R&S, società di studi e ricerche posseduta da Mediobanca, ha presentato la sua analisi sui conti aggregati del 2012 delle banche internazionali, dipingendo un ritratto che mostra l’arretramento delle banche europee rispetto all’anno precedente, e l’allargamento della forbice tra gli istituti del Vecchio continente e quelli statunitensi.
I ricavi, per quanto riguarda le banche europee, hanno subito una flessione del 9,2% a cambi costanti su base annua, a cui si unisce una caduta molto netta del margine di interesse (-6,8%), delle commissioni (-3,9%) e soprattutto degli “altri ricavi” (-43,1%,). I risparmi sui costi di struttura (-1,9%) sono stati compensati dalle maggiori perdite su crediti (+12,8%) che, dopo il calo del 2011, tornano ai livelli del 2010 (circa 90mld. di euro). Le perdite su crediti sono pari al 19,5% dei ricavi.
Il risultato corrente (quello “prima” delle poste straordinarie) crolla dimezzandosi (-49%) ed è solo grazie alla minore severità degli oneri straordinari (calati del 75%) ed alle minori imposte (-16%) che il risultato netto cala “solo” del 41%. Il sistema bancario europeo ha aggravato nel 2012 il proprio gap rispetto ai margini pre crisi: nel periodo 2001-2007 il risultato corrente era in media il 28% dei ricavi, è caduto al 20% nel 2011 e quindi all’11,2% nel 2012. Il risultato netto è al 4% dei ricavi, prima della crisi le banche europee facevano in media utili pari al21% dei ricavi.
Molto diverso l’andamento delle banche negli USA. Nel 2012 i ricavi hanno subito una flessione dello 0,9% su base annua. Più lievi, nel confornto con l’Europa anche il calo del margine di interesse (-2,7%) e delle commissioni nette (-1,5%). I costi di struttura resistono (+0,6%), ma vi è stata una riduzione importante delle perdite su crediti (-26,7%) che si portano ad un terzo dei livelli del 2010 (da 93 a 32 miliardi di Usd) e rappresentano l’8,4% dei ricavi.
E’proprio questo l’elemento che ha consentito al risultato corrente delle banche statunitensi di crescere del 7,5% e all’utile netto del 9%, portando il roe al 7,5%, il quadruplo di quello europeo e sopra i propri livelli del 2010 (6,4%). Anche le maggiori banche statunitensi restano comunque sotto i livelli pre-crisi, avendo segnato nel periodo 2001-2007 un valore medio del risultato corrente pari al 32% dei ricavi contro il 25% del 2012.
Il costo diretto della crisi, guardando ai soli oneri straordinari, è stato per le banche europee pari a quasi 100 mld. di euro nel biennio 2011-2012, dei quali 78 mld per svalutazioni ed impairment (almeno 15 miliardi relativi al solo debito sovrano greco) e 21mld. da risarcimenti, multe, indennizzi ed altri accantonamenti prudenziali. Negli Stati Uniti il costo è stato più contenuto, stimabile in circa 47 miliardi di Usd, dei quali 32,5 miliardi relativi a contenziosi e “litigation” e 10,5 miliardi a svalutazioni ed impairment e altri oneri per 4,3 miliardi.
Il debito bancario dei maggiori istituti europei è pari a oltre 15.400 miliardi di euro, e cioè 1,7 volte il debito pubblico degli Stati dove hanno sede gli istituti. In Svizzera il debito bancario (composto da depositi, obbligazioni e interbancario) è addirittura 10 volte quello dello stato (1.026%).
In Italia, invece, ildebito bancario è pari al 59% di quello pubblico (24% per Intesa Sanpaolo e 35% per UniCredit) e pesa per 19mila euro su ogni cittadino, piu’ dei 17mila euro della Germania, dovei debiti bancari sono il 66% di quelli pubblici. In Europa gravano su ogni cittadino circa 43mila euro di debito bancario contro i 26mila di debito pubblico.
Trend del tutto opposto quello degli Stati Uniti, dove gravano su ogni cittadino 53mila dollari di debito pubblico contro i circa 22mila di debito bancario.