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Mediaset, ok alla fusione europea ma Vivendi dà battaglia

FIRSTonline

Tutto come previsto. L’assemblea di Mediaset ha approvato la fusione tra la società del Biscione, Mediaset Mediaset España e Mediaset Investment NV che porterà alla nascita della MediaforEurope, una holding paneuropea quotata sia a Madrid che a Milano, con sede fiscale in Italia e sede legale ad Amsterdam. Mediaset ha “già avviato dialoghi promettenti per un futuro paneuropeo” con Prosiebensat e con “altri operatori di primo piano”, ha annunciato il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri in Assemblea”.

Il progetto ha ricevuto il voto favorevole del 78% del capitale presente, pari al 48,9% del capitale sociale. Contrario il restante 21%. Alle 12 è l’assemblea di Mediaset Espana che dovrà approvare a maggioranza assoluta il piano.

Prevista però era anche la prosecuzione della lotta intestina con Vivendi che ancora prima dell’inizio dell’assemblea ha preannunciato cosa accadrà nei prossimi giorni: “L’assemblea straordinaria degli azionisti di Mediaset che si tiene oggi è illegale perché il suo consiglio di amministrazione ha impedito a Simon Fiduciaria di votare, basandosi su un’interpretazione della legge italiana sui media che è contraria ai trattati Ue”, si legge in una nota.  “Vivendi – prosegue il comunicato – farà ricorso a qualsiasi strumento legale in tutte le giurisdizioni e i tutti i paesi rilevanti per contestare la legalità della nuova struttura di operazione proposta, sia in base alle leggi nazionali che a quelle europee”.

In mattinata infatti, il cda di Mediaset ha ufficializzato l’esclusione dall’assemblea del trust che, a causa della legge Gasparri sulle Tlc (Vivendi ha quote sia in Mediaset che in Tim) detiene il 19,2% del capitale e il 19,9% dei diritti di voto di Vivendi in Mediaset.

“Il cda di Mediaset – si legge nella nota del gruppo di Cologno Monzese – ha preso atto dell’ordinanza emessa dal Tribunale di Milano e con riferimento all’assemblea odierna ha deciso di opporsi alla richiesta di Simon Fiduciaria di esercitare i diritti di voto e le connesse facoltà inerenti alla partecipazione Simon e dunque di non consentirgli l’accesso ai lavori assembleari”. “Diversamente – continua il comunicato il cda ha stabilito di non opporsi alla richiesta di Vivendi di partecipare all’assise col 9,61% e di esercitare i diritti di voto”.

La decisione del consiglio di amministrazione ha de facto sancito la vittoria di Mediaset in assemblea. Il voto contrario di Vivendi, del proxy advisor ISS e l’astensione di Eurizon Capital Sgr, numeri alla mano, non sono stati sufficienti ad affossare il progetto di fusione. All’assemblea era infatti presente il 62,58% del capitale e Fininvest, con il suo 45,8% dei diritti di voto, ha ampiamente superato i due terzi dei voti necessari ad approvare la delibera rappresentando circa il 73% dei voti presenti. 

I francesi non hanno però rinunciato a dire la loro nel corso dell’assise: “Questa fusione si tradurrà in un totale e immediato azzeramento dei diritti degli azionisti di minoranza, senza nemmeno riconoscere il pagamento di un premio agli investitori di minoranza.”

A Vivendi, oltre alle vie legali, rimane però in mano anche un’altra carta: quella relativa all’esercizio del diritto di recesso. Il progetto di fusione è infatti condizionato da alcuni paletti. Tra le regole stabilite figura quella riguardante il fatto che le richieste di recesso che gli azionisti potranno presentare non debbano superare i 180 milioni di euro. Calcolatrice alla mano, se i francesi esercitassero il diritto di recesso sulla propria quota, l’ammontare complessivo da riconoscere a Vivendi sarebbe di circa 350 milioni di euro, quasi il doppio rispetto ai 180 milioni previsti a giugno come tetto massimo. La battaglia continua.

A Piazza Affari il titolo Mediaset guadagna il 2,4% a 2,847 euro, mentre a Parigi Vivendi viaggia in parità. +2,95% a Madrid per Mediaset España.

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