Finisce un’epoca, cambia la storia di una delle aziende che per decenni è stata simbolo di eccellenza e Made in Italy. Dopo quasi 190 anni di storia, la Marzotto non è più dell’omonima famiglia di imprenditori di Valdagno. Questo però non significa che ci sarà una rottura, una discontinuità con quello che è il presente e con quello che è stato il passato. La Marzotto è infatti passata nelle mani di Antonio Favrin, uomo che per 59 anni è stato dirigente e stratega della stessa azienda, fino a diventarne co-proprietario.
A Favrin l’80% della Marzotto
Giovedì scorso Antonio Favrin e i suoi familiari hanno conquistato il controllo pieno di Trenora, la holding a cui, attraverso Wizard, fa capo il gruppo Marzotto. All’apertura delle buste contenenti le diverse offerte, Favrin si è aggiudicato per 32,01 milioni di euro l’80% delle azioni.
La Mi, che fa capo ai figli di Andrea Donà delle Rose (figlio di Italia Marzotto che e azionista di maggioranza, fino alla sua scomparsa, nel 2022), aveva presentato un’offerta con una forchetta tra i 22 e i 32 milioni di euro. Superata per un soffio, 10mila euro, dall’offerta della Faber Five, la finanziaria di Favrin. Ora il manager 86enne avrà due mesi per perfezionare l’acquisto.
A Vittorio Marzotto il 20% del capitale
Nelle mani di Vittorio Marzotto resta il 20% del capitale e la possibilità di esercitare entro un mese il diritto di covendita a favore di Favrin, per un valore intorno ai 16 milioni di euro.
La Faber Five possedeva già il 40% di Trenora, in quota paritetica rispetto ai Donà dalle Rose. Pacchetto che ora rileverà, salendo all’80%. Parlando in parole povere: nessun erede della dinastia Marzotto avrà il controllo dell’azienda, pur restando nell’azionariato. L’uscita dell’ultimo ramo dei Marzotto chiude simbolicamente un’epopea che data dal 1836, anno di nascita del Lanificio.
A capo di tutto ci saranno i figli di Antonio Favrin: Davide che è l’attuale amministratore delegato del gruppo, e Federica, esperta di finanza, già in cda.