Il presidente della Repubblica ha richiamato in modo “forte, diretto e limpido nelle modalità” il Parlamento alle proprie responsabilità sulla legge elettorale. Ieri Sergio Mattarella ha convocato a pranzo i presidenti di Camera e Senato, per poi diffondere una nota di taglio istituzionale ma dalla forte valenza politica.
“Il Capo dello Stato ha sottolineato l’esigenza che il Parlamento provveda sollecitamente al compimento di due importanti adempimenti istituzionali – si legge nella nota – la nuova normativa elettorale per il Senato e per la Camera e l’elezione di un giudice della Corte Costituzionale. Il Presidente della Repubblica ha chiesto ai Presidenti di Senato e Camera di rappresentare ai rispettivi gruppi parlamentari l’urgenza che rivestono entrambe le questioni per il funzionamento del nostro sistema istituzionale”.
Una formula elegante per far sapere che sarebbe più opportuno e auspicabile che le elezioni anticipate ci possano essere eventualmente solo dopo una riforma del sistema di voto. Ma non solo. Perchè in molti al Colle da tempo non nascondono la preoccupazione che dopo l’estate la possibilità di un accordo tra le forze politiche possa diventare ancora più problematica. E la scadenza naturale della legislatura è in ogni caso vicinissima: di fatto già a Natale, dopo una Finanziaria che si annuncia durissima, si aprirebbe comunque una lunga campagna elettorale.
È quindi da irresponsabili lasciare il Paese con due sistemi così diversi e con alti rischi di incostituzionalità. In più Mattarella, nella sua nota, ha piantato un altro paletto, anch’esso dal taglio molto politico: l’elezione del giudice mancante della Corte costituzionale. Si tratta della sostituzione di Giuseppe Frigo, in quota Forza Italia. E molti in Parlamento già pensano che possa essere utile per avvicinare le posizioni di Berlusconi sulla legge elettorale. La perentoria uscita del presidente ha subito prodotto un effetto con la capigruppo della Camera che ha partorito una data: in aula il prossimo 29 maggio. Non è certo una accelerazione – da oggi, oltre un mese – ma è già un risultato.
È evidente che la palla torna interamente al Pd che – soprattutto se Renzi cercherà di spingere l’acceleratore sul voto dopo l’estate – dovrà dipanare la matassa e trovare un accordo al ribasso. La linea del Quirinale sul voto anticipato non è cambiata. Meglio la fine naturale della legislatura, ma non ci sarà nessun accanimento terapeutico. Le elezioni anticipate non sono un tabu’ e anzi, “in casi particolari” sono la “via maestra” anche se si tratta di “una scelta molto seria”, disse il capo dello Stato nel messaggio di fine anno. Ma prima servono regole chiare “perché gli elettori possano esprimere, con efficacia, la loro volontà”. E oggi, dopo mesi, queste regole non ci sono. Senza leggi elettorali omogenee per Camera e Senato rimane troppo alto il “rischio di ingovernabilità”.
Insomma, la lettura del monito del Colle è aperta. Certamente la forza del richiamo è proporzionata all’attesa: Sergio Mattarella aspetta da ben quattro mesi qualcosa di concreto e ancora oggi sul piatto non c’è nulla. Basta “rinvii”, concorda la presidente della Camera Laura Boldrini dopo l’incontro con Mattarella. “Ho pienamente condiviso la sollecitazione che il Presidente ha voluto oggi rivolgere al Parlamento, per il tramite del Presidente Grasso e mio, affinché si arrivi rapidamente ad una nuova legge elettorale. Ai Presidenti di gruppo ho chiesto che la scadenza” fissata nella capigruppo, non subisca ulteriori rinvii. Si tratta di rispettare le attese dell’opinione pubblica e il ruolo stesso dell’istituzione parlamentare”, ha fatto sapere in un comunicato.