Le materie prime hanno forse raggiunto il picco delle quotazioni, ma inserirle nei portafogli d’investimento accanto alle azioni avrà ancora per qualche tempo un valore stabilizzante. Lo scrive Alessandro Fugnoli, strategist di Kairos, nell’ultimo episodio della sua rubrica “Il rosso e il nero”.
Dopo una fase di alta volatilità, le materie prime “si sono infatti stabilizzate – si legge nell’analisi – Il mercato ne bilancia la potenziale scarsità con il rallentamento della domanda che seguirà al rallentamento della crescita. L’effetto è un calo della volatilità”.
E proprio la stabilità è il valore più importante da ricercare sul mercato in questa fase di grande incertezza, dominata da una calma solo apparente. Nella guerra fra Russia e Ucraina – sottolinea ancora Fugnoli – le parti non si sono ancora indebolite a sufficienza per aprire la strada al compromesso diplomatico.
La guerra è ancora nella fase dell’escalation
Ciò significa “che la disponibilità allo scontro non è venuta meno e che continuerà a prevalere l’idea che con uno sforzo in più si possa vincere – scrive lo strategist di Kairos – La linea di minore resistenza rimane quella di più sanzioni, più armi, più coordinamento militare, non quella di più trattative. Siamo ancora nella fase montante, quella dell’escalation”.
Russia: i danni provocati dalle sanzioni sono inferiori alle attese
Fin qui, infatti, “la Russia ha evitato il tracollo del rublo e mantiene un forte surplus delle partite correnti – continua Fugnoli – Carichi di carbone e di petrolio, con percorsi più tortuosi e costosi, riescono comunque a essere esportati. Il gas continua a muoversi dalla Siberia all’Europa. L’inflazione sta salendo, ovviamente, ma non molto di più che nel resto del mondo”.
Anche in Occidente niente panico
Quanto all’Occidente, “se la Russia contava sul panico nei mercati occidentali e su un brusco arresto del ciclo globale di crescita, il bilancio è per lei deludente – conclude Fugnoli – Le borse, dopo la paura iniziale, hanno ripreso una certa compostezza, mentre le stime sul Pil del 2022, per quanto corrette al ribasso, hanno ancora segno ampiamente positivo in America. L’Europa, dal canto suo, si prepara a una fase di grande incertezza, ma l’effetto positivo ritardato delle politiche fiscali e monetarie del biennio pandemico fa sì che lo scenario di base sia ancora di crescita”.