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Medie imprese del Sud: export e fatturato in crescita nel 2023, ma la burocrazia resta un ostacolo. Report Mediobanca

Imagoeconomica

Le medie imprese del Mezzogiorno continuano a fare passi da gigante. Nel 2023 il loro fatturato è cresciuto del 2,7% mentre al Centro-Nord si è registrato un calo del 3,6%. L’export ha fatto ancora meglio, con un incremento del 4,4%rispetto alla contrazione del 2,1% delle Mid-Cap settentrionali. Per il 2024, le previsioni restano incoraggianti: il Mezzogiorno stima un ulteriore aumento del 2% per fatturato ed esportazioni, mentre il Centro-Nord si attende un calo rispettivamente dell’1,5% e del 4%.

Questi risultati emergono dal rapporto “La competitività delle medie imprese del Mezzogiorno tra percezione dei rischi e strategie di innovazione” presentato a Bari dall’Area studi di Mediobanca, il Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere.

Tecnologie, intelligenza artificiale e transizione digitale

Un tratto distintivo delle Mid-Cap meridionali è la spinta verso l’innovazione: l’87,3% ha investito o investirà entro il 2026 in tecnologie 4.0, rispetto all’82,1% delle imprese del Centro-Nord. In particolare, il 41,3% delle aziende al Sud prevede di adottare soluzioni di intelligenza artificiale nei prossimi tre anni, superando il 37,5% delle controparti settentrionali.

Questi investimenti puntano sia a ottimizzare le attività esistenti, sia a sviluppare nuove soluzioni, con una particolare attenzione alla digitalizzazione dei processi aziendali (78,9% delle imprese).

Pnrr: fiducia sì, ma la burocrazia rallenta

Le medie imprese del Sud Italia mostrano una fiducia più marcata nelle potenzialità del Pnrr rispetto alle loro controparti del Centro-Nord. Metà delle aziende meridionali (50%) ritiene che il Piano possa contribuire in modo significativo alla crescita economica del Paese, a fronte del 43% registrato altrove. Anche per quanto riguarda la transizione digitale, il 42,9% delle imprese del Mezzogiorno lo considera uno strumento utile, superando il 41,1% delle altre aree. Un divario ancora più netto emerge sul fronte della transizione green: il 37,5% delle imprese del Sud vede nel Pnrr un sostegno per l’evoluzione sostenibile, rispetto al 33,7% rilevato nel resto d’Italia. Tuttavia, la metà delle aziende evidenzia che gli eccessivi ostacoli burocratici e le difficoltà di implementazione rischiano di vanificarne i benefici.

Il rebus del personale qualificato

Un altro freno alla crescita? La mancanza di lavoratori specializzati. Oltre l’80% delle medie imprese meridionali ha segnalato difficoltà nel reperire figure professionali adeguate negli ultimi due anni, contro il 42,8% del Centro-Nord. Per affrontare questo deficit, il 33,3% delle aziende del Sud punta ad assumere lavoratori stranieri entro i prossimi tre anni, principalmente per la scarsità di candidati italiani (61,9%) e di giovani (28,6%). 

La componente femminile è ancora marginale: le donne rappresentano appena il 12,4% della forza lavoro nelle medie imprese del Mezzogiorno, e solo il 3% occupa posizioni manageriali.

Interruzioni catene di fornitura: al Sud il 36% diversifica i fornitori

Le medie imprese del Sud Italia sono state particolarmente colpite dalle interruzioni delle catene di fornitura: il 36,4% ha registrato rallentamenti nelle attività, contro il 18,3% delle imprese del Centro-Nord. Per affrontare questa sfida, quasi la metà punta a diversificare i fornitori, seppur meno delle aziende delle altre aree (54,9%). Una minoranza cerca di rafforzare le collaborazioni esistenti (28,6% al Sud rispetto al 30,9% altrove), mentre la sostituzione dei fornitori rimane una soluzione meno comune, adottata solo dal 9,5% delle Mid-Cap meridionali contro il 7,8% delle altre.

Dinamismo, ma con zavorra fiscale

Dal 1996 al 2022 il numero di medie imprese al Sud è più che raddoppiato, passando da 213 a 431 unità. Questo balzo si confronta con un incremento molto più modesto del 13% registrato al Centro-Nord nello stesso periodo, dove le imprese di pari dimensione hanno raggiunto quota 3.600. Campania, Puglia e Sicilia guidano questa espansione con rispettivamente 114, 46 e 27 nuove Mid-Cap. Pur rappresentando solo lo 0,5% del tessuto imprenditoriale meridionale, queste aziende generano l’11,9% del valore aggiunto manifatturiero della regione, con la Puglia che conta 84 imprese capaci di produrre l’11,4% del valore manifatturiero regionale.

Tra il 2013 e il 2022, il fatturato delle Mid-Cap del Sud è cresciuto del 71,2% (contro il 59,7% del Centro-Nord), la produttività del 33,4% (vs 29,1%) e la competitività di 26 punti percentuali (+13,9 p.p. altrove), con un incremento dell’occupazione del 29,6% (rispetto al 22,3%). 

Una crescita che stupisce, considerando che queste aziende sono gravate da un tax rate medio del 31,3%, superiore a quello del Centro-Nord (28,5%). Se il divario fiscale fosse colmato, le Mid-Cap del Sud avrebbero risparmiato ben 220 milioni di euro in un decennio.

I commenti

“I dati confermano un interessante dinamismo del Sud che va sostenuto, anche incoraggiando il cammino intrapreso dalle medie imprese che si stanno rivelando un importante motore di sviluppo economico – ha detto il presidente di Unioncamere, Andrea Prete -. Tuttavia, preoccupano l’eccesso di burocrazia che rischia di ostacolare il percorso di crescita del Mezzogiorno e le difficoltà di trovare i profili adeguati a cavalcare la complessità delle sfide dei nostri tempi, a partire dall’intelligenza artificiale”. 

“La vitalità del nostro Mezzogiorno è testimoniata dal raddoppio, in 27 anni, del numero di medie imprese che vi operano. Un dato che mette in luce il connubio virtuoso tra una parte del nostro Paese che vuole realizzare il proprio riscatto economico e quella forma di imprenditoria che ha già contribuito alla fortuna del resto d’Italia”, ha dichiarato Gabriele Barbaresco, direttore dell’Area Studi Mediobanca.

“Il dinamismo delle medie imprese mostra, in estrema sintesi, che è finita l’epoca di ‘piccolo è bello’ e quella di oggi è probabilmente l’epoca di ‘cresci o esci’ – ha sottolineato la presidente della Camera di commercio di Bari, Luciana Di Bisceglie -. Soprattutto per le medie imprese non ci sono ricette univoche ma certamente non si può, né si potrà, prescindere da un ruolo centrale delle medie imprese (quasi sempre piccole diventate grandi), affrontando con chiarezza e con un impegno forte delle istituzioni le sfide del mismatch occupazionale con adeguati investimenti, innovazione e capacità di fare sistema, coordinando la capacità di cooperare in un’ottica di sviluppo generale del Mezzogiorno”.

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Categories: Economia e Imprese