Ora c’è la conferma ufficiale: è stata la Delfin di Leonardo Del Vecchio, divenuto l’uomo più ricco d’Italia, a comperare il 2% di Mediobanca ceduto dalla Fininvest di Berlusconi a Unicredit, che ha agito da intermediario. Con il nuovo acquisto Del Vecchio sale così al 15,4% del capitale di Mediobanca, di cui è più che mai il primo socio e da cui vorrebbe un netto cambio di rotta, con l’occhio sia a Unicredit che alle Generali, anche se finora si è comportato solo come investitore finanziario.
Ma la nuova mossa di Del Vecchio conferma due cose: che il patron di Luxottica punta a salire fino al 19,9% di Mediobanca e lo farà appena possibile e, in secondo luogo, che ormai l’asse Unicredit-Mediobanca-Generali è in movimento ed è sempre di più sotto i riflettori della Borsa, che aspetta di vedere se nel tempo si creerà davvero quel grande polo finanziario italiano sognato da Del Vecchio.
Per converso, gli acquisti della Delfin e il consolidamento di Del Vecchio nel capitale dell’istituto di Piazzetta Cuccia hanno reso ancora più contendibile Mediobanca, il cui patto di consultazione tra i soci storici, dopo la cessione operata da Fininvest del 2%, raccoglie ormai solo il 10,5% contro il 15,4% dello stesso Del Vecchio.
La storia di Mediobanca, il nuovo dinamismo di Unicredit e il futuro di Generali non sono gli unici driver di Piazza Affari, anche se in questo momento sono tra i più intriganti e attirano su di sé le luci della Borsa, dove le banche sono tornate a giocare un ruolo di primo piano sia per le manovre di consolidamento in fieri sia per i ricchi dividendi che, compatibilmente con le disposizioni delle Authority, si apprestano a distribuire.
Se a tutto questo si aggiunge il profumo di ripresa che l’Italia comincia a respirare dopo l’inferno della pandemia, si capisce come Piazza Affari sia tornata attraente, anche perché il confronto tra il P/e delle varie piazze azionarie europee e americane dice che quella di Milano è ancor oggi tra le Borse meno care a disposizione degli investitori e dei risparmiatori.