Classe 1922, 90 anni tra tre mesi, ma a giudicare dalla sua agenda non si direbbe. Tra conferenze, lavoro, incontri, l’astrofisica Margherita Hack è arzilla come un grillo. E la ricetta non è un elisir della giovinezza, ma qualcosa di molto più semplice e istintivo: la curiosità e la voglia di scoprire sempre qualcosa di nuovo. Così ha dichiarato la nota atrofisica in un’intervista a Lifely.it. “Ho lavorato, studiato, approfondito, cercato di continuo: sempre con l’obiettivo di scoprire qualcosa di nuovo“, ha dichiarato l’astronoma, “Perchè c’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire”.
Dunque al bando gli scettici e i vittimisti. “Non è vero che con l’età si perdono i colpi“, ha assicurato la Hack, “La mia memoria non ha ceduto di un grammo, è sempre stata quella di un elefante. E con gli anni non ho sentito nessun altro tipo di cedimento cerebrale: anzi, è proprio a partire dai miei 40 e 50 anni che ci sono stati gli avvenimenti e i riconoscimenti più importanti“.
E i fatti lo confermano. Nel 1962, quando aveva 40 anni, ha vinto la cattedra di astrofisica presso l’Istituto di Fisica teorica dell’Università di Trieste, di cui ora è professore emerito. Dieci anni più tardi è stata nominata membro dell’Accademia dei Lincei. Sempre in quegli anni ha ottenuto la direzione dell’Osservatorio Astronomico, che ha diretto fino al 1987 e che è stata in grado di elevare a prestigio internazionale. A 56 anni ha fondato la rivista “L’Astronomia” che dirige tuttora. E soprattutto ha voluto condividere le sue esperienze: ha pubblicato oltre 250 studi e diversi libri divulgativi, tanto che nel 1995 ha ricevuto il Premio Internazionale Cortina Ulisse per la divulgazione scientifica.
Notoriamente atea, la Hack ha sempre combattuto per il riconoscimento dei diritti civili nel nostro Paese. E’ a favore della ricerca scientifica sul nucleare, ma ritiene che l’Italia non abbia ancora i requisiti per mantenere a regime centrali nucleari. Vegetariana sin da giovane, è la sua fede per la ragione il migliore olio per i suoi neuroni. Aiutata però anche dallo sport che nella sua vita non è mai mancato. “Semmai”, dice con la verve ironica tipica di ogni buon fiorentino, “dopo gli 80 anni ho cominciato a sentire qualche difficoltà a camminare, ma non a ragionare”.
Dal 1997 è “tecnicamente” in pensione, ma il termine non le si addice minimamente: “Continuo a lavorare, scrivo libri, faccio conferenze, tutto come prima”. Insomma di prendersi una pausa non ne vuole sapere. Il suo obiettivo è “diffondere la conoscenza dell’astronomia e una mentalità scientifica e razionale”, per questo continua a dirigere il Centro Interuniversitario Regionale per l’Astrofisica e la Cosmologia (CIRAC) di Trieste.
Non è vero dunque che con l’età si perdono la memoria e l’efficienza intellettuale. Tutto sta nella forza di volontà di riuscire a mantenere vivo quel desiderio di scoprire e di conoscere, quello stato d’animo di perenne curiosità.