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Mattarella e l’allarme sui salari bassi in Italia: “In tanti non reggono più”

In visita alla Bsp di Latina in vista del 1° maggio, il Capo dello Stato lancia l’allarme salari: “In Italia, retribuzioni reali ancora sotto i livelli del 2008, segnali incoraggianti con l’occupazione, ma il potere d’acquisto arretra e i giovani emigrano”

Mattarella e l’allarme sui salari bassi in Italia: “In tanti non reggono più”

I salari insufficienti sono una grande questione per l’Italia“. Sergio Mattarella lo dice senza giri di parole, nel cuore della settimana che conduce al Primo Maggio, in una visita all’azienda Bsp Pharmaceuticals, eccellenza industriale del distretto farmaceutico laziale. In quell’ampio complesso produttivo di Latina Scalo, immerso in trenta ettari di innovazione e ricerca, il Presidente della Repubblica parla a un’Italia che lavora, ma troppo spesso non guadagna abbastanza. A un Paese dove l’occupazione cresce, ma il potere d’acquisto delle famiglie regredisce. Dove la produttività avanza, ma gli stipendi restano inchiodati – anzi, tornano indietro.

Mattarella: “Senza giusta retribuzione viene meno l’equità”

“In questo periodo ci sono segnali incoraggianti sui livelli di occupazione“, ha riconosciuto Sergio Mattarella, aprendo uno spiraglio di fiducia sul mercato del lavoro. Ma accanto a questa luce, resta un’ombra pesante: quella dei salari stagnanti. “Permangono – prosegue il Presidente – aspetti di preoccupazione sui livelli salariali, come segnalano i dati statistici e anche l’ultimo Rapporto mondiale 2024-2025 dell’Organizzazione internazionale del lavoro”.

“I salari reali sono ancora inferiori a quelli del 2008“, ha ammonito il presidente, “nonostante la ripresa iniziata nel 2024 e una produttività che, dal 2022, ha cominciato a crescere”. È un dato che interroga profondamente la sostenibilità sociale del nostro modello economico. “La questione salariale è centrale nella riduzione delle disuguaglianze” ha ribadito Mattarella. E ha aggiunto un concetto chiave, carico di implicazioni: “senza una giusta retribuzione viene meno il godimento equo dei frutti dell’innovazione e del progresso”. In altre parole, l’economia può anche crescere, ma se i benefici non si traducono in redditi dignitosi per chi lavora, il patto sociale si rompe.

E intanto, la crisi del potere d’acquisto morde. “Tante famiglie non reggono l’aumento del costo della vita” ha scandito il Capo dello Stato, riportando l’attenzione su una quotidianità fatta di bollette, affitti, spese alimentari sempre più difficili da sostenere.

Il legame tra salari bassi, denatalità e fuga dei cervelli

Il discorso del capo dello Stato non si ferma all’analisi economica. Il presidente ricorda come i bassi salari alimentino un circolo vizioso che tocca l’intera struttura sociale del Paese. “I giovani incontrano difficoltà a progettare con solidità il proprio futuro“, ha detto, collegando direttamente la stagnazione salariale al drammatico calo demografico e al fenomeno sempre più strutturale dell’emigrazione dei laureati.

Non è solo un problema di bilancio familiare. È un problema di “capitale umano”, di coesione sociale, di futuro collettivo. E riguarda anche il trattamento riservato ai lavoratori migranti, che secondo l’OIL percepiscono retribuzioni inferiori del 25% rispetto ai connazionali. Fenomeni che, se degenerano in caporalato o sfruttamento, “vanno contrastati con fermezza”, ha ammonito il Presidente.

La sicurezza sul lavoro: “Piaga intollerabile”

Accanto alla questione salariale, Mattarella ha rilanciato con forza un altro tema ormai strutturalmente doloroso: la sicurezza sul lavoro. “Le morti sul lavoro sono una piaga che non accenna ad arrestarsi”, ha detto, “con centinaia di vite già spezzate nei primi mesi dell’anno. Non sono tollerabili né l’indifferenza né la rassegnazione”.

Il lavoro non può consegnare alla morte. Deve essere sviluppo, progresso, realizzazione personale”, ha affermato, citando Papa Francesco: “Non venga mai meno il principio di umanità”.

Mattarella: “Dazi possono ostacolare accesso alle cure”

La scelta di BSP Pharmaceuticals come tappa per la Festa del Lavoro non è stata casuale. Fondata meno di vent’anni fa, con 1600 dipendenti – molti dei quali giovani laureati – l’azienda esporta in oltre 80 Paesi, e realizza farmaci oncologici e contro malattie neurodegenerative. È un esempio virtuoso di industria avanzata, di capitale umano qualificato, di innovazione competitiva.

Ma anche qui aleggia l’incertezza. L’80% del fatturato è legato agli Stati Uniti, e Mattarella non ha mancato di sottolineare i rischi derivanti da un nuovo protezionismo: “I dazi rappresentano un’antica forma di prova di forza, che può ostacolare l’accesso alle cure e danneggiare l’economia globale”.

Il valore permanente del lavoro

Nel suo discorso, il Presidente ha poi voluto ricordare che, nonostante i mutamenti profondi del mercato e della tecnologia, “il carattere del lavoro come espressione della creatività e della dignità umana resta intatto”. Il lavoro, ha aggiunto, “è radice di libertà, motore di giustizia sociale, vettore di coesione e fondamento della Repubblica”.

Un richiamo profondo alla Costituzione e al suo articolo 36, ma anche una sollecitazione politica e morale alle forze sociali: “Il dialogo tra imprese e sindacati – ha ricordato Mattarella – è stato nella nostra storia un volano di progresso. Conviene sempre investire nel dialogo”.

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