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Meccanica, trasporti e farmaceutica per l’export ungherese

Gli ultimi aggiornamenti pubblicati da Intesa Sanpaolo segnalano che, in Ungheria, i settori maggiormente colpiti dalla crisi europea sono quelli legati ad elettronica (-17% nei primi undici mesi del 2012), macchinari elettrici (-1,6%), prodotti petroliferi raffinati (-10%), chimica, tessile e abbigliamento. In questo contesto, la maggiore specializzazione delle esportazioni ungheresi si osserva nei settori di meccanica, mezzi di trasporto e prodotti farmaceutici, in grado di trasformare la strategia export ungherese nel corso degli ultimi sei anni, assumendo un importante ruolo nella catena produttiva europea. La specializzazione nei mezzi di trasporto è elevata per quanto riguarda automobili e relativa componentistica (pistoni, valvole, motori diesel), mentre per l’elettronica di consumo si evidenzia la produzione di telefoni, video e tv, strumentazioni wireless.

L’interscambio con l’Italia è cresciuto negli anni fino a raggiungere nel 2011 un totale di circa 7,1 miliardi di euro. Dopo aver segnato un tasso di crescita medio annuo nel periodo 2003-08 del 10%, la crisi internazionale del 2009 ha dato luogo a un sostanziale consolidamento di questo importo (5,5 mld, -26%). Il 2010 ha visto un recupero degli scambi, che hanno successivamente ripreso ad espandersi. I dati relativi ai primi dieci mesi del 2012 vedono una debole flessione dell’interscambio sui livelli raggiunti nello stesso periodo dello scorso anno, attorno a 5,8 mld (-2,8%). Nel dettaglio si nota una contrazione più marcata dell’import italiano (-4%), mentre le esportazioni hanno segnato un minore calo (-1,5%). Il peso degli scambi con l’Ungheria sulla bilancia commerciale italiana è andato consolidandosi (1% circa), sebbene sia da rilevare una marginale contrazione nel tempo. L’Italia ha importato nel 2011 in prevalenza apparecchi elettronici, mezzi di trasporto, prodotti chimici (materie plastiche in forme primarie, prodotti di chimica organica), agricoli (cereali, legumi e semi oleosi) e apparecchi elettrici (elettrodomestici, apparecchiature per illuminazione, motori, generatori e trasformatori elettrici). Nel dettaglio delle merci esportate si trovano soprattutto metalli e lavorati in metallo (alluminio, ferro, ghisa e ferroleghe nelle prime fasi della trasformazione), macchinari meccanici (pompe e compressori, macchinari ad uso generale, motori e turbine, attrezzature industriali per la refrigerazione e per la ventilazione), prodotti tessili e abbigliamento (tessuti, cuoio e calzature, filati), chimici (chimica organica, materie plastiche in forme primarie, vernici, pitture e tinte) e mezzi di trasporto (parti e accessori). In questo scenario è da rilevare nel corso degli ultimi sei anni un aumento della percentuale relativa a metalli e lavorati in metallo, a scapito delle altre maggiori categorie. Per quanto riguarda la quota ungherese sul totale delle importazioni italiano vanno segnalati cereali (11%) macchinari elettrici ed elettronici (3%), gomma e articoli in gomma (2,7%). Se, infatti, il sottosuolo magiaro risulta essere povero di risorse naturali, fatta eccezione per perlite, utilizzata dall’industria delle costruzioni come isolante, sabbia e ghiaia, per quanto riguarda agricoltura e allevamento, l’Ungheria presenta una marcata specializzazione nell’allevamento bovino, suino e avicolo. Risultano rilevanti le colture di cereali, in particolare mais, semi di girasole e colza, per i quali l’Ungheria si colloca entro i primi venti produttori mondiali.

Lo stock di IDE in Ungheria nel 2011 era pari, secondo i dati UNCTAD, a circa 84 miliardi di dollari, poco più del 60% del PIL prodotto nell’anno, un dato elevato rispetto alle altre economie dell’Europa Centrale. I maggiori paesi investitori sono europei, con una quota sul totale dello stock al 2009 pari a circa l’86%. Tra di essi spiccano Germania, con più di un quarto del totale (25,1%), Olanda (14,1%), Austria (12,7%) e Lussemburgo (6,3%), laddove l’Italia si collocava al 18° posto con una percentuale contenuta a circa l’1,1%. Il Ministero degli Affari Esteri rileva come tale percentuale sia inferiore rispetto al peso dell’Italia sul commercio ungherese, la cui distorsione è in parte riconducibile alla struttura industriale italiana con il prevalere di PMI spesso escluse dalle opportunità d’investimento finora offerte in loco, sia per quanto riguarda la tipologia che per l’entità dell’impegno finanziario richiesto. In base ad un censimento effettuato dall’ambasciata italiana e la camera di commercio ungherese nel 2007, operano sul territorio magiaro circa 1150 imprese italiane, con una netta prevalenza del comparto servizi (63% sullo stock al 2009), cui segue l’industria (36%). Tra i principali settori si segnalano business (24%), finanza (12%) e commercio (12%), mentre nel secondario spiccano i veicoli (12%). Il settore energetico di gas, energia elettrica e acqua raccoglie quasi il 6% di IDE. Fin dal 1977 sono presenti parchi industriali che godono di agevolazioni strutturali, fiscali e amministrative. Secondo l’Agenzia per lo Sviluppo del Commercio e degli Investimenti Ungherese, all’inizio del 2010 si contavano 209 parchi, con una superficie di più di 12 mila ettari, 4050 imprese e 207.000 occupati, il cui volume degli investimenti è aumentato di quindici volte dal 1997, raggiungendo circa gli 8,8 miliardi di euro all’inizio del 2011. Esistono anche 35 parchi logistici e magazzini dislocati attorno alla capitale Budapest. I principali nomi industriali italiani presenti sul territorio sono per gli elettrodomestici Ariston, Candy, Indesit, Merloni, per il tessile e abbigliamento Benetton, Calzedonia, per i prodotti per l’edilizia Mapei, per la gomma Pirelli, per l’energia Agip, Edison, ENI, per la chimica SOL, per l’agro- alimentare Ferrero, San Benedetto, per i mezzi di trasporto Fiat, Iveco, per l’elettronica Prysmian, per l’aeronautica Telespazio. Tra le banche si segnalano Intesa Sanpaolo, UniCredit e Popolare di Verona. E’ presente Generali tra le assicurazioni.

Ma il dato più interessante, in questi ultimi anni, è dato dagli investimenti esteri ungheresi, in progressivo aumento (23,8 miliardi di dollari a fine 2011, +19% rispetto all’anno precedente e +48% rispetto al valore del 2006). Più della metà degli investimenti ungheresi è stato realizzato nei Paesi dell’Europa Centro-Orientale, mentre nel 2010 l’Italia si collocava al 15° posto tra i Paesi destinatari di IDE ungheresi, con una quota percentuale del 2,2% sul totale. Da segnalare che il principale investimento ungherese in Italia riguarda il Gruppo petrolifero MOL, capace di acquisire nel 2007 la società IES (Italiana Energia e Servizi) di Mantova.

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