Lo spartito di Debussy trattiene questa alchimia di parole dedicate a Marika Lion, specialista in arte del XIX e XX secolo, moderna e mercato dell’arte. Curatore indipendente e Head Arts and Culture Department per R.F.O e Centri Studio e Ricerca a Bruxelles, Milano, Roma.
Da cinque anni le nostre conversazioni attaccano un lezioso adagio e poi si alzano, intense e dense, mezzoforte e decrescendo, piano. Sonorità lievi e luminose, scrittura ritmica complessa, andamento fluttuante e sospeso. All’inizio era la Bellezza ad attrarci: la progettazione ed esecuzione di veicoli di trasmissione del gusto italiano, di fatto il trasferimento di opere famose su piccoli manufatti di uso quotidiano. Fu, poi, l’Arte e lo scoprimento di tele antiche e di datazione complessa, ovvero la valutazione di patrimoni d’arte.
Oggi è la Cultura e la sua interpretazione ad attrarci. Eredità culturale? Fa rima con eredità industriale? O come dice l’ungherese Peter, marito di un’altra Marika nel libro “La Donna Giusta” di Sandor Marai “.. la cultura è ormai alla fine. […] Morirà, resteranno qua e là solo singoli ingredienti… Ma sarà ormai estinto quel genere di persone che avevano coscienza di una cultura. La gente avrà soltanto delle conoscenze, e non è la stessa cosa. La cultura è esperienza, […]. Un’esperienza continua, costante, come la luce del sole. La conoscenza è solo un accessorio” (pg 229).
C’incontriamo nella leziosa Camelia Bakery, racchiuse dal color Tiffany, in mano una bonne china, sotto le nari un profumato e ristoratore profumo di erbe speziate, lontane nel tempo e nello spazio. Zigomi alti, sorriso ampio, occhi vivissimi , tutt’intorno fluida chioma noisette, Marika Lion mi ascolta, sorride e risponde garbata.
Lei opera da sempre nel settore della cultura e mercato dell’arte, dapprima come responsabile dell’area comunicazione in Finarte Casa d’Aste, poi Direttore di Borgonuovo 12 (Galleria d’arte) e Amministratore Delegato di Artnetworth (Boutique finanziaria per l’arte) e ancora altri incarichi importanti, per poi dedicarsi dell’ Art Heritage Management e nello specifico in area patrimoniale. A seguito ha fondato lo studio Arts Culture Advisory allo scopo di dare visibilità e unire diverse competenze professionali in comunicazione istituzionale, valorizzazione e promozione di Collezioni e Archivi privati. Infine, a completamento di trent’anni di esperienza professionale assume definitivamente il Ruolo di Head Department Arts and Culture per R.F.O Wealth Advice (Rossello Family Office) con Centro Studi e Ricerche a Milano – Roma – Bruxelles. Come si difendono i patrimoni culturali in Italia in particolar modo quelli intangibili?”
Con lo studio costante e l’innovazione degli strumenti di indagine e classificazione. È necessario lavorare con l’attitudine dei private consultants in ambito della valorizzazione dei patrimoni culturali e che conoscono bene l’arte, gli attori che operano nel mercato è le regole, le leggi, la fiscalità, ma anche la gestione di progetti artistici espositivi. La cura di clientela pubblica e privata di rilevanza nazionale ma anche internazionale costringe a misurare le competenze e ad un costante confronto con una concorrenza globale. Chi opera in questo settore sa di dover mantenere un certo margine competitivo e lavorare per questo. Ora il nuovo orizzonte è l’intelligenza artificiale, prima solo strumento di prevenzione anti-frode, catalogazione e raccomandazione delle opere. Ora capace di produrre e modificare opere originali e non di meno dobbiamo porre una riflessione sulla Blockchain con un registro digitale che potrebbe conservare la storia della proprietà e il valore delle opere. Quanti sono i luoghi culturali che sono a rischio? Pensiamo al Museo Nazionale di Rio del Brasile che solo lo scorso settembre un incendio ha rovinato gran parte della sua collezione o recentemente, Notre-Dame de Paris i cui danni sono ancora in fase di analisi. Per non parlare del sito Palmyra in Siria e la sua distruzione. Ecco perché nessun luogo di cultura o altre opere d’arte esposte sono immuni a un disastro, sia esso naturale o umano. In attesa che anche in Italia vengano applicate severe leggi per la salvaguardia della proprietà culturale, iniziando – in caso di disastro – nel portare a termine l’evacuazione di tutte le opere a rischio (procedimento ministeriale già applicato in Francia) e poi proseguire con un maggior controllo di tutto ciò che può essere a rischio. Si pensi solo alle biblioteche – scrigni del sapere – ricche di documenti, manoscritti e libri di enorme importanza. Raccolte pubbliche ma anche private, archiviate su tomi di carta e custodite accuratamente ma non necessariamente digitalizzate. La digitalizzazione è una soluzione perché è una tecnica per mantenere una traccia digitale di un oggetto o di un luogo, che in un modo garantisce la sua conservazione. Si può procedere con la soluzione fotografica ad alta risoluzione in caso di documenti non tridimensionali e per quest’ultimi, invece, la scansione 3D che consente di “catturare la forma” e ottenere la copia esatta di un oggetto o di un luogo in tre dimensioni. Questo processo tecnologico è possibile grazie a tecnologie innovative come fotogrammetria, fotografia ad alta risoluzione o scanner 3D. Ecco perché la digitalizzazione è sempre più indispensabile per i musei e per le collezioni private per una completa salvaguardia del bene artistico-culturale.
Nel campo della digitalizzazione esistono diverse realtà più o meno specializzate e tutte atte a garantire la salvaguardia del patrimonio prima che venga distrutto o anche parzialmente rovinato. Alcune di queste sono più specializzate nella ricostruzione di siti in via di estinzione, altre invece dove la digitalizzazione è vista come una prevenzione contro il deterioramento e conservazione delle opere d’arte. L’esposizione della versione digitale dell’oggetto d’arte consentirebbe quindi la conservazione del lavoro reale. Oggi è indispensabile che vengano applicate queste nuove tecnologie in quanto ogni patrimonio può essere copiato digitalmente. Solo così la sua memoria è salvata. Naturalmente, questa riproduzione digitale non sostituisce l’oggetto fisico ma consente di avere una copia e condividere il lavoro più facilmente. Ma anche un servizio divenuto particolarmente importante negli aspetti ereditari, dove sempre più spesso è indispensabile avere un valore reale del patrimonio per decidere le formule di valorizzazione. Ad esempio, spesso ci troviamo al cospetto di collezioni di libri, quadri, tappeti, gioielli, acquistati nel tempo e da fonti diverse che, se non accreditate, rischiano di perdere ogni valore di mercato. Il nostro compito è identificare il reale valore della collezione, capirne il contenuto, studiare ogni fonte e verificarne la veridicità oltre, come suddetto, a digitalizzare le opere e i documenti corredati e valorizzare la sua fruizione ad un ampio pubblico, con pubblicazioni ed eventi. Un buon esempio di tecnologia al servizio dell’arte”.
In qualità di esperta in strategie di comunicazione pubblica ed istituzionale, valorizzazione e promozione di patrimoni artistico-culturali, su quali concetti costruirebbe una promozione internazionale del territorio della Marca Trevigiana?
Sono altresì certa che questo territorio abbia davvero una storia importante, culturalmente e soprattutto nell’imprenditoria piccola o grande che sia. Ogni realtà produttiva conserva una sua memoria, fatta di idee, progetti, attraverso la ricerca, disegni e prototipi hanno portato l’azienda ha produrre qualcosa di proprio. Tasselli di storia ancora custoditi come memoria, ma non ancora valorizzata perché possa essere messa a fruizione dal pubblico. Perciò più che un concetto da costruire vedrei un progetto da realizzare iniziando da una sensibilizzazione attraverso delle conferenze in merito al valore dei patrimoni, la loro digitalizzazione e la loro valorizzazione e formare figure capaci di operare e contestualmente trasferire questo concetto. C’è anche da dire che nonostante il successo sempre più in crescita dei “Musei d’Impresa” non tutte le aziende possono organizzare un proprio museo, perciò sarebbe bello pensare ad un luogo comune dove possa nascere una sorta di distretto dove diversi archivi possano essere esposti e fruiti e condivisi, sintesi e memoria storica di un territorio altamente produttivo e competitivo.
Attingendo alla sua esperienza di docente a contratto MASVIC presso l’Università di Venezia Ca’ Foscari nonché oggi docente di “Gli eventi culturali: caratteristiche, profili organizzativi e di comunicazione” nel corso di Economia e Marketing degli eventi culturali presso IULM – Università di Lingue e Scienze della Comunicazione di Milano, quali figure professionali sono oggi necessarie nel mondo dell’arte nazionale ed internazionale?”
Premesso che adoro insegnare e che al mio corso milanese ho 80 corsisti, ritengo che possano esistere diverse nuove figure, ma in una chiave più manageriale. Ad esempio servono più archivisti con una buona conoscenza informatica che possano operare anche nel privato; curatori con un approccio meno conservatore e più innovativo cercando di valorizzare la storia e le opere anche con traduzioni espositive multimediali che portano il visitatore ad immergersi nelle opere come ne facesse parte, un modello che piace molto alle nuove generazioni sempre più portare alla tecnologia; mediatori “artistico-patrimoniale” per prevenire o lenire le controversie tra chi vanta un diritto ereditario; figure con una conoscenza del valore del Brand Heritage e del Brand Advisory per la fase di gestione della comunicazione, professionisti con esperienza in campo culturale, del suo mercato e delle più innovative tecniche di valorizzazione. Figure indipendenti o associate che svolgono attività altamente professionale per conto proprio o in partnership con Family Office, Wealth Advice e studi di consulenza patrimoniale. Al riguardo, per la complessità della gestione, l’orientamento delle realtà che operano e si distinguono in questo contesto, è quello di strutturarsi sempre di più in modo da poter ampliare l’offerta dei servizi che necessariamente devono “viaggiare” con la società contemporanea.
“Il Brand Heritage parla del collezionismo privato, amplifica la storia di un’azienda, nè valorizza il significato, né certifica la qualità dei sistemi utilizzati per dare valore e infine, comunica al pubblico invitandolo a partecipare attivamente alla notorietà”.
Lei è curatrice di FIRST Arte, magazine online del quotidiano di Economia e Finanza FIRSTonline, che si definisce una vetrina sulla bellezza con l’obiettivo di alzare la qualità dell’offerta informativa e proporre approfondimenti ai professionisti e agli amanti dell’arte e della cultura. Come risponde il mondo dei professionisti a questo innovativo strumento?”
C’è molta competizione, non mancano sicuramente fonti di informazione di arte e cultura, ma da subito abbiamo scelto di evidenziarci nel proporre eventi internazionali e meno locali, ma soprattutto tanto mercato, fiere, aste e indici di artisti e delle loro opere. Recentemente abbiamo inserito anche la sezione “arte e ambiente” dove vengono proposte iniziative culturali che tengono conto dell’importanza della salvaguardia dell’ambiente. Si sa che l’arte è anche provocazione perciò chi meglio di essa può avvicinare e sensibilizzare l’opinione pubblica e un migliore senso civico a questo riguardo…
Autrice di Voli d’artista. Vite (e opere) da collezione della collana editoriale eBook “Le farfalle di Antilia” ci racconti l’intento comunicativo di queste opere”.
Mi sento di riproporre quanto è stato scritto dall’editore e che riassume un po’ il mio intento: “Una gita in un museo ideale, fatto di parole, dove è possibile ammirare vita e opere dei più formidabili talenti della modernità. Ogni capitolo è una sala monotematica, un articolo curioso e confidenziale per conoscere più intimamente alcuni dei grandi dell’arte”. Ma è anche una gita fuori porta con nuovi amici.
Fra i suoi progetti immediati la realizzazione di una mostra fotografica che parte da un progetto che ha chiamato “Botanical Vanitas” come è entrato a far parte delle sue materie d’indagine estetiche?”
Ho la passione della fotografia e della luce che filtra e interrompe il momento. Al concetto di Vanitas della natura dedico la mia anima, forse sconosciuta a molti. Sono stranamente affascinata dal palpito che precede la dissoluzione, l’attimo che precede il passaggio da uno stato fisico ad un altro. Nei vegetali, nei fiori in particolar modo, trovo la grazia della leggerezza dell’essere, il qui et ora che non appartiene alla cultura dell’umanità occidentale. Il progetto “Botanical Vanitas” si riferisce ad un lavoro di ricerca che si traduce nella realizzazione di una serie di fotografie con l’utilizzo del iPad con l’intento di coniugare le nuove tecnologie come l’utilizzo di smartphone e tablet contestualizzano nella fenomenologia dell’arte contemporanea il concetto della caducità della natura e precarietà della vita stessa.
L’interesse vero e proprio viene posto sulla botanica – che a differenza della Vanitas riferita alla vita umana (ben rappresentata storicamente nei dipinti stil life) sempre posta con cupa drammaticità e dove la morte prevale su ogni bene terreno – e alla sua delicatezza nell’esprimere pari alla soavità della musica, il lato conclusivo del proprio ciclo di vita e di bellezza. La Vanitas si conclude come un nuova espressione di bellezza che il tempo ha fermato rendendola fragile e allo stesso tempo immortale. I petali cadono dallo stelo, e come leggere sculture si trasformano in ricordi semplicemente addormentati. Interessante anche il rapporto con la fotografia da tablet che immortala l’istante un po’ come un selfie che poi torna a vivere attraverso i social e diventa mediatico, una Vanitas multimediale che genera l’immortalità della Botanica. Il progetto completo vede 20 immagini tutto secondo un modello di arte contemporanea, spesso si tratta di fiori che hanno terminato il loro corso di vita accostati a oggetti composti da materiali che si possono rompere. Vasi di maiolica piuttosto che di vetro, antichi o moderni, piccole sculture in porcellana o stoffe. Dalla lettura emerge sicuramente oltre al grande impatto emozionale, un cura al dettaglio che penetra intimamente ma con grande forza. Ecco allora che le immagini (in formato che rispetta lo schermo dell’iPad) invitano lo spettatore ad entrare in profondità sul tema della Vanitas di qualsiasi forma di vita, precariamente legata al momento e in questo caso della fotografia, dello scatto della bellezza eterna dei fiori.
Sabrina Franceschini Danieli
Articolo tratto da Treviso 30 News – La donna del mese