“L’Italia è un grande Paese democratico che è capace di badare a se stessa” e perciò “serve rispetto da parte di chi è in procinto di assumere ruoli di governo in un Paese alleato: non ci dia prescrizioni”: poche parole ma chiare e taglienti, come meglio non si poteva, quelle che il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rivolto a Elon Musk che, con atteggiamento da bullo di periferia, aveva sentenziato che i giudici italiani che si sono opposti al decreto Meloni sui migranti in Albania “devono andarsene”. Ma chi pensa di essere diventato Musk? Un Padreterno? Si rassegni: non lo è e non lo diventerà.
Ma attenzione: la netta risposta di Mattarella, come giustamente suggerisce “Il Foglio”, non è rivolta solo a Musk ma riguarda da vicino anche il Presidente americano Donald Trump e la premier italiana Giorgia Meloni. E’ un segnale per dire che non si ammettono ingerenze nel nostro Paese e che il Quirinale farà di tutto per respingerle in nome di un patriottismo vero e non a corrente alternata a seconda del colore e della provenienza delle interferenze. Il messaggio di Mattarella va oltre le questioni contingenti ed è un avvertimento preventivo a Trump e a Meloni per dire: 1) niente scherzi sull’Ucraina che non può essere sacrificata sull’altare dell’opportunismo; 2) piano con i dazi, che finiscono sempre per chiamare altri dazi e che sono una vera zavorra anche per i Paesi amici dell’America come l’Italia; 3) come ha già ricordato Mario Draghi, non bisogna avere paura dell’America di Trump ma bisogna trattare con Washington in un fronte unico dell’Europa che, per essere più unita, non può lasciarsi irretire dall’immobilismo dei Paesi filo-russi e ha invece bisogno di una nuova governance. Il che vuol dire: decidere nella Ue a maggioranza e non più all’unanimità. E su questo bisogna che Meloni se ne faccia una ragione. Non è concepibile che un solo Paese, in questo caso l’Italia, blocchi una riforma importante come il Mes in tutta l’Europa.