Un settembre ancora molto caldo per le materie prime. Nelle ultime settimane il gas e il conseguente prezzo dell’energia elettrica continuano a registrare aumenti molto importanti con oscillazioni estremamente consistenti e strettamente legate al conflitto in Ucraina. Le altre materie prime riflettono incrementi straordinari rispetto al pre Covid, sebbene meno sproporzionati. È quanto rileva il Centro studi di Assolombarda, precisando che le tensioni geopolitiche hanno spinto il gas naturale su nuovi massimi storici ad agosto (346,5 euro a megawattora il 26 agosto, circa 17 volte il prezzo medio di gennaio 2020 e 30 volte quello pre covid a 11,2 euro), trascinando su livelli eccezionalmente elevati anche il prezzo dell’energia elettrica.
“In autunno potrebbe verificarsi una ‘tempesta perfetta’ con pesanti ripercussioni sulle imprese, che sono in difficoltà nel gestire i costi e nello stipulare contratti per il nuovo anno energetico”. A lanciare l’allarme è Alessandro Spada, presidente di Assolombarda.
Spada sull’emergenza gas: “Servono misure urgenti”
Per questo motivo, Assolombarda sta sollecitando l’Ue e il Governo Draghi a introdurre misure urgenti, “per scongiurare produzioni dimezzate se non addirittura chiusure”, come “il tetto al prezzo del gas a livello europeo, l’estensione del credito di imposta per gli investimenti di efficientamento energetico e un piano di razionamento”, ha proseguito Spada aggiungendo che Salvare le imprese è, oggi, una questione di sicurezza nazionale: si tratta di un tema che stiamo portando all’attenzione anche dei principali leader politici in vista delle prossime elezioni; continueremo a farlo stasera in occasione dell’incontro in Assolombarda con il Segretario di Azione, Carlo Calenda”, ha aggiunto il presidente dell’Associazione.
L’analisi del centro studi di Assolombarda su materie prime e gas
I prodotti energetici sono tra le materie prime che hanno registrato i maggiori rialzi. Come il gas anche l’energia elettrica ha seguito un andamento simile, con il Prezzo Unico Nazionale (PUN) che, dopo aver toccato il massimo il 29 agosto di 740,1 euro a megawattora, è diminuito pur rimanendo anch’esso molto volatile. Nella seconda settimana di settembre, per esempio, è stato tra i 400 e i 500 euro a megawattora.
Per quanto riguarda il prezzo del petrolio, il Brent è stabilmente cresciuto nell’ultimo anno e mezzo fino al picco di 123,6 dollaro/barile dell’8 giugno 2022. L’apprezzamento del dollaro nei confronti dell’euro (fino alla parità) ha contribuito all’aumento delle quotazioni in euro fino al raggiungimento di livelli di prezzo molto simili alle quotazioni in dollaro.
I rincari delle materie prime agricole
Per quanto riguarda i prezzi delle materie prime della filiera agroalimentare, fortemente impattati dalla guerra in Ucraina, il prezzo del frumento si è assestato intorno a quota 8 euro/bushel nei mesi estivi (-36,7% dal picco). Invece, il prezzo del mais, dopo esser diminuito fino a un minimo di 5,54 euro/bushel il 22 luglio, è tornato ad aumentare fino a 7 euro/bushel il 12 settembre.
Sul fronte degli oli si assiste ad una sostanziale normalizzazione. L’olio di palma è sceso sotto i 1.000 euro a tonnellata durante i mesi estivi e ha registrato una variazione di -45,6% rispetto al picco. Il prezzo dell’olio di soia, invece, dopo esser diminuito anch’esso rispetto alla primavera 2022, è tornato a salire leggermente nell’ultimo mese, segnando una variazione più contenuta rispetto al massimo (-22,1% il 12 settembre) e +126,3% rispetto al valore pre covid.
I rincari dei metalli industriali
Tra i metalli ferrosi, l’acciaio, dopo un costante declino, si è stabilizzato e oscilla intorno agli 800 euro a tonnellata, valore che rappresenta un +50,6% rispetto al valore pre covid. Inoltre, il prezzo del minerale di ferro, in lenta diminuzione, oscilla intorno ai 100 euro a tonnellata, ovvero +23,3% del valore pre covid.
Sul fronte dei metalli non ferrosi, il nichel ha completamente riassorbito lo shock dello scoppio del conflitto che lo aveva portato alla sospensione delle contrattazioni sul London Metal Exchange (-40,0% dal picco), con un prezzo che si attesta ora intorno ai 22-23 mila euro per tonnellata, pari a +74,4% rispetto a gennaio 2020. Il prezzo dell’alluminio, cresciuto in modo costante fino a inizio marzo 2022, è tornato ora sui livelli di fine 2021 (2.253,3 euro a tonnellata il 12 settembre, +41,2% rispetto al pre covid). Il prezzo del rame, dopo aver toccato un minimo di 6.958 euro a tonnellata il 15 luglio, è in leggero aumento, di fatto tornando sui livelli di fine giugno (a 7.903 il 12 settembre). Il prezzo dello zinco, dopo i picchi di metà aprile, oscilla su livelli più bassi, tra i 3.000 ei 3.600 euro a tonnellata. Il prezzo del cobalto dopo una forte riduzione tra fine aprile e fine agosto, si è stabilizzato intorno ai 50.000 euro a tonnellata anche se si trova ancora su quotazioni sostenute rispetto al pre-pandemia, +101,7%. Tra le materie prime strategiche per la transizione energetica, il molibdeno ha registrato un costante incremento di prezzo nel corso del 2021 e fino a maggio 2022; successivamente, si è ridotto fino a un minimo di 13,63 euro/libbra il 2 agosto, per poi tornare leggermente ad aumentare fino a 16,58 euro/libbra il 5 settembre. Per quanto riguarda piombo e argento, i prezzi si sono recentemente stabilizzati rispettivamente intorno al +10% e +20% rispetto al pre covid.
I rincari delle materie prime agricolo-industriali
Il prezzo del legno è sceso in modo marcato negli ultimi mesi, registrando un -59,1% rispetto al picco da inizio conflitto. Infine, il prezzo del cotone, dopo il brusco calo di fine giugno che lo ha riportato sui livelli pre-conflitto, oscilla tra 1,05 e 1,25 euro/libbra.