Parte bene la settimana finanziaria, sull’onda dell’accordo tra Stati Uniti e Messico che rimuove uno dei fronti della guerra commerciale. I dati peggiori del previsto del mercato del lavoro Usa, comunicati venerdì (solo 75 mila nuovi posti in più), lasciano prevedere un’accelerazione del calo dei tassi Usa. Meglio delle stime, invece, la bilancia commerciale cinese, ma solo per il brusco calo dell’import: la guerra commerciale, che ha tenuto banco al G20 dei ministri finanziari di Fukuoka, continua. Nel comunicato finale, però, spunta, nonostante le perplessità di Washington l’appello a proteggere le relazioni commerciali. A margine dei lavori è avvenuto un incontro tra il segretario al Tesoro Usa Steven Mnuchin ed il governatore della Banca centrale cinese Yi Gang.
YUAN AI MINIMI, CALA L’IMPORT CINESE
Il clima migliore si riflette sui mercati: oggi salgono le azioni, i beni rifugio vanno giù.
Avanza Tokyo (+1,1%) sostenuta dal calo dello yen sul dollaro, indice di calo delle tensioni monetarie. Il Pil del Sol Levante è cresciuto nel primo trimestre del 2,2%.
Bene anche Hong Kong (+2%): il CSI 300 di Shanghai e Shenzhen +1,4%, il Kospi coreano +0,8% e l’indice S&P ASX 200 di Sidney +0,9%.
I futures segnalano in salita i futures dell’indice S&P. Il rendimento dei T bond Usa è a 2,119, poco sopra i minimi di venerdì a 2,053%: il mercato vede la Fed in movimento già a luglio.
Perde nuovi colpi lo yuan, ai minimi dell’anno a 6,9366 sul dollaro: l’import cinese è caduto dell’8,5%, molo più del previsto a conferma del calo dei consumi. L’aumento dell’export (+1,1%) probabilmente è frutto del tentativo di scongiurare gli effetti dei nuovi dazi.
STABILE L’EURO, RIALZO BIS PER IL PETROLIO
Stabile l’euro a 1,1329, non lontano dai massimi segnati dopo la riunione della Bce. Risale (+2%) il peso messicano.
Per l’oro, in calo dell’1% a 1.328 dollari l’oncia, potrebbe arrivare la prima giornata di ribasso dopo otto consecutive di rialzo.
In salita il petrolio Brent a 63,3 dollari il barile, + 0,5%, dopo il +2,7% di venerdì. La scorsa settimana l’attività esplorativa, sintetizzata nel numero degli impianti di trivellazione attivi, è scesa negli Stati Uniti sui minimi degli ultimi quindici mesi. Intanto, pare che l’Arabia Saudita sia riuscita a convincere la Russia a prolungare fino alla fine dell’anno i patti sulla produzione: oggi ci dovrebbe essere un faccia a faccia tra i due ministri dell’energia.
TOUR DE FORCE PER TRIA, ULTIMO ATTO PER THERESA MAY
Tra i temi della settimana spiccano le preoccupazioni per il confronto tra il governo italiano con l’Europa sui conti pubblici. Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, terrà un’informativa a Camera e Senato martedì, prima di volare giovedì in Lussemburgo per l’Eurogruppo, seguito dall’Ecofin venerdì. Sarà l’occasione per un confronto diretto con tutti i partner dopo che la commissione europea ha mosso il primo passo per l’avvio di una procedura sul debito contro l’Italia. Prima, però, si annuncia un nuovo round con i partner di governo sul tema dei minibond bocciati da Tria (e da Mario Draghi).
Stamane l’Istat comunicherà l’andamento della produzione industriale di aprile.
In serata il Tesoro annuncerà i termini dell’offerta dei titoli a medio lungo termine del giorno 13. All’asta Bot di mercoledì 12 saranno offerti 6,5 miliardi di titoli a 12 mesi.
Settimana chiave anche per il Regno Unito. Venerdì ci saranno le dimissioni di Theresa May. Giovedì comincerà la corsa tra gli undici candidati a sostituirla alla guida dei Tories: favorito Boris Johnson, grande sostenitore della Brexit. Sul fronte economico, in arrivo i dati sulla produzione industriale e sulla bilancia commerciale di aprile.
AL VIA LA SUPERHOLDING DEL BISCIONE. BOLLORÉ AL BIVIO
Giornata importante sul fronte societario per l’eterno confronto tra Italia e Francia.
Da seguire Mediaset. Stamane alle 7, ora di Londra, il direttore finanziario il cfo Marco Giordani ed il suo collega di Mediaset Espana, Massimo Musolino, hanno tenuto una conference call con gli analisti per spiegare, prima dell’apertura dei mercati, la nuova superholding di diritto olandese sotto cui finiranno le attività italiane e spagnola del gruppo nonché la quota acquisita nella tedesca Prosibensat. Una mossa che non ha valore fiscale, ma consentirà sinergie industriali e novità nella governance, soprattutto nei confronti di Vivendi, ormai neutralizzata.
RENAULT-NISSAN: È L’ORA DELLE LITI
Sempre caldo il fronte Renault-Nissan, mentre da parte francese arrivano inviti, non si sa quanto sinceri, a riaprire le trattative con Fca. Nel frattempo, però, la missione a Tokyo del ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire sembra finita in un vicolo cieco. Il ministro francese si è detto disponibile a ridurre la quota dello Stato francese in Renault per agevolare un accordo con Nissan, ma la guerra infuria. Renault, rivela il Financial Times, ha anticipato per lettera che nella prossima assemblea non voterà a favore della modifica della governance messa a punto dal board giapponese. Per tutta risposta i giapponesi hanno contestato la presenza in consiglio di un dirigente francese per “conflitto d’interesse”.
Sul fronte societario da seguire in settimana i conti di Inditex, il colosso spagnolo dell’abbigliamento, termometro importante per capire lo stato di salute del settore retail. Gli analisti prevedono un aumento delle vendite nell’ordine del 4%.