Claudio Martelli, quando nel 1991 era ministro della Giustizia e meritoriamente chiamò al suo fianco il giudice Giovanni Falcone, s’è trovato in mezzo alla bufera scatenata dalla magistratura contro l’istituzione della Procura nazionale Antimafia e oggi su quell’incredibile avversione dei magistrati non la manda a dire: “All’epoca – ha dichiarato con sottile ironia in un’intervista a “La stampa” – la magistratura sosteneva, come accadde oggi per la riforma della separazione delle carriere, che l’istituzione di una Superprocura sarebbe stato il primo passo per sottomettere i pubblici ministeri al potere esecutivo. Poi hanno fatto a gara per entrare a farne parte”. ” La magistratura – ha aggiunto l’ex ministro socialista – non può comportarsi come un contropotere e trovo fuori luogo lo sciopero contro la riforma, come lo fu allora contro la Superprocura”. Nel merito Martelli la pensa come quei magistrati che, distinguendosi dal branco, non vedono pericoli nella separazione della carriere, anche se naturalmente dipende da come il provvedimento viene scritto: “Faccio mie le osservazioni del procuratore generale della Cassazione, che non vede il rischio di sottomissione del pubblico ministero al governo. L’eterogenesi dei fini potrebbe far sì che la riforma esalti i poteri del pubblico ministero”. Chissà, ma le parole di Martelli, che essendo stato ministro della Giustizia sa di cosa parla, sono largamente condivisibili.
Martelli: l’avversione della magistratura alla separazione delle carriere ricorda quella alla Procura nazionale Antimafia
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