Ancora uno scontro durissimo fra Italia e India sul caso marò. I due militari “non sono ancora stati incriminati per alcun reato” dalla giustizia indiana, che dimostra di “disprezzare il giusto processo” ritenendoli già colpevoli con “un atteggiamento che esemplifica al meglio l’impasse in cui oggi ci troviamo”, tuona oggi l’ambasciatore d’Italia all’Aja Francesco Azzarello. Nuova Delhi replica definendo il comportamento dell’Italia “in malafede”, per “non aver mantenuto promesse solenni” in passato.
Il botta e risposta arriva in un contesto ufficiale e forse decisivo. Il caso dei due fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati dell’omicidio di due pescatori del Kerala durante un’attività antipirateria a bordo del mercantile Enrica Lexie, approda oggi per la prima volta in un’aula di giustizia internazionale. Ad Amburgo avrà luogo la prima udienza del Tribunale internazionale del diritto del mare (Itlos), dopo la richiesta dell’Italia di apertura di un procedimento di arbitrato internazionale. La discussione proseguirà anche domani.
Nelle Richieste di misure provvisorie avanzate dall’Italia si legge che Girone è “ostaggio” dell’India, mentre la salute di Latorre è “a rischio, se fosse costretto a tornarvi”: per queste ragioni, Delhi “viola i diritti fondamentali” dei marò e dell’Italia. Gli indiani replicano sostenendo che “definire Girone un ostaggio è inappropriato e offensivo”, perché a Delhi “gode di una vita confortevole” e “la salute di Latorre potrebbe migliorare nei prossimi mesi”, consentendogli di tornare in India.
L’India è si dimostrata “aggressiva”, ma noi “siamo estremamente determinati a far valere le nostre ragioni”, ha detto in un’intervista all’Ansa Azzarello, che guida la delegazione italiana davanti alla corte: “l’Italia e l’India sono paesi tradizionalmente amici”, ha sottolineato l’ambasciatore, “ma l’incidente del 15 febbraio 2012 ha purtroppo provocato una controversia giuridica complessa, difficile ed estremamente delicata. Già nelle osservazioni sottoposte al tribunale giovedì scorso, la delegazione indiana ha manifestato particolare aggressività”.
Dal canto suo, l’India si oppone rivendicando che “la territorialità del reato commesso” (a 20,5 miglia della costa in “acque contigue”) e contestando lo stesso ricorso dell’Italia alla procedura arbitrale internazionale. La decisione del Tribunale non arriverà prima di due-tre settimane, ma intanto ci si aspetta una dura battaglia in punta di diritto.