenti e di trovarne 4 nuovi che sostituiscano quelli che usciranno per “sopraggiunti limiti di età”. Sui ruoli di presidente per Renato Pagliaro e di CEO per Alberto Nagel non c’è poi discussione. L’incertezza sulla governance ha pesato sul titolo Mediobanca oggi in borsa che ha chiuso in calo dello 0,78% a 12,115 euro.

Lista corta o lista lunga ?

Resta da capire se Delfin presenterà una lista di minoranza “corta” oppure lunga da 5-7 nomi. In base allo statuto di Mediobanca, la lista che riceva il maggior numero di voti esprime 12 consiglieri su 15, la seconda due e la terza uno, a patto che tutte ottengano il sostegno di almeno il 2% del capitale, ricordano gli analisti di Kepler Cheuvreux. “La lista Delfin – aggiungono – potrebbe avere il voto di circa il 30-35% del capitale e sfidare quella del cda, che conterebbe sul 35-40%. Avremmo accolto positivamente un accordo sulla governance – sottolineano gli esperti – perché avrebbe aumentato la visibilità sull’esecuzione del piano industriale di Mediobanca e sulle future scelte strategiche. Dal nostro punto di vista – concludono – l’esito improbabile dell’elezione di 7 consiglieri scelti da Delfin, 7 dal board uscente e uno da Assogestioni sarebbe lo scenario peggiore, che porterebbe a uno stallo problematico in cda”.

Il nodo del presidente

Delfin ha ritenuto di non accettare l’apertura proposta da Mediobanca, perché non toccava il punto centrale della propria strategia, ovvero la figura del presidente. Milleri, per conto degli azionisti di Delfin che hanno messo assieme poco meno del 20 per cento del capitale e che sono decisi ad andare fino in fondo indipendentemente da ciò che Francesco Gaetano Caltagirone, che da solo controlla quasi il 10 per cento di Mediobanca, farà, vuole arrivare a indicare un presidente che sia sì condiviso, ma che non sia Pagliaro, al vertice di Mediobanca da 13 anni. I due grandi azionisti chiedono un cambiamento profondo del cda e un presidente di garanzia, un nuovo chairman, forti della loro importante presenza nel capitale della banca.

Related Post
Categories: Finanza e Mercati