Mariupol, la città dell’Ucraina da tempo martoriata e sotto assedio dei russi, diventa in queste ore il vero crocevia della guerra e può, nel bene e nel male, segnare una svolta: o la distruzione e il prolungamento di un conflitto senza fine tra Mosca e Kiev o il rilancio del negoziato di pace.
I russi hanno intimato ai soldati ucraini di stanza a Mariupol, e prima di tutti al famoso o famigerato battaglione Azov, di arrendersi ricevendone, come era ovvio, il categorico rifiuto. Ma i fatti incalzano e, senza una svolta, la tragedia si avvicina.
Mariupol: le due alternative di Zelensky
Ecco perchè il presidente ucraino Zelensky ha messo lo zar russo Vladimir Putin di fronte a due alternative:
- se i russi distruggeranno Mariupol – ha detto il leader di Kiev – non ci sarà più alcun negoziato con la Russia ma solo un conflitto senza fine;
- se invece la Russia risparmierà Mariupol, le truppe ucraine e quel che resta della martoriata città e libererà i prigionieri, allora l’Ucraina è pronta a riprendere il negoziato di pace interrotto a Istanbul cercando un onorevole compromesso che può arrivare al definitivo riconoscimento della Crimea ai russi e a una qualche forma di autonomia per il Donbass.
Su Mariupol il braccio di ferro continua, ma c’è ancora qualche speranza di uscire dal tunnel
Difficile prevedere come andrà a finire ma lo si saprà presto. Per ora il braccio di ferro tra russi e ucraini non conosce tregua. KIev calcola che a Mariupol siano già caduti 20 mila ucraini e che i rimanenti soldati e civili siano nascosti in rifugi di fortuna. “Ci sono diversi cerchi di assedio attorno a Mariupol e le forze nemiche – ha dichiarato Zelensky – sono sei volte più grandi delle nostre. Nonostante ciò, i nostri soldati si difendono eroicamente anche se mancano cibo, acqua e medicine. Siamo grati e si stanno sviluppando piani e processi negoziali. Ma, a essere onesti, non abbiamo fiducia nei negoziatori russi”, come dimostra il fallimento dei corridoi umanitari. “Mariupol può essere come dieci Borodyanka e la distruzione del nostro esercito e dei nostri ragazzi può porre fine ai negoziati” e dar vita a un lungo e interminabile conflitto tra Russia e Ucraina come in Siria e in Afghanistan.
L’ultima parola però non è ancora detta e qualche pallida speranza di uscire dal tunnel e di evitare l’ennesima tragedia resta anche se è difficile essere ottimisti.