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Matteo Messina Denaro è stato arrestato: dopo 30 anni finisce la sua latitanza, vittoria storica per lo Stato

Screenshot da SkyTg24 - FIRSTonline

16 gennaio 2023: un giorno da segnare in rosso sul calendario. È stato arrestato oggi dai carabinieri del Ros il boss mafioso Matteo Messina Denaro. Era latitante da 30 anni e la sua cattura arriva a 30 anni e un giorno di distanza da quella del boss Totò Riina.

L’arresto di Matteo Messina Denaro

Matteo Messina Denaro è stato arrestato all’interno della clinica privata “La Maddalena” di Palermo, dove era andato sotto falso nome – si faceva chiamare Andrea Bonafede – per “sottoporsi a terapie”, riferisce il comandante del Ros dei carabinieri Pasquale Angelosanto che fa sapere che al momento dell’arresto Messina Denaro non ha opposto resistenza. Il boss aveva però capito che qualcosa “non andava” e aveva cercato di fuggire per l’ennesima volta. È stato fermato in un bar interno alla struttura. Alle 9,35 è stato caricato su un furgone nero dai militari, scortato da diverse gazzelle dei carabinieri, e portato nella caserma della compagnia dei carabinieri di San Lorenzo. Non si troverebbe più lì però, sarebbe stato portato via a bordo in un elicottero, per essere trasferito in una località segreta, così comeavvenne 30 anni fa per Totò Riina. La cattura del superlatitante è stata accolta dagli applausi e dalle urla di decine di palermitani, accorsi per congratularsi con i carabinieri e festeggiare una notizia storica, attesa per decenni.

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L’inchiesta che ha portato alla cattura del capomafia di Castelvetrano (Tp) è stata coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e dal procuratore aggiunto Paolo Guido.

Messina Denaro, riferisce l’Ansa che cita fonti investigative, faceva periodicamente controlli in quella struttura, che la scorsa notte durante il blitz del Ros era stata messa in sicurezza con diverse decine di uomini per tutelare tutti gli altri pazienti. Si trovava in quella clinica stamattina per un day hospital dovuto a una malattia oncologica. Sarebbe infatti affetto da un tumore al colon.

“Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha telefonato questa mattina al Ministro dell’Interno e al Comandante dell’Arma dei Carabinieri per esprimere le sue congratulazioni per l’arresto di Matteo Messina Denaro, realizzato in stretto raccordo con la Magistratura”. Lo si legge in una nota del Quirinale. 

Una grande vittoria dello Stato che dimostra di non arrendersi di fronte alla mafia”: festeggia il presidente del Consiglio Giorgia Meloni. “All’indomani dell’anniversario dell’arresto di Totò Riina, un altro capo della criminalità organizzata viene assicurato alla giustizia. 

Chi era Matteo Messina Denaro

Noto nell’ambiente mafioso col soprannome di “U siccu” (il magro, ndr.) Matteo Messina Denaro era figlio del vecchio capomafia di Castelvetrano (Tp) Ciccio, storico alleato dei corleonesi di Totò Riina.

Era diventato latitante nell’estate del 1993 dopo le stragi mafiose di Roma, Milano e Firenze. La decisione di “scomparire” era stata annunciata in una lettera scritta alla fidanzata dell’epoca, Angela: “Sentirai parlare di me”, le scrisse, facendo intendere di essere a conoscenza che di lì a poco il suo nome sarebbe stato associato a gravi fatti di sangue, “Mi dipingeranno come un diavolo, ma sono tutte falsità”. Fu visto in pubblico l’ultima volta mentre era in vacanza a Forte dei Marmi, in Toscana, nell’agosto del 1993.

Messina Denaro era in cima all’elenco dei latitanti di massima pericolosità, una lista redatta dal Gruppo integrato interforze per la ricerca dei latitanti più pericolosi (GIIRL) della Direzione centrale della polizia criminale nell’ambito del Programma speciale di ricerca, che annovera i criminali considerati di estrema pericolosità. La rivista “Forbes” lo aveva incluso tra i dieci latitanti più pericolosi al mondo. Per decenni gli inquirenti lo hanno cercato ovunque, dal Venezuela all’est Europa, ma alla fine è stato trovato a Palermo, poco lontano da casa. 

Il capomafia trapanese è stato condannato all’ergastolo per decine di omicidi, tra i quali quello del piccolo Giuseppe Di Matteo – il figlio del pentito strangolato e sciolto nell’acido dopo quasi due anni di prigionia – per le stragi del ’92, costate la vita ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, e per gli attentati del ’93 a Milano, Firenze e Roma

L’arresto compiuto stamattina dai carabinieri del Ros pone fine a una latitanza record, più lunga di quella di Totò Riina, arrestato dopo 23 anni di latitanza, e seconda solo a quella di Bernardo Provenzano, catturato dopo 38 anni. E proprio dopo che quest’ultimo finì in galera, Messina Denaro divenne il capo di Cosa Nostra. Con il suo arresto finisce l’era dei Corleonesi. 

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