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Mattarella-Meloni: un’ora di incontro su Giustizia (e non solo)

Quirinale


Un incontro durato meno di un’ora durante il quale il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni hanno fatto il punto sul vertice Nato di Vilnius, rinnovando il sostegno all’Ucraina e hanno parlato del tema più caldo di questa cocente estate italiana: la Giustizia.

Il nodo Giustizia

Prima le polemiche sulla riforma della Giustizia, poi i casi Santanchè, Delmastro e La Russa e lo scontro tra Governo e Magistratura con la nota al vetriolo partita da Palazzo Chigi secondo cui sarebbe lecito domandarsi “se una fascia della magistratura abbia scelto di svolgere un ruolo attivo di opposizione”, in vista delle elezioni europee del prossimo anno. 

Parlando a Vilnius al termine del vertice Nato, Meloni aveva poi abbassato i toni, assicurando di non volere “alcun conflitto” con le toghe.

Ad alzare nuovamente la tensione sono però arrivate le dichiarazioni del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, sulla necessità di “rimodulare” il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, ipotesi subito messa da parte dal sottosegretario alla Presidenza (e magistrato) Alfredo Mantovano: “Il Governo non farà nessun passo indietro sulla lotta alla mafia”. 

L’incontro Mattarella-Meloni

Di cose di cui parlare, insomma, ce n’erano molte. L’incontro è stato descritto come “cordiale e costruttivo” dal Quirinale e come positivo e privo di tensioni da Palazzo Chigi. Secondo alcune fonti, Mattarella non avrebbe fatto alcun rimprovero a Meloni per le frasi della settimana scorsa sulla Magistratura, ma secondo il Corriere avrebbe avviato una moral suasion che fa seguito alla mossa a sorpresa di mercoledì quando il capo dello Stato ha convocato i vertici della Corte di cassazione, per far sentire alla magistratura vicinanza e solidarietà in un momento di conflitto tra poteri.

Per quanto riguarda la riforma della Giustizia, non è un mistero che il Quirinale speri nella limature e nella correzione di quelle misure che presentano “alcune criticità”, in particolare della norma relativa alla soppressione del reato di abuso d’ufficio, odiatissimo da sindaci e, in generale, dagli amministratori pubblici. Il disegno di legge dovrà ora passare alle Camere e poi finirà sul tavolo del Presidente della Repubblica per la firma. Ma da Palazzo Chigi ostentano sicurezza: il provvedimento sarà promulgato dal Colle senza nessuna bocciatura.

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